Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

"Le case non durano in eterno": qualche riflessione dopo il crollo a Torre Annunziata

CUNEO

Foto
Condividi FB

Dopo il crollo di Torre Annunziata si ripensa al fascicolo di fabbricato - Le case non durano in eterno e devono essere oggetto di manutenzione costante

PIERCARLO BARALE - Nel caso di Torre Annunziata, era iniziata la ristrutturazione - con cambio di destinazione d'uso - di due piani del fabbricato - edificato nel 1959 - edilizia popolare - a suo tempo posizionato in adiacenza con una esistente linea ferroviaria, senza prevedere situazioni future di incidenza delle continue vibrazioni per il passaggio dei convogli, sulla staticità, compreso il fenomeno dello stress dei materiali e successivo collasso.

Come allora succedeva, probabilmente, non saranno state eseguite rilevazioni sul sottosuolo, introdotte soltanto anni dopo. Inoltre, a quel tempo, il rapporto cemento/sabbia non veniva sempre rispettato, con notevole prevalenza di quest'ultimo materiale, meno costoso, anche se il primo - allora - era quasi regalato, in rapporto ad oggi. Si può sostenere che gran parte dell'edilizia, privata e pubblica, realizzata nel dopoguerra, spesso da imprese improvvisate ed incompetenti, senza effettive direzioni dei lavori, sia da considerarsi a rischio.

In ogni caso, necessiterebbe di controlli sulla staticità, per accertarne la sicurezza. La sismicità della penisola, con aree a basso rischio - poche - ed a rischio notevole o alto - molte - ha fatto introdurre, da pochi anni, una normativa antisismica estesa alle nuove costruzioni ed alle ristrutturazioni. Non solo diverse modalità di progettazione, di realizzazione di pilastri e solette, ma nuovi dimensionamenti delle parti portanti ed il divieto di materiali non affidabili, nonchè nuovi scavi nell'interrato o nelle parti circostanti. Solo quando eventi sismici rilevanti interessano vaste aree del nostro territorio, si procede ad accertamenti di quanto lesionato o comunque interessato dal sisma.

Tutta l'edilizia post-bellica, che ha interessato le grandi città distrutte dai bombardamenti e non solo quelle, dovrebbe essere verificata. Solo dopo attento esame dovrebbero essere autorizzate ristrutturazioni - mai nel senso di maggior altezza o profondità. Quasi tutti i fabbricati di quell'epoca sono nati con difetti di fondo dovuti alla ricerca di economicità e del minore prezzo di vendita, realizzati spesso da palazzinari inaffidabili e incapaci.

Ricordiamo il crollo del palazzo di Borghetto Santo Spirito, edificato con sabbia marina, pochissimo cemento ed armature insufficienti - fili di ferro invece dei tondini metallici. Eravamo a qualche decennio di distanza dal dopoguerra, ma la frenesia edificatoria, per assecondare l'italica febbre del mattone, era altissima. In Liguria si edificava ovunque, intervenendo su fabbricati esistenti a colpi di stucco e moquette, con impianti elettrici ed idraulici agganciati a quelli - vetusti ed insufficienti - esistenti da mezzo secolo. A Borghetto si edificò sulla spiaggia, affinchè gli acquirenti, piemontesi ed anche cuneesi, potessero fare il bagno uscendo dall'autorimessa. Al termine - imposto dal crollo - il lungomare sparì, come avvenne per la piccola sciovia di Monterosso Grana, occupata dai condomini che avrebbero dovuto utilizzarla.

Cecità di improvvisati ed ingordi costruttori, che non meritano tale qualifica. Sorgevano e sparivano imprese senza esperienza che utilizzavano cottimisti allo sbaraglio, intonacatori che facevano volare ovunque il materiale e lasciavano un disastro dopo il loro intervento; decoratori che neppure conoscevano le caratteristiche dei prodotti usati e pitturavano su qualunque base e materiale. Era l'epoca in cui, con l'inflazione galoppante e la svalutazione a due cifre, l'acquisto dell'alloggio pareva il riparo economico per un risparmio generale.

Qualche anno fa non ha avuto voti sufficienti in Parlamento il disegno di legge sul fascicolo di fabbricato che stabiliva l'obbligatorietà di un quaderno sul quale dovevano essere inserite le caratteristiche degli immobili con più unità immobiliari. Avrebbero dovuto annotare - dopo una verifica statica e generale - caratteristiche, stato d'uso, riparazioni e manutenzione, interventi sulle parti comuni. Non se ne fece nulla, nonostante l'esistenza di analogo obbligo nei principali stati europei e non solo. Le ragioni dell'insuccesso sono soprattutto nel voler evitare di accertare che moltissimi fabbricati vetusti sono di fatto inagibili; se si vuole evitare il rischio sismico o quello del crollo per collasso e cedimento dei materiali, come avvenne a suo tempo per il campanile di San Marco a Venezia e - in tempi a noi vicini - per altre opere apparentemente in buone condizioni.

Il collasso delle murature - che interessa principalmente opere in mattoni, ma anche in calcestruzzo non sufficientemente armato e con più sabbia che cemento, non è evento imprevedibile. Anzi, decorso un lasso di tempo, sia per il concorso di vibrazioni provocate dal traffico, sia per microsismi frequenti o sismi di media intensità portatori di fessurazioni, i vecchi fabbricati debbono essere verificati. Spesso non emergono segni di probabile collasso, ma ciò non può rassicurare appieno. I proprietari dei fabbricati post-bellici, secondo i nostri legislatori, non debbono essere turbati nel godimento dei loro beni e non debbono pensare che essi in realtà siano diventati, per vetustà, carenze manutentive ed originarie, di valore infimo, ridotti al costo del terreno.

Potrebbero votare contro i partiti promotori del fascicolo. Negli USA ogni trent'anni ed anche meno, i fabbricati vengono abbattuti, con la successiva costruzione secondo le regole attuali. Certamente, ai proprietari viene chiesta la partecipazione economica per acquisire nuovi alloggi in sostituzione di quelli vetusti, demoliti. Da noi invece, rimane, nel ragionamento di molti condomini, ed anche dei rappresentanti in Parlamento, il concetto - romano antico - della durata indefinita dei fabbricati, che debbono essere fonte di valore e di godimento, per sempre. E senza opere di manutenzione, neppure per tutela dei frequenti terremoti.

Piercarlo Barale

VIDEO