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La strada 'Solidale' per fare dell'Europa un grande Stato federale

CUNEO

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MARIO ROSSO - Ho letto con interesse l’articolo apparso a firma Claudio Rao (qui: http://www.cuneocronaca.it/notizia.php?nID=3749) e mi preme fare alcune considerazioni.

La prima sull’Ordoliberalismo, che, se ho ben compreso, sarebbe stato definito dal settimanale francese “Marianne” una forma particolare di neoliberismo.

Mi pare giusto correggere quella che ritengo un’imprecisione dato che l’Ordoliberalismo è al contrario una forma di Umanesimo Liberale. Ad esso collaborarono anche, oltre che gli economisti e i giuristi della scuola di Friburgo che ispirarono le grandi riforme poste in essere da Adenauer e dal suo ministro Erhard alla base del miracolo economico tedesco del secondo dopoguerra, anche illustri studiosi italiani come Einaudi e Don Sturzo (e molti altri ispiratori della Costituzione Italiana che ha carattere prettamente interventista e solidale).

A parte il fatto che i termini “liberale, liberista, liberalesimo, liberismo ecc… (Einaudi docet) non hanno ancora oggi un significato chiaro e definito, se per “neoliberismo” si intende la scuola economica neoclassica, vale a dire la scuola che ha ispirato la “deregulation” e il “laisser faire” economico finanziario lanciati da M.Thatcher e R. Reagan alla fine degli anni Settanta del Novecento su cui è stata costruita la globalizzazione (la prima causa della crisi che stiamo attraversando e del progressivo smantellamento dello stato sociale) ritengo giusto precisare che l’Ordoliberalismo è l’esatto contrario del neoliberismo essendo una scuola “solidale” e interventista e la madre dell’Economia Sociale di Mercato (adottata come linea guida dai Paesi dell’UE).

L’essenza dell’Ordoliberalismo (come della figlia Economia Sociale di Mercato) pur accettando il sistema capitalistico come sistema capace di creare ricchezza, al contrario del neoliberismo ritiene necessario regolamentare il mercato e la concorrenza in modo da impedirne le degenerazioni (proprio quelle che stiamo vivendo con la crisi in corso). Ritiene inoltre necessario l’intervento dello Stato per favorire la crescita dei Beni di Utilità Sociale, in altre parole per fare in modo, stando alla felice definizione del Nobel A. Sen, che la “crescita” di ricchezza si trasformi in “sviluppo” (e cioè in ricchezza di beni sociali utili a tutti e soprattutto di chi ha nulla o poco: istruzione, sanità, perequazione ecc...). Ritiene insomma che l’essere umano e non l’economia vada messo al centro e che l’Economia non sia il fine, ma un mezzo da regolamentare per creare benessere per tutti.

Su questi basilari principi sono state costruite le Costituzioni Italiana, Francese e Tedesca (per citare solo le più importanti) del secondo dopoguerra, le Costituzioni che sono state alla base del grande benessere dei cosiddetti  “trenta gloriosi anni” del dopoguerra, Costituzioni e Stati oggi resi quasi impotenti dalla “deregulation” neoliberista e dalla Globalizzazione senza regole.

Sarò ben lieto di approfondire tali argomenti perché sono convinto che la strada “Solidale” (nei termini insegnati proprio dall’Ordoliberalismo) sia l’unica percorribile per fare dell’Europa un vero e grande stato federale, capace ancora di essere guida per il mondo intero verso la ricostruzione di concetti dimenticati come “giustizia sociale”, “uguaglianza sostanziale di partenza”, “solidarietà giuridica” ecc…

Quanto all’Europa concordo con quanto Claudio Rao ha scritto. Certo gli Stati federali si costruiscono dal basso, mai dall’alto!

Mi chiedo tuttavia: quanti sanno cosa è il principio di “sussidiarietà” (la base irrinunciabile di un qualunque stato federale)?

Assisto triste alla decomposizione delle Unioni dei Comuni. Anziché unirsi per costruire insieme ciò che da soli non potrebbero fare, i Comuni si fanno la guerra in piccole beghe di paese.

Due soli esempi: la Svizzera e il lavoro.

La Svizzera, Paese federale per eccellenza, è piena di piccoli paesi distanti pochi chilometri l’uno dall’altro. Ebbene in uno c’è l’asilo infantile, nell’altro la scuola elementare, in un altro la scuola media, in un altro un centro sanitario e via dicendo; e li hanno fatti mettendo insieme i fondi dei vari comuni e scegliendo di volta in volta quello in cui allocare un determinato servizio. Da noi ogni comune vorrebbe tutto per sé. Da noi prevale l’individualismo più sfrenato, mai o quasi mai la solidarietà e la sussidiarietà.

Quanto al lavoro, da noi esistono gli uffici per la disoccupazione, in Svizzera, come in Germania, i centri per l’avviamento al lavoro, dove si studia, si migliorano le conoscenze professionali e si viene (davvero) riavviati al lavoro, ma chi sgarra, chi rifiuta di studiare o si fa le vacanze senza il permesso dell’ufficio o rifiuta un lavoro perché scomodo o, peggio, viene preso a fare un lavoro in nero ecc… perde l’indennità di disoccupazione perché il disoccupato è tenuto d’occhio assai più dell’occupato.

Abbiamo ancora molto da imparare..

Mario Rosso

(L'autore è avvocato, già senatore e assessore comunale di Cuneo)

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