CUNEO
ALICE MARINI - Tra le dune del deserto uzbeko, dove il paesaggio illuminato dal sole ha il colore del caffè con panna, sorge un campo di yurte, abitazioni tipiche dei nomadi dell’Asia Centrale. Vicino c'è, stranamente, un autobus turistico ormai da tempo immerso nel terreno e un piccolo camion rimasto dai tempi sovietici. Ci sono cammelli a riposo e, per qualche motivo, un trapano. Sembra che i proprietari abbiano tentato di perforare un pozzo per l'acqua.
“Abbiamo affittato un terreno e costruito inizialmente una yurta. Con il passare del tempo, il campo si è ampliato fino a comprendere una dozzina di edifici, tra cui una cucina, un bagno con doccia e un'altalena. Naturalmente, ci sono ancora yurte dove i turisti possono passare la notte”. La testimonianza è di una donna soprannominata "Iron Woman". Un epiteto giustificato, se pensiamo a come vengono generalmente trattate le donne in Uzbekistan e che per loro è molto più difficile che per gli uomini impegnarsi in attività e condurre affari. La sua casa è diventata un campo di yurte per turisti nel deserto del Kyzylkum, che sta sviluppando da diversi anni per sostenere il turismo.
La "Iron Woman” guida un'impresa familiare in cui ognuno ha un ruolo fondamentale. La madre anziana cuce i tessuti che ricoprono le yurte, mentre i figli si occupano dell'installazione dei pali. La padrona di casa si dedica alla cucina e all'accoglienza. Sempre più autobus carichi di turisti si inoltrano in questi luoghi remoti (il villaggio più vicino, con negozi e altre comodità, si trova a 50 km) per vivere almeno una notte alla maniera dei nomadi, per cavalcare un cammello, per mangiare e cantare attorno al fuoco.
Eleonora, una guida uzbeka che parla perfettamente italiano, accompagna un gruppo di turisti sulle tracce della grande Via della Seta. La popolazione dell’Uzbekistan è una mescolanza di genti, e sebbene la comunità italiana residente nel paese non sia numerosa, composta principalmente da funzionari, docenti universitari e professionisti, esiste una fitta rete di legami che rende l’Italia uno dei partner fidati dell’Uzbekistan. Significativa è stata la prima visita del presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev in Italia nel giugno 2023 e, a distanza di pochi mesi, la visita in Uzbekistan del presidente Sergio Mattarella. Durante queste visite sono stati firmati cinque accordi di cooperazione, che spaziano dall'esenzione dall'obbligo di visto per i passaporti diplomatici allo sviluppo dell'istruzione pubblica, della scienza, della tecnologia e dell'innovazione, oltre a settori come lo sport e la formazione del personale diplomatico.
A Tashkent, con il suo eccezionale patrimonio di edifici brutalisti, sorprende vedere, girato l’angolo, il moderno edificio vetrato dove ha sede la Turin Polytechnic University in Tashkent (TTPU), nata da un accordo siglato nel 2009 con il Politecnico di Torino. Cresciuta nel solco del rinnovamento e del rafforzamento della cultura tecnico-scientifica promossa dalle istituzioni uzbeke, è stata la prima università straniera a stabilirsi in Uzbekistan. Ora, con oltre 1.500 laureati in quindici anni e 60 docenti del Politecnico di Torino coinvolti annualmente nelle attività didattiche, conta più di 2.000 studenti iscritti ai corsi di doppia laurea.
In un contesto geopolitico complesso, segnato dalle tensioni in Medio Oriente e dalla crisi in Ucraina, l'Uzbekistan emerge come un partner strategico per l’Italia. La collaborazione si estende a settori chiave come l'energia verde, lo sviluppo industriale, il tessile, il sostegno all'export e gli investimenti tecnologici. Di recente, si è parlato della creazione di un centro della moda italo-uzbeko in Uzbekistan. Durante incontri in Ucraina, Fictor Slennikov, rappresentante dell'impresa italiana CNA e presidente di CNA Federmoda, insieme ad Antonio Franceschini, ha sottolineato l'importanza di diversificare le relazioni commerciali, con particolare attenzione alla cooperazione con l'Uzbekistan nel campo delle piccole e medie imprese.
Torino sembra essere l'anima gemella di questo paese. Un’altra storia che lega la città sabauda con la Via della Seta è quella del brand Beltepà, nome di un quartiere popolare alla periferia di Tashkent. Una famiglia di Torino, trasferitasi a Tashkent per lavoro, ha scoperto l'artigianalità uzbeka di eccellenza e l'ha sposata con il design italiano. Andrea De Marchi, professore in quiescenza della facoltà di Ingegneria Elettronica del Politecnico di Torino, è stato rettore del campus di Tashkent dal 2014 al 2017. Seguendolo, sua moglie Antonella e parte della famiglia hanno stretto amicizia con molte donne locali che producono seta partendo dal baco allevato in casa. La tecnica Ikat, con piccoli telai di legno, permette di creare strisce di stoffa uniche, utilizzate per realizzare capi disegnati con gusto italiano. Il marchio Beltepà utilizza materiali locali come l'adras (seta ikat) e il bakhmal (velluto di seta), oltre ai suzani, tipici arazzi ricamati. Sono circa settemila le aziende che operano nel settore tessile in Uzbekistan, creando il 4,7% del PIL del paese.
La crescente attenzione per il design italiano è testimoniata da iniziative come "Italia Geniale", curata dall'ADI Museum e organizzata dall'ambasciata a novembre 2023 presso la Casa della Fotografia di Tashkent, e "Il Gusto del Design Italiano", organizzata a maggio, che ha presentato oggetti di design italiano legati alla cucina. In concomitanza con l'Italia Design Day a Tashkent, è stato stipulato un accordo tecnico tra l'Agenzia ICE e l'Agenzia per il patrimonio culturale per la creazione di un centro italo-uzbeko per il restauro a Bukhara, basato su accordi già raggiunti durante le visite di alto livello del 2023. Il centro avrà come obiettivo principale la condivisione delle metodologie e delle competenze della scuola italiana per promuovere lo sviluppo del settore del restauro in Uzbekistan.
Storicamente, l'Italia non è stata molto attiva nella regione dell'Asia centrale rispetto ad altri paesi europei come Francia, Germania e Stati Uniti. Le relazioni tra Italia e Russia, sempre molto buone, hanno influenzato i rapporti italiani con i paesi dell'Asia centrale e i frequenti cambiamenti di governo in Italia hanno reso difficile portare avanti una politica estera ampia e coerente. Eventi come l'integrazione europea, il ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan nel 2009, la "primavera araba" del 2011 e la crisi migratoria hanno ulteriormente complicato le relazioni con i paesi orientali. Dal 2016, però, il contesto geopolitico è cambiato. La guerra tra Ucraina e Russia ha mostrato la necessità di un nuovo sistema di relazioni internazionali, con i paesi occidentali che hanno imposto sanzioni alla Russia, isolandola. Questo ha spinto l'Italia a rivedere la sua politica estera e a cercare nuovi mercati, come l'Asia centrale, dove l'influenza della Cina è in crescita. Il governo italiano guidato da Giorgia Meloni, salito al potere nel 2022, sta portando avanti una politica estera volta ad aumentare l'attività italiana nella regione.
L'Uzbekistan e l'Asia Centrale, grazie alla loro demografia e alle abbondanti risorse minerarie, saranno cruciali per ridurre la dipendenza dell'Italia e dell'Europa dalla Cina, soprattutto nell'ambito della transizione energetica. I dati demografici sono impressionanti: attualmente il paese conta 35 milioni di abitanti, con una previsione di crescita a 50 milioni entro il 2030. L'economia è in espansione: nel 2020, l'Uzbekistan è stato uno dei pochi paesi a registrare una crescita economica e le stime per il 2023 indicano un aumento del 5,3%.
Un elemento fondamentale è la ricchezza mineraria dell'Uzbekistan. L'economia, dominata da grandi gruppi industriali prevalentemente statali, è fortemente orientata all'estrazione mineraria, che costituisce l'80% della produzione. Il paese è il secondo produttore di oro e uranio dell'ex Unione Sovietica e il terzo per gas naturale e rame. La transizione energetica passerà inevitabilmente attraverso queste risorse, non solo per il nichel e il cadmio, ma anche per il rame e l’acciaio.
Il governo uzbeko sta cercando di diversificare l'economia. Ciò si traduce in una crescente domanda di macchinari, prodotti e partner italiani. Ad esempio, nel settore agricolo c'è un bisogno urgente di tecnologie per ottimizzare l'uso dell'acqua, dato che le infrastrutture sovietiche sono ormai obsolete. Inoltre, il settore del gas offre progetti multimiliardari in cui le imprese del Nordest, con la loro esperienza e tecnologie avanzate, possono giocare un ruolo significativo.
Alcune imprese italiane sono già attive in Uzbekistan, come il gruppo Danieli, che ha realizzato un grande impianto metallurgico a Bekabad, al confine con il Tagikistan, destinato alla produzione di acciai laminati a caldo. Oltre alle grandi industrie, ci sono opportunità anche per le piccole e medie imprese del Nordest.
È notizia recente la sigla di un accordo significativo tra O'zbekiston Temir Yòllari JSC, le ferrovie dell'Uzbekistan, e Arsenale S.p.A., società italiana di ospitalità di lusso, per lo sviluppo di un treno di lusso “made in Italy” che opererà nel Paese dell’Asia Centrale a partire dalla fine del 2026. Il progetto, sviluppato sotto l'egida del ministero degli Investimenti, dell'Industria e del Commercio, prevede la realizzazione di almeno 13 carrozze con 38 cabine, capaci di ospitare 66 passeggeri, che collegheranno quattro località principali: da Tashkent, passando per le celebri moschee e mausolei di Samarcanda, fino a Bukhara, centro storico dei traffici mercantili lungo la Via della Seta, e Khiva, nota per la sua parte murata Itchan Kala, patrimonio dell'umanità UNESCO dal 1990. Il turismo è un settore chiave per l'Uzbekistan, che ha visto una crescita significativa con oltre 6 milioni di visitatori nel 2022, principalmente da Russia ed Europa, secondo il Centro Studi di Eurasia e Mediterraneo.
In questo scenario, è evidente come l'Uzbekistan stia emergendo non solo come un partner strategico per l'Italia, ma anche come un hub vitale per l'intera Asia Centrale. La crescente cooperazione tra i due paesi promette di aprire nuove opportunità, non solo in termini di commercio e investimenti, ma anche di scambio culturale e tecnologico, segnando l'inizio di una nuova era nelle relazioni bilaterali.
Nonostante le dominazioni, le distruzioni e le ricostruzioni, l’Uzbekistan ha saputo mantenere inalterata l'essenza della sua storia millenaria e non sembra per nulla geloso del suo polveroso splendore. Un paese giovane, multietnico e multireligioso, ancora in parte inesplorato, che ha già compiuto passi imponenti per aprirsi al mondo, non senza le sue ombre, sia in campo economico che in quello dei diritti. Un paese che è già tra le mete top, pronto a stupire e affascinare chiunque abbia il desiderio di scoprirlo.
Alice Marini