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"La xilografia in rivista" in mostra a Torino con il sonetto su Ulisse di Flavio Russo di Cherasco

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - La rivista Smens, dove l'arte ha incontrato la parola, fondata dagli artisti Gianfranco Schiavino e Giovanni Verna, è oggetto della mostra dal titolo "Smens. La xilografia in rivista". Si svolgerà fino al 25 marzo, insieme a xilografie antiche, alla Biblioteca Reale di Torino. Si tratta di una selezione di xilografie presentata in mostra, in dialogo con alcune incisioni su legno contenute in incunaboli ed edizioni del Cinquecento conservati alla Biblioteca Reale.

Tra gli scrittori della rivista Smens figura anche il cheraschese professor Flavio Russo, al quale, per l'occasione, è stata richiesta la presenza dagli artisti fondatori. "La rivista Smens (semente) - spiega Russo - è uscita solo in undici numeri semestrali, dal 1997 al 2003, di cui sette con solo 250 copie".

Perché la scelta della parola Smens (semente)?

"Gli autori lanciano dei semi nel mondo, sperando che diano frutti: è il concetto dell'artista".

Ad ogni intervento scritto, richiesto dai fondatori per mettere in dialogo arte e poesia, corrisponde una xilografia di artisti affermati, stampata su una preziosa carta di cotone con torchio a braccia. La xilografia realizzata su disegni incisi nel legno, è una tecnica molto antica, ormai desueta e riservata a pochi raffinati intenditori. 

Pubblicata in edizioni limitate e stampate, Smens, oggetto di collezionismo per l'importanza dei testi e delle xilografie, è già entrata nella storia dell'editoria.

In cosa consiste il tuo intervento nella rivista?

“Nella copia del n.10 al mio sonetto Ulisse è dedicata la xilografia di Girolamo Ciulla, che rappresenta un tempio greco. Verseggiare in forma classica è una delle mie malattie”.

Com'è capitato il fatto?

“Tra le mie varie avventure, quando avevo la galleria d'arte a Cherasco, conobbi Schiavino e Verna, che mi interpellarono sul tema “l'andare e il ritornare” ed io proposi il mio sonetto sul ritorno di Ulisse ad Itaca, che poi parte di nuovo per continuare il suo viaggio”.

A distanza di vent'anni dall'ultimo numero, per gli autori celebrare la rivista esponendo alla Biblioteca Reale in piazza Castello, è un importante riconoscimento della città di Torino. Tant'è che si ripropongono di pubblicare un numero unico dedicato al ventennale”.

Alcuni tratti caratteriali del personaggio Flavio Russo: nacque a Cherasco nel 1946. Frequentò il liceo Giolitti Gandino di Bra, si definisce un pessimo studente, per il suo spiccato senso di insubordinazione, che gli valse il 7 in condotta: fu rimandato di tutte le materie a ottobre e successivamente bocciato. Tuttavia i suoi scritti furono apprezzati dal preside del liceo professor Garrone, tranne quando sceglieva un tema libero, perché quello assegnato non era di suo gradimento.

Proseguì gli studi all'Università di Torino, frequentando la facoltà di Lettere moderne e si laureò in “archeologia Paleocristiana”: “Una volta appreso ciò che mi interessava, sono passato ad altro - spiega l'originale Flavio Russo - non mi allettava scavare nella terra sotto il sole”. Fu una fortissima miopia a condizionargli la vita, così escluso da qualsiasi gioco di massa, come dice lui, nacque la sua propensione allo studio e alla lettura. 

All'età di dieci anni, il nostro futuro storico e scrittore, era già il direttore della biblioteca scolastica. Neppure il suo percorso lavorativo è stato monotono, ha esercitato le più disparate attività: insegnante, giornalista pubblicista, addetto stampa al Consiglio regionale del Piemonte, segretario dell Ussl '64 di Bra, in seguito anche gallerista. Insieme alla moglie Nucci Conterno si dedicò con successo alla ristorazione: avviarono l'affermata osteria “La rosa rossa”. Non paghi, nella dimora storica “Al cardinale Mazzarino”, crearono un ricercato bed& breakfast.

