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Lo sciopero che salva il lavoro e quelli che fanno perdere l'Italia

CUNEO

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IN PUNTA DI PENNA

PIERCARLO BARALE - Dallo sciopero generale - espressione equivalente all'atomica in termini bellici - a quello 'bianco' - costituito dall'applicazione alla lettera di regolamenti e contratti senza alcun rischio di perdita della retribuzione - c'è una pluralità di possibilità di declinazione dello strumento, nato per la tutela dei lavoratori dallo strapotere dei capitalisti.

Si definisce 'selvaggio' quello non annunciato ed in palese violazione della vigente normativa. Viene deciso da delegati non appartenenti ai sindacati tradizionali. Spesso si tratta di sigle che radunano pochi associati, in grado però di arrecare notevole danno al datore di lavoro - pubblico o privato. Quello 'a singhiozzo' viene effettuato, senza preavviso ed in violazione della vigente normativa, per qualche minuto ogni ora. Sempre per iniziativa di piccole sigle alla caccia di nuovi associati, con finalità corporativistiche, al di fuori della contrattazione nazionale od aziendale.

I 'flash mob' sono eventi rapidi, non gestibili sotto il profilo della previsione da parte delle pubbliche Autorità e, quindi, portatori di richieste non accoglibili, perchè esagerate, intempestive, frutto della sete di notorietà dei promotori e della differenziazione dalle modalità seguite dai sindacati tradizionali.

Lo sciopero, costituzionalmente previsto nell'ambito delle leggi che lo debbono regolamentare anche in dettaglio, non deve arrecare eccessivi disservizi per la collettività. Sono stati depositati in Parlamento alcuni disegni di legge per impedire gli scioperi non in sintonia con i principi costituzionali. In questi ultimi tempi scioperi di ogni tipo - ultimi quelli di Roma da parte di lavoratori dell'azienda trasporti in deficit di oltre un miliardo, in sovrannumero, assunti per ragioni politiche o familiarismo, assenteisti cronici - hanno indignato la collettività.

Così è per l'Alitalia, dove un gruppetto di piloti ed assistenti, già salvati dal licenziamento per due volte, con incredibile incoscienza, hanno avanzato pretese inaccettabili dalla nuova società. L'iniziativa, non condivisa dai sindacati tradizionali, ha provocato disgusto e rabbia nei cittadini di ogni ceto: quelli che si sono visti sottrarre dalle tasche il prezzo dei salvataggi della compagnia di bandiera, avvenuto per un falso senso di patriottismo, con l'arricchimento dei soliti furbacchioni. In controtendenza con queste iniziative che danneggiano i lavoratori sotto ogni profilo, deve essere annotato l'esito favorevole della trattativa Whirpool/Indesit portata avanti con determinazione dai sindacati tradizionali, Fiom inclusa, con l'intervento determinato ed anche determinante del Governo.

A fronte di una iniziale indisponibilità dell'azienda multinazionale, con la chiusura di tutti gli stabilimenti in Italia, si è addivenuti ad un ottimo accordo. Le iniziative sindacali - anche con lo sciopero di fronte all'intendimento della società di totale chiusura degli impianti - sono state indispensabili, così come lo è stata la pressione esercitata dal Governo. Non ci saranno licenziamenti, ogni stabilimento avrà una funzione produttiva specifica. La società investirà per innovazione e sviluppo 513 milioni. All'atto finale, con la firma del contratto a Palazzo Chigi erano presenti con Renzi il responsabile Fiom Landini, in sintonia questa volta con gli altri sindacati, pure presenti, ed i rappresentanti della multinazionale.

Grande soddisfazione - per tutti - per aver saputo convincere l'azienda a rinunciare al piano industriale già approvato e sostituirlo, con la valorizzazione delle risorse di lavoro e della produttività presenti nel nostro Stato. E' giunto il momento di approvare una nuova legge sullo sciopero, che consenta di ricorrere allo strumento di difesa dei diritti dei lavoratori soltanto quando la preventiva comunicazione provenga dalla maggioranza degli stessi.

Occorreranno anche adeguate sanzioni per chi - promotori e partecipanti - violino le prescrizioni e facciano prevalere, come spesso è avvenuto, interessi ed esigue minoranze o, addirittura, esigenze personali di sindacalisti improvvisati, sulla collettività intera. E' anche il momento di normare in modo adeguato quelle che sono le esigenze sindacali. Mai più la convocazione di assemblee senza preavviso o per allungare il ponte, in assenza di ragioni motivate e preannunciate.

E' il caso di Pompei, dove un personaggio, non facente parte dei sindacati tradizionali, pare tenere in scacco anche le rappresentanze ufficiali, seguito da pochi determinati discepoli. Un simile comportamento, se tenuto in uno Stato democratico serio, causerebbe il licenziamento in tronco del promotore e dei partecipanti. Essi sarebbero anche tenuti a risarcire il gravissimo danno di immagine del nostro Paese, oltre che il disagio dei duemila turisti provenienti da ogni parte del mondo. Condannati dal signor nessuno e dai suoi seguaci a restare due ore sotto il sole cocente.

Invece, annotiamo politici corrotti e collusi. Si evitano talvolta gli arresti domiciliari o la detenzione in carcere per un mutuo dare ed avere con i colleghi. Lo sfascio istituzionale è in atto. Roma è ridotta ad un covo. Si gestiscono le aziende pubbliche per produrre debiti, con le strade dissestate piene di immondizie non raccolte e la cui non raccolta costa più del doppio che altrove.

Piercarlo Barale

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