Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

La distanza siderale tra il nostro Duccio Galimberti e alcuni protagonisti della vita politica attuale

CUNEO

Foto
Condividi FB

PIERCARLO BARALE - Nel corso dell’incarico ministeriale, Salvini ha sempre sostenuto di aver agito in piena sintonia con il governo, per la difesa dei sacri confini della patria dagli invasori. Per il caso della nave Gregoretti, si attende a giorni la decisione del giudice per l’udienza preliminare. La Procura della Repubblica ha ritenuto non sussistenti i reati per i quali era stato autorizzato il procedimento penale. Se vi sarà il rinvio a giudizio, il tribunale designato celebrerà il processo. Nel caso della nave Open Arms vi è stata l’autorizzazione al processo. La Procura della Repubblica ha chiesto al giudice dell’udienza preliminare di rinviare Salvini a processo avanti il tribunale. Si attende fra pochi giorni la decisione del Gup. Se riterrà la non sussistenza di ragioni per iniziare il processo, Salvini verrà prosciolto. In caso invece sussistessero motivate ragioni per procedere, vi sarà la fissazione della prima udienza in tribunale.

Nel caso invece della nave Diciotti, la politica e non la magistratura aveva deciso di non consentire la celebrazione del processo contro il ministro dell’interno, in quanto non aveva ravvisato responsabilità a suo carico. In tale caso, il movimento 5 stelle aveva votato a favore di Salvini, mentre negli altri due la tutela dei pentastellati pare sia venuta meno per le modifiche della compagine governativa, della quale l’ex ministro dell’interno non faceva più parte. Nel caso Diciotti, il Senato non ha permesso alla magistratura di svolgere l’azione penale. Negli altri due, l’autorizzazione è stata rilasciata. In tutti i casi, le decisioni contrastanti sono opera della politica e non della magistratura, che aveva trasmesso le richieste a seguito di altrettante denunce.

Il nostro ordinamento tutela i parlamentari nei confronti di richieste infondate o persecutorie, oppure relative a fatti di natura politica. Se si ruba nel supermercato, si commettono truffe o ci si fa corrompere, la tutela del Parlamento non dovrebbe ragionevolmente operare. In taluni casi invece, i presunti responsabili di reati, che nulla avevano a che fare con gli incarichi parlamentari, sono stati salvati dai colleghi, beffando così la magistratura che null’altro aveva fatto, se non il proprio dovere.

Le tre situazioni non sono identiche. Nel caso Open Arms vi è stata la permanenza forzata di parecchi giorni per oltre un centinaio di naufraghi sulla nave che li aveva raccolti. Salvini non ne ha consentito l’approdo. È stata risolta solo dopo l’intervento del Tar del Lazio e poi della Procura della Repubblica. La nave è stata sequestrata per consentirne l’immediato approdo e lo sbarco dei naufraghi esausti. La privazione della libertà pare abbia concretato, con la permanenza forzata della nave, la violazione dell’articolo 605 del codice penale.

L’autore di tale comportamento ritenuto illecito - il ministro Salvini, in veste di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni - avrebbe omesso atti d’ufficio nel privare della libertà le persone trattenute a bordo. Dalla dichiarazione testimoniale, che pare abbia rilasciato l’ex presidente del Consiglio dei ministri Conte, emergerebbe che l’azione oggetto delle denunce è stata frutto di decisione personale ed esclusiva di Salvini. Non si è trattato però di temibili delinquenti, ma di naufraghi stremati, reduci da viaggi attraverso l’Africa, sovente vittime di torture nei lager libici. Strani invasori, niente affatto pericolosi per la nostra patria.

Se vi sarà processo, il tribunale penale dovrà accertare i fatti in sede dibattimentale. La volontà di Salvini di impedire l’approdo, anche in violazione delle norme internazionali e costituzionali, pare abbia concretato la privazione della libertà personale dei passeggeri e dell’equipaggio. Il vantaggio di natura elettorale e la pubblicità personale perseguiti da Salvini paiono concretare quell’ingiusto profitto proprio, richiesto dalla norma incriminatrice. La pena sarebbe assai severa, tale da superare, anche nel minimo, il limite previsto per la sospensione condizionale ed anche il quadriennio per la non effettiva carcerazione. Le decisioni dei due Gup circa il rinvio a giudizio, ove anche suonassero in tal senso, non attesterebbero la colpevolezza di Salvini, ma la non sussistenza di ragioni per non celebrare il processo. Solo nel corso di quest’ultimo, sentiti testimoni, imputato e parti lese e le relative difese, emergerà la verità processuale.

Quanto sarà stato accertato, non sempre corrisponderà alla verità. La stampa berlusconiana e di destra, come ai tempi del governo del già cavaliere, attribuiscono, senza alcun dubbio, alle consuete interferenze della magistratura politicizzata, le vicende processuali salviniane. Si tratta di un vecchio ritornello. Ciò che pare offensivo per le intelligenze del popolo italiano è la veste, attribuitasi da Salvini, dell’eroe leghista che difende la patria dagli invasori. Gli eroi veri, i tanti partigiani torturati e uccisi dai nazifascisti perché amavano e difendevano la patria, non possono essere, neppure lontanamente, paragonati a lui.

Tra l’eroe nazionale Duccio Galimberti e Matteo Salvini, c’è una siderale distanza per i valori, gli ideali, i comportamenti. Anche se storditi dall’incessante "propaganda", gli italiani sapranno distinguere. I Romani - quelli di allora, non certo di oggi - ritenevano che non bisogna mai superare il limes, la giusta misura. Est modus in rebus. Sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum, v'è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto. Per l’ineguagliabile Totò, filosofo travestito da comico, la situazione si risolverebbe con un detto: ogni limite ha la sua pazienza.

Quelli del buon gusto e del buon senso sono stati ampiamente superati anche da Beppe Grillo, nel manifestare, con un video delirante, sfiducia nella magistratura, nonché disprezzo per la ragazza che aveva denunciato di essere stata stuprata dal figlio e dal branco di cui faceva parte. Anche in veste di padre, avrebbe fatto meglio a tacere. Ancora i Romani: quos vult Iupiter perdere dementat prius (a quelli che vuole rovinare, Giove toglie prima la ragione); Stultum facit Fortuna, quem vult perdere (La fortuna toglie il senno a chi vuol perdere). Pare che il Beppe Grillo irato e minaccioso comparso nel filmato, sia stato abbandonato da Giove e dalla Fortuna, che non gli hanno impedito questa balzana e inopportuna decisione.

Piercarlo Barale 

VIDEO