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Le capre, i formaggi e il cambiamento climatico: come è cambiato il lavoro di Renato Maunero di Cherasco

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Renato Maunero alleva capre e produce la sua robiola di Cherasco, certificata Deco e riconosciuta come un prodotto tipico della città di Cherasco. Con questo importante riconoscimento, unitamente ad altri susseguiti nel tempo, Renato ha raggiunto un bel traguardo, perché, stimolato da passione, sostenuto da volontà e da incrollabile costanza, ha scelto un mestiere coraggioso, che richiede un impegno di sette giorni su sette. “Non mi mancano le festività, non mi mancano le vacanze, ma non mi manca neanche il lavoro - commenta Renato -. Così, rieccomi, come ogni anno, nei panni dell'ostetrica, fa anche parte del mio mestiere, le nascite si susseguono ad ondate, quindi, bisogna agire velocemente, ovvio con l'intervento del veterinario in casi particolarmente difficili. E' un momento cruciale della stagione, quando, oltre all'impegno e anche all'emozione di assistere alla nascita di nuove vite, è fondamentale verificare quanto latte fanno le mamme per fare la giusta scelta nella selezione".

Quanti sono i neonati del tuo gregge?

"Finora sono trenta. Quest'anno le nascite, rispetto agli altri anni, hanno subito un ritardo di 40 giorni, credo sia dipeso dal cambiamento climatico, infatti, a causa del caldo eccessivo, le capre hanno tardato l'accoppiamento, di conseguenza anche i parti. La situazione ha creato un danno economico, perché, al fine di produrre il formaggio seguendo il ciclo naturale, la pausa invernale per dedicarmi alla nascita e allo svezzamento delle capre, da tre è diventata di quattro mesi, ritardando di conseguenza anche la produzione.

C'è qualche novità che riguarda il tuo gregge?

"Si, è l'inserimento di Patu e Patuà, una coppia di pastori del Caucaso di una linea georgiana, che nascono all'interno di un gregge, quindi, già geneticamente formati come cani da guardia al gregge. E' stato un provvedimento necessario causato da una serie di agguati e attacchi da parte dei lupi, che hanno ucciso già 14 capre. Sono animali equilibrati, attenti e, soprattutto molto coraggiosi, tuttavia, in veste di capo branco, tocca a me seguirli da vicino ed indirizzarli".

Hai già in mente i nomi da dare alle neonate?

"Sto meditando di scegliere nomi legati al tempo, visto l'argomento ricorrente sui cambiamenti climatici. Uno tra questi, potrebbe essere “nuvola”, considerato che è una settimana che piove e, per fortuna, dopo tre anni di siccità che mi hanno creato problemi, sia per il pascolo, sia per il fieno che mi auto produco. Dipende anche dal colore del manto della capra, se tende al bianco sporco, potrei chiamarla “brina”, invece se ha un occhio chiaro, “nebbia”. Oppure potrei ispirarmi a nomi di frutti, per esempio, se il manto è color marrone, potrei abbinare il nome “castagna”, del resto ho già la capra “nocciola” e sua figlia “Nutella”; nel caso di una capra dal carattere difficile, sarebbe indicato il nome “variabile”.

Insomma sei un pastore creativo e filosofo!

"Quando sono al pascolo ho tutto il tempo di pensare, riflettere, fare ragionamenti e confrontarmi con gli altri, considerato che sono un buon ascoltatore. Vengo da un'esperienza lavorativa molto diversa, quindici anni fa ho venduto la mia attività commerciale anche se in una fase ancora fiorente, così, per svariati motivi, ho scelto volutamente e consapevolmente il mestiere di pastore. Quindi, conosco bene il rovescio della medaglia e apprezzo la mia scelta per ciò che mi dà. Traggo i benefici della mia precedente esperienza lavorativa, comunque, è una scelta che rifarei, ora vivo felicemente la mia vita da pastore”.

Aspiri a qualche progetto per il futuro?

"Giunto al compimento dei 60 anni, vorrei lasciare una traccia del mio percorso che abbia un seguito. Considerato che ho creato e registrato il marchio della robiola di Cherasco, con annesso disciplinare per la sua produzione, vorrei, insieme ad altri colleghi, dare vita al consorzio della robiola di Cherasco”.

Con quale modalità?

"Condizione imprescindibile trovare almeno altri due colleghi pastori, che producano formaggio in modo completamente naturale, con due opzioni: una potrebbe essere di unire il latte munto di ciascuno ed un solo pastore ad occuparsi della produzione del formaggio, oppure, seguendo l'esempio di Roccaverano, o di Murazzano, ognuno produrre il proprio formaggio, ovviamente etichettandolo a suo piacimento. Attraverso il consorzio, unendo le forze ed aumentando la produzione, il vantaggio consiste nel trovare altri canali di vendita della robiola di Cherasco, promuovendo il prodotto e, soprattutto, dando visibilità al nostro territorio. Ovviamente, per dare vita a questo progetto, dovrebbe intervenire il Comune, probabilmente anche la regione, per realizzare una struttura esterna, adeguata, con tutti i crismi, prendendo in considerazione anche l'eventualità di adibire all'interno uno spaccio. Vedremo!”.

Vuoi lasciare un messaggio?

“Se ce l'ho fatta io a fare un cambiamento radicale, allora chiunque altro può farlo allo stesso modo, purché mosso dalla passione e dalla determinazione, senza lasciarsi sviare da consigli, magari, neppure richiesti".

Fiorella Avalle Nemolis

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