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L'Italia delle persone di buon cuore chiede a Mattarella un utile ripensamento

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Il sistema Draghi - sentire tutti, discutere con le componenti partitiche dell’alleanza e poi decidere da solo - è stato efficace per ottenere la garanzia dall’Europa sui contributi a fondo perduto e sui prestiti agevolati. Il primo obiettivo richiesto da Mattarella a nome del Paese è stato centrato. Il secondo – la vittoria sul virus – è quasi raggiunta. Se non avverranno intemperanze, soprattutto giovanili quando le aperture saranno progressivamente ampliate fino alla eliminazione, avremo la vittoria. Non sarà totale, ma una tantum. Come la classica influenza, purtroppo però assai più temibile, il Covid, varianti comprese, ci inseguirà ogni anno. Dovremo difenderci con i vaccini. Ne avremo a sufficienza, in quanto, affrontata la fase drammatica, le cui code sono ancora in atto e temibili, vi sarà una distribuzione capillare nelle farmacie. Potranno anche essere inoculati dai medici di famiglia. Questi ultimi sono rimasti inoperosi nella pandemia, perché diventati fabbricanti di ricette, con l’invio dei mutuati ai pronti soccorso ed alle Asl per visite specialistiche o analisi di laboratorio.

La medicina di territorio è stata smantellata, privilegiando quella ospedaliera. La figura del medico di famiglia, descritta in molte narrazioni anche commoventi e poetiche nostrane e russe, è stata presente in modo particolare nella nostra provincia. Nelle vallate alpine si trovano ancora medici che si occupano della quasi totalità dei residenti. In Valle Maira il mitico Salsotto è stato un esempio di dedizione, sensibilità e capacità. Altri, come a Busca Ernesto Francotto, non solo curavano le malattie, ma portavano ai malati, con i medicinali, cibi, zucchero, farina.

Molte situazioni patologiche non avrebbero potuto essere curate con la sola medicina se il paziente era debilitato. Non accettavano compensi, che non avrebbero potuto essere pagati, se non con ulteriori rinunce a beni essenziali. Ricordo a Busca Vincenzo Pollani, della cui amicizia sono onorato. Eccezionale diagnostico, con uno sguardo rassicurava i pazienti, soprattutto della collina ed anche montagna - il Comune è molto vasto -, i quali temevano, dopo essere stati costretti solo dai dolori a chiamarlo, di dover lasciare la casa per l’ospedale. "Non dovrai andare in ospedale - li rassicurava, se la cosa non era grave - ma dovrai prendere le medicine che ti ho portato", talvolta anche il cibo.

Per gli anziani di allora, l’ospedale appariva il luogo senza ritorno, se non nelle quattro assi. Se si trattava di fratture - frequenti le cadute dagli alberi e con i mezzi meccanici - la cosa era diversa. L’ospedale appariva indispensabile. Gli ospedali ora, anche prima del virus, erano troppo affollati. Talvolta il Pronto soccorso è impegnato in piccoli inconvenienti che un tempo venivano sistemati dai farmacisti. Peraltro, i familiari non potrebbero assistere malati in casa, per gli impegni di lavoro e la totale carenza di competenza parainfermieristica un tempo frequente. Un giusto equilibrio fra sanità di base ed ospedaliera non guasterebbe.

Ci troviamo alla vigilia delle riforme: pubblica amministrazione, fisco, giustizia, digitalizzazione, sanità. Le vuole l’Europa: è il mantra ricorrente. È vero: le vuole perché noi, come bambini incoscienti e disubbidienti, non siamo stati finora capaci, a nostro danno ed a causa della nostra ignavia, litigiosità politica e frequente disonestà e corruttele varie a realizzarle. Per molti, varie mafie comprese, va bene così. Non serve cambiare. Prosperano e si espandono come un cancro. È il Paese intero a soffrire per l’incapacità dei governanti ed il disinteresse di troppi governati a sopportare disagio, sborsare quattrini, ingrassare disonesti. Gli utilizzatori del disordine economico, dell’evasione fiscale cronica, dei familismi ad ogni livello, non nutrono preoccupazione. Va bene così. Chi sta bene non si muove. I loro emissari nei vari partiti fanno faticare coloro che tentano il cambiamento.

