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"Forse la ricostruzione del ponte di Genova non avrà una rapida e semplice soluzione"

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - La demolizione e successiva ricostruzione del ponte Morandi di Genova non avrà, probabilmente, una rapida e semplice soluzione. Molto sbrigativamente, fin dall'indomani del crollo, premier e ministri, avevano indicato, come unica responsabile, la società Autostrade, concessionaria. Anticipando, senza alcuna prova, il compito spettante esclusivamente all'Autorità giudiziaria. Per la consueta enfatizzazione dei disastri, con morti, feriti e rilevanti danni materiali, i governanti attuali, più esperti di propaganda che di amministrazione, hanno pronunciato - sui social - la sentenza inappellabile di responsabilità per Autostrade. Con i conseguenti obblighi risarcitori per le famiglie dei morti - 43 - e dei 566 sfollati e l'obbligo di corresponsione dell'importo di tutte le spese per la demolizione dei tronconi rimasti, la rimozione delle macerie, la ricostruzione. Oltre alla revoca - per grave inadempimento - non solo della concessione per tale tratto autostradale, ma anche delle altre concessioni in atto per la società. Talmente inadempiente, da essere immediatamente estromessa da tutti i rapporti in atto, salvo l'obbligo del totale risarcimento. Avrebbe provveduto lo Stato - in prima persona - alla ricostruzione, con i quattrini da esborsare da Autostrade. Soluzione semplicistica - da social - e per la gioia dei follower dei governanti.

Per realizzare tale prospettiva, si è approvato il Decreto Genova, contenente anche il condono edilizio per Ischia e zone terremotate. Al sindaco di Genova è stato conferito mandato di provvedere a tutto quanto necessario per assicurare, entro un anno, la realizzazione del nuovo ponte. La società Autostrade si era offerta di provvedere essa stessa alla nuova opera, così come ai risarcimenti a tutti i danneggiati, ritenendolo proprio onere ed obbligo come concessionaria, senza ammettere responsabilità, da accertare in via giudiziaria, nel corso del procedimento penale pendente avanti il Tribunale penale di Genova. Sono in corso perizie in contraddittorio ed ogni altro opportuno accertamento documentale, testimoniale, compresi esperimenti giudiziali sulla località ed in laboratorio sui materiali. Si tratta infatti di accertare le cause o concause del crollo, la necessaria manutenzione da parte della concessionaria - da controllare da parte del Ministero delle Infrastrutture. Anche l'eventuale caduta, da un autocarro in transito, di una pesante bobina d'acciaio. Circostanza che avrebbe potuto provocare - o concorrere - il cedimento degli stralli di sostegno.

Le indagini non sono di semplice svolgimento e comportano operazioni - in corso - sulla struttura rimasta e sulle macerie giacenti. Si potrebbe addivenire ad una pluralità di responsabilità, ognuna di peso differente, in modo da dichiarare, con sentenze, nei tre gradi di giudizio, a chi e per quale ragioni è da ascrivere la responsabilità. Pare poco saggia ed anche molto inopportuna la decisione governativa di rifiutare l'offerta di ripristino da parte di Autostrade su progetto da concordare. In modo tale da ottenere, entro meno di un anno, la ricostruzione ed il soddisfacimento di tutte le richieste risarcitorie dei danneggiati. Con i chiari di luna del bilancio statale, gran parte del quale impegnato a corrispondere il reddito di cittadinanza e finanziare le pensioni anticipate - quota 100 - sarebbe stata una soluzione intelligente. Si sarebbe potuto ottenere il risultato senza doverne corrispondere le spese, anzichè rifare il ponte e richiedere ad Autostrade il totale rimborso.

Le idee intelligenti quasi sempre non vengono realizzate. Si dice che per farlo occorrano persone altrettanto intelligenti. Succede così che la società Autostrade ha impugnato avanti il Tar Liguria, ritenendosi lesa per una pluralità di motivi, quali l'anticipato giudizio di responsabilità esclusiva per il crollo ampiamente esternata dai nostri governanti perennemente connessi con il proprio popolo. Non si può, con decreto, sostituirsi all'Autorità giudiziaria. Neppure revocare la concessione unilateralmente, senza consentire il contraddittorio e violando la convenzione, che contiene le modalità da seguire per il contenzioso. Autostrade, oltre a difendersi in sede penale ed aver promosso il giudizio amministrativo, potrà rivolgersi alla Corte di Giustizia UE per gli aspetti di violazione della normativa europea. Avrà inoltre la possibilità, esauriti i giudizi con sentenze definitive, di rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti per far accertare la violazione dei propri diritti, non avendo avuto tutela con la legislazione nazionale.

Potrà finire, fra una decina di anni, come per Punta Perotti di Bari, con la condanna dello Stato Italiano per un esproprio ritenuto illegittimo, con il conseguente obbligo risarcitorio, definitivo, in capo a Stato e Comune, per i palazzi demoliti sul lungomare. Il più bello d'Italia, in concorrenza con Reggio Calabria. Erano stati costruiti con concessioni e convenzioni ritenute illegittime e demoliti senza il rispetto delle procedure, come accertato dalla Corte, che ha ritenuto violato il diritto della costruttrice. Anche per Autostrade si potrebbe verificare, nel procedimento dettato dal decreto Genova, la lesione dei diritti derivanti dalle concessione autostradale, con la conseguenza di pagare alla stessa - anzichè ricevere - il risarcimento. Senza la condanna immediata degli incompetenti al governo e la demonizzazione di Autostrade, si sarebbe potuto concordare con la stessa la ricostruzione del ponte e la corresponsione degli indennizzi, dato che la società aveva esternato la sua disponibilità. Occorre guardare al Paese, non alla propaganda ed attendere i giudizi, anzichè condannare sui social.

Piercarlo Barale

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