ATTUALITà
PIERCARLO BARALE - La proposta dei Cinque Stelle di riduzione delle spettanze dei parlamentari, peraltro limitata alla voce principale - da 6.000 a 3.000 euro mensili - non ha sortito l'effetto sperato. Quella che doveva essere una partecipazione intensa dei simpatizzanti di fronte alla Camera è stata un "flop". Erano più numerosi i fotografi, operatori TV e giornalisti, dei rappresentanti del popolo grillino.
Anzichè salire sui tetti, questa volta si è scelto di improvvisare una richiesta di riduzione del 50 per cento della voce retribuzione, ferme le altre spettanze, che possono arrivare a 10-12 mila euro mensili. Per conseguire il risultato, in regime di democrazia, occorre disporre di una maggioranza parlamentare, che, per ora, il movimento pentastellato non ha.
Brilla nei sondaggi, spesso risultati non corrispondenti alle effettive espressioni di consenso che si misurano solo nelle elezioni. E' un tentativo da collegare alle tante iniziative, di ogni parte politica ed anche sindacale, di influire sull'imminente referendum. La questione merita ben altra attenzione, perchè determina la qualità dei rappresentanti del popolo, che sono disposti ad accettare l'incarico parlamentare.
Chi svolge attività lavorativa - oppure studente, talvolta disoccupato - percependo uno stipendio o salario intorno ai 20 mila euro annui, si troverebbe, se eletto, ad arrivare alla soglia di tale importo ogni mese. Se la retribuzione venisse ridotta di 3.000 euro, non subirebbe alcuna penalizzazione e potrebbe affrontare, anche se con la famiglia fuori Roma, le spese di vitto e di alloggio nella capitale.
Gli resterebbe un importo più che decoroso, che il precedente stipendio o la disoccupazione giovanile o sopravvenuta non gli avrebbe garantito. Inoltre, non potrebbe essere licenziato o penalizzato, se per cinque o dieci anni - secondo il "non regolamento" grillino, svolgesse questo servizio per la collettività.
Il noto principio dei pentastellati "uno vale uno" significa che non occorrono particolari competenze od esperienze per amministrare, essendo sufficiente il requisito dell'onestà; non si è in grado di governare lo Stato, di assolvere, in aula o in commissione o nei rapporti con le altre istituzioni, nazionali, regionali o internazionali, i compiti di rappresentante degli elettori e della Nazione.
Questo requisito può essere sufficiente per l'attività di protesta e denuncia, per girare l'Italia in scooter, improvvisandosi costituzionalista. Per amministrare, tenere i collegamenti con l'Europa ed i nostri tradizionali alleati, oppure cercarne altri, magari a Mosca, servono rappresentanti degli elettori che, oltre all'indispensabile onestà, possiedono cultura, preparazione giuridica o tecnica, godano di stima per titoli accademici conseguiti, risultati ottenuti.
Un professionista affermato non abbandona per cinque o dieci anni lo studio frequentato da clienti, che gli conferiscono incarichi, ma pretendono che li svolga personalmente o con la costante verifica sui collaboratori.
Neppure un bravo artigiano, che si occupa con successo dell'esecuzione di lavori di responsabilità, così come un bravo commercialista o industriale o imprenditore agricolo, non è disposto ad abbandonare ciò che ha finora gestito con successo, ricevendo un importo talvolta inferiore a quanto guadagna risiedendo con la famiglia fuori Roma.
Se si rimane per tanti anni ad esercitare con onestà e competenza il mandato conferito dagli elettori, si perde la clientela, i collaboratori, l'avviamento professionale o commerciale. Chi ritiene di svolgere l'attività parlamentare andando a Roma ogni tanto e continuando l'attività a casa propria non è di utilità al Paese.
Se verranno ridotte senza un criterio logico le spettanze, si rischierà di avere un Parlamento di "uno vale uno", perchè i più qualificati ed onesti se ne resteranno a casa.
Piercarlo Barale