CUNEO
CUNEO CRONACA - In occasione dell’80° anniversario della Liberazione, l’Associazione Nuovo Corso Giolitti ed il Club Alpino italiano di Cuneo, con il patrocinio del Comune di Cuneo, hanno organizzato un evento commemorativo dal titolo “Dalle montagne alla città: i canti partigiani e la Liberazione di Cuneo”. L’iniziativa si è svolta sotto un cielo sorprendentemente sereno, in due tappe simboliche, toccando con intensità luoghi e memorie della Resistenza cuneese. L’appuntamento ha voluto rendere omaggio all’80° anniversario della Liberazione riportando al centro dell’attenzione collettiva i luoghi, i volti e le voci della Resistenza cuneese.
Ad aprire l’evento è stata Flavia Pellegrino, presidente dell’associazione, affiancata dai soci Luciano Monaco, Marco Verra, Irene Garino, Silvana Cambursano, Guido Campagno e Lino Bruno, il cui impegno ha permesso la riuscita di una giornata carica di significato. La sindaca Patrizia Manassero ha portato il saluto istituzionale, ricordando quanto sia essenziale mantenere viva la memoria democratica nei luoghi in cui si è combattuta la libertà.
Sul terrazzo panoramico del Movicentro, Franco Dardanello, del Club Alpino Italiano – Sezione di Cuneo, ha accompagnato i partecipanti in un viaggio attraverso l’orografia delle valli cuneesi – Stura, Gesso, Maira, Vermenagna – che furono scenario e rifugio per le bande partigiane. Dai colli impervi agli antichi sentieri, le montagne hanno rivelato la loro doppia anima: aspra ma protettiva, difficile ma salvifica.
A seguire, il professor Giovanni Cerutti ha ricostruito con precisione storica e profondità umana le vicende della Resistenza, arricchendole con l’esecuzione con la fisarmonica di canti partigiani come Fischia il vento, Pietà l’è morta, Bella Ciao, nati spesso sulle montagne, tramandati dai ribelli, e divenuti simboli della lotta per la libertà.
La seconda tappa, davanti alla lapide commemorativa nel piazzale della stazione, ha riportato alla luce una delle storie più commoventi della Resistenza cuneese: quella di Maria Luisa Alessi, unica donna fucilata a Cuneo, il 25 aprile 1945, insieme ai compagni Pietro Fantone, Ettore Garelli, Rocco Repice e Antonio Tramontano.
Attraverso le parole di Don Peirone, il sacerdote che la accompagnò nelle ultime ore, è emersa tutta la forza spirituale e il coraggio di questa giovane donna:
«Desidera confessarsi?».
«Perché? Vogliono fucilarmi?».
«Purtroppo».
Maria Luisa baciò il suo rosario, si confessò, e incoraggiò gli altri prigionieri. Alla prima raffica del plotone della Brigata Nera fu l’unica a restare viva: nessuno osava spararle. Allora si voltò, guardò in faccia i suoi carnefici e disse:
«Mirate meglio».
Cadde alla seconda scarica, stringendo ancora la corona tra le mani. La sua figura rimane esempio eterno di fermezza, dignità e amore per la libertà.
Memoria condivisa, futuro consapevole. La giornata si è conclusa con un invito a trasmettere questa eredità storica alle nuove generazioni di difesa della libertà, bene prezioso da difendere.