Ormai in pensione, lo storico, studioso e appassionato d'arte, Flavio Russo, coadiuvato dalla moglie Nucci, allestisce importanti mostre al palazzo Salmatoris di Cherasco: “Nel segno dei Savoia. Cherasco Fortezza Diplomatica”, patrocinata dalla Regione Piemonte (anno 2016) presentata anche a Torino, in collaborazione con Daniela Biancolini, già direttore di Palazzo Reale a Torino; anche la mostra intitolata: “Boom! Italia 1950-1966. I vent'anni dell'entusiasmo” (anno 2018), per la sua realizzazione Flavio Russo ha coinvolto musei, associazioni, fondazioni e privati, per mettere a disposizione cimeli di quell'epoca.

In breve questa è la storia, fino ad oggi, di un cheraschese che si definisce schizofrenico, perché ha trascorso metà della sua vita tra Cherasco e Bra. Il tira e molla tra le due città pare ormai concluso a favore di Cherasco, che lo storico ha definito “una città presuntuosa, come un passero vestito da pavone. Chiese come cattedrali, case come regge”. Per il momento si dedica ad eventi culturali, coinvolgente relatore, intrattiene su svariati argomenti: dalla storia, alla letteratura, all'arte e al costume. Proprio come un viaggio nel tempo...

Mi svela la gustosa novità: “Sono affascinato dall' astrofisica, di cui non capisco quasi niente, infatti quando appaiono le formule, giro la pagina. Però i concetti mi appassionano da morire!”.

Cos'è che non hai mai fatto nella vita?

“Non ho mai fatto del male. Per nascita e cultura sono cristiano cattolico, e come diceva Benedetto Croce: “Non possiamo non definirci cristiani”. Sin da piccolo mi hanno insegnato: “Male non fare, paura non avere”. Volontariamente non ho mai fatto male a nessuno. Infatti sono amico dei miei peggiori nemici, se vogliamo: ero l'unico iscritto alla Democrazia Cristiana, quando tutti i miei coetanei erano comunisti, maoisti, o extra parlamentari. Con Emma Bonino, mia compagna di scuola, durante un suo comizio in piazza Carlo Alberto, ce ne siamo dette di ogni. Io le ho dette a lei, e lei a me. Alla pari. Anche in classe, lei prendeva sempre nove, dieci: era un violino terribile. Quando interrogavano due alunni per volta, se mi capitava di essere insieme ad Emma, lei non aveva pietà, rispondeva sempre giusto. Ne avesse saltata almeno una, ogni tanto!”.

Un altro episodio gustoso?

“Nel giornale “In Campo Rosso”, testata dei petriniani, c'era una rubrica “Il rossospino”, che se vuoi era un po' blasfema, poiché Bra è la città del “Biancospino”, in riferimento a quello miracoloso della Madonna dei Fiori. Una volta la bega tra me e loro, ha raggiunto dei toni così accesi, che invece del “Rossospino” hanno scritto: “Il Russospino”. E in aggiunta scrissero anche che non ero nemmeno bello. Conservo ancora quell'articolo. Ma è storia passata”.

Adesso Flavio Russo a cosa si dedica?

“E' un periodo di vagabondaggio, come fanno gli anziani, leggo, e mi dedico ai riassunti dei capitoli precedenti. Sto rileggendo tutti i libri del liceo, e vengo avanti, sto ripercorrendo un periodo molto lungo".

Ascoltare Flavio, affamato di conoscenza e inquieto sperimentatore, mai pago di novità, è come aggiungere pezzi ad un puzzle di miriadi di aneddoti sconosciuti ai più. Quindi non c'è da stupirsi se tra le pagine della prestigiosa rivista Smens, al fascicolo n. 10, troviamo il suo sonetto, intitolato "Ulisse".

Fiorella Avalle Nemolis

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