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L'esule istriana Luciana Rