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LESEGNO/ Emozioni per la prima apertura al pubblico del Castello

MONDOVì

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SERGIO RIZZO - Nei giorni scorsi il castello di Lesegno, ha aperto gratuitamente le porte al pubblico. È stata una scelta del marchese Guido Gay di Quarti di Lesegno, attuale proprietario del maniero che in tal modo, ha inteso far conoscere e apprezzare un gioiello architettonico che la maggior parte dei lesegnesi non ha mai avuto l’opportunità di poter visitare.

Pur non pubblicizzando l’avvenimento, le persone che sono intervenute, e sono state molte, provenienti anche dal monregalese e torinese, a dimostrazione dell’interesse che suscitano queste antiche dimore cariche di storie molto avvincenti.

Il marchese ha accolto gli ospiti nel parco del castello facendone una breve ma interessante storia. “Da un antico documento datato 1024, – ha spiegato il marchese,– trovato negli archivi di Stato a Torino, relativamente all’atto di vendita del castello di Lesegno da parte del proprietario di allora, certo Manfredi di Susa, un prete che al tempo era proprietario di tutta la zona e gran parte del Piemonte, vendeva insieme al castello anche due cappelle; una di San Nazario alla Prata, l’altra quella del cimitero di Lesegno.

Di quell’epoca, esiste ancora una parte di un torrione datato ‘800-900. Probabilmente i resti di una ben più ampia fortificazione costruita per difendersi dalle invasioni saracene. Dalla piazza, ora antistante la chiesa parrocchiale, era un grande fossato con un ponte levatoio. Unica via per entrare e uscire dal castello. Il muro che attualmente ancora in parte lo circonda, ha una base in pietra di oltre due metri e risale presumibilmente allo stesso periodo.

Passando a tempi più recenti e parlando dell’edificio vero e proprio,– ha proseguito l’interessante spiegazione il marchese,– non esiste una vera documentazione. Gli esperti hanno collocato il periodo storico in cui fu costruito datandolo al‘1700’. Molto interessante l’architettura interna delle volte, attribuita all’architetto Francesco Gallo che dal 1720 al 1750 ha lavorato molto in tutta questa zona. Dall’anno mille in poi, il castello ha avuto varie vicissitudini appartenendo in un certo periodo al vescovo di Asti, diventando poi la sede di un ramo dei marchesi di Ceva e da cui si è staccato un ulteriore ramo dei signori di Lesegno intorno al 1390.

Nel 1650 una delle ultime discendenti dei marchesi di Ceva, ha sposato un Del Carretto che in tal modo divenne proprietario del castello. E sono proprio i Del Carretto che nel 1700 hanno iniziato la trasformazione della vecchia fortificazione in quella di un’abitazione come ora vediamo.

La proprietà rimane ai Del Carretto sino al 1840 quando l’ultima discendente ha sposato un certo Emilio Sabuy.

Persona molto nota in questa zona che, dopo aver concluso la carriera militare, si è trasferito da Torino a Lesegno nella cascina conosciuta con il nome delle “Pile”, dedicandosi all’agricoltura e ottenendo notevoli risultati e riconoscimenti. Dal matrimonio sono nate quattro figlie e un maschio e la primogenita, ha sposato un torinese Gay di Quarti. Mio trisnonno.

Da quel punto in poi, è storia che giunge ai giorni nostri. ” Il marchese, durante la visita alle sale interne del maniero, ha spiegato nel dettaglio come si viveva un tempo nel palazzo aggiungendo aneddoti curiosi e interessanti uno dei quali, l’ingresso a cavallo di Napoleone nell’androne del palazzo dove aveva stabilito il suo quartiere generale prima della battaglia della “Bicocca”. Altro aneddoto relativo a quei momenti, racconta che il generale Buonaparte, appoggiato a un albero del giardino, osservava lo schieramento delle truppe avversarie piemontesi prima della battaglia.

Visto da un artigliere della parte avversaria, questi sparò una cannonata in direzione del Bonaparte. La palla, tutt’ora conservata nel castello, si conficcò nell’albero a pochi centimetri dalla tesa di Napoleone che si salvò fortunosamente. Un colpo che avrebbe potuto cambiare completamente la storia. Durante l’ultimo conflitto, il castello fu requisito e usato come quartier generale dal comando tedesco.

Sergio Rizzo

(Nella foto: il marchese Guido Gay di Quarti durante l’incontro con gli ospiti)

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