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L'informazione e l'altra faccia della pandemia: peggio del Covid c'è solo la resa di fronte alla tragedia

ALBA

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BRUNO MURIALDO - L'informazione a piene pagine ci racconta come si muore di Covid. Ci descrivono i sintomi e le avvisaglie, insomma tutti gli ingredienti per terrorizzare una società in affanno. Ci descrivono gli infermieri in tuta bianca che ci osservano con indulgenza, la campane di vetro nelle quali potremmo essere rinchiusi. Un quadretto niente male per il momento che stiamo attraversando.

Sarebbe necessario un po’ di buon senso e intelletto per raccontare l'altra faccia di questa epidemia, rivelando come si può sopravvivere al Covid: una diffusione che non ci porterà tutti in un letto d'ospedale e nemmeno ad essere intubati e dimenticati. Perché non raccontare come ci possiamo difendere? Quante sono le probabilità di non essere contagiati? Dare alla società civile una cura speciale, la fiducia e la capacità per superare questo tempo. C'è bisogno di aspettative. Oltre il Covid c'è il desiderio di andare oltre, senza perdere la fede nel lavoro e nel futuro che arriverà, che lo vogliamo o no.

Esiste un male ancora peggiore della pandemia ed è la resa, capitolare davanti a questa tragedia. Ecco che la penna del becchino dovrebbe lavorare per rendere reattivo chi è depresso, stimolare le istituzioni ad essere vicino ad un'economia sfiduciata. Un vaccino efficace come il coraggio e la speranza valgono più di un racconto dell’orrore. Di questo deve tenerne conto l'informazione, quando si immerge nel male e negli effetti di questo tempo.

Bruno Murialdo

 

 

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