Non essendoci capaci nocchieri a governare la nostra barca, l’Europa ora materna e generosa e non più matrigna come fino a ieri descritta dalla destra, ci ha promesso la miliardata, evitandoci di finire in fondo al mare. Alla condizione però, essenziale ed inderogabile, della realizzazione delle riforme al completo e nei termini fissati. Gli acconti, salvo quello iniziale, saranno versati a stato di avanzamento, come da sempre avviene nell’edilizia pubblica e privata. Da Salvini - subito dopo però con prudente retromarcia - è stato ventilato che, quando Draghi salirà al Colle, se le vedranno loro le riforme.

Le bandierine politiche sulle riforme non le vuole mettere, perché scontenteranno parecchi: quasi tutti gli interessati al cattivo funzionamento. Coloro che vorrebbero tutelata la pigrizia nel lavoro, le esasperate tutele sindacali, i guadagni esentasse, gli allergici al pagamento di tasse e imposte, allo Stato ed agli enti locali. Per contro, tornerebbero a chiedere a gran voce amnistie per i reati tributari e condoni di ogni tipo. Nelle nostre carceri non vi sono condannati per reati tributari. È il paradiso per ogni tipo di delinquenza, poiché si va in carcere solo se con una condanna definitiva superiore a quattro anni. Al di sotto, a raccontare barzellette ai vecchietti nelle case di riposo, alla berlusconiana.

Per ottenere i quattrini europei e contestualmente ultimare le riforme, la presenza di Draghi alla presidenza del Consiglio dei ministri appare indispensabile. Le posizioni dei partiti sono sempre diametralmente opposte tra di loro. Le difficilissime mediazioni sono affidate a Draghi, che rappresenta il Paese, è al di sopra di ogni sospetto collusivo, non è attendista come Conte, ma pragmatico. Con un governo diverso, votato da un Parlamento formato da partiti e partitini in lotta perenne tra loro ed alla ricerca di consensi, non si concluderebbe nulla, come è sempre avvenuto. Soprattutto per giustizia e fisco mai si è trovato un accordo.

Per la pubblica amministrazione, oltre alle bandierine di partito, vi saranno quelle dei sindacati, che spesso hanno guardato più alla tutela ad oltranza di indifendibili assenteisti o protestatari a prescindere, che a risultati che conciliassero le esigenze dei lavoratori assistiti, con il necessario funzionamento economicamente gestibile di aziende pubbliche e private. Per evitare il rischio di un blocco irreversibile delle riforme e la conseguente perdita dei finanziamenti europei, pare indispensabile chiedere a Mattarella di rimanere in carica - rieletto - ancora fino alle prossime elezioni politiche, consentendo così al governo Draghi di concludere la difficile opera. Da quanto esternato, Mattarella non pare troppo disponibile in tal senso, ma si potrebbe sperare in un ripensamento. Anche così, sarebbe difficile realizzare le riforme richieste dall’Europa: non per carenza di tempo, che sarebbe più che sufficiente, ma per la quasi inconciliabilità delle posizioni delle forze politiche. Alcune delle quali, come la Lega, si atteggiano a governare e a contestare, per piantare le famose bandierine su ogni provvedimento, magari assunto all’unanimità.

Se non drizzeremo in tempo la barca, il Paese non si riprenderà dalle conseguenze della crisi del 2008 e dalla batosta del virus. I pessimisti ricordano che il nostro Paese viene definito ingovernabile, caratterizzato come nazionalmente anomalo e ribelle ad ogni provvedimento. È vero che siamo scarsamente affidabili in politica, disonesti con il fisco.

Napoli - pesantemente indebitata da sempre, ora con più di cinque miliardi di passivo nel bilancio - non riesce neppure a trovare un sindaco "non suicida". La carica apicale nei comuni non è più appetibile, se si considerano gli infiniti rischi che si correranno, sia per la custodia di edifici comunali, che per la tutela della salute e dell’ordine pubblico locale. Inoltre, arriveranno quotidianamente, ai primi cittadini delle grandi città, denunce o minacce o disaccordi politici che occuperanno la maggior parte del tempo.

Ricordando Platone, qualcuno ha il dovere di amministrare e già nella Grecia classica, gli avversari politici non mancavano, con rischi non solo di carcere all’italiana, ma dimissioni forzate o esecuzioni capitali. Però, non solo per consolarci ma perché è la realtà, siamo sempre stati un grande popolo. Anche oggi con italiani all’onore del mondo in tutti i campi, ci distinguiamo, con una caratteristica esclusiva: il buon cuore e l’umanità. 

Piercarlo Barale 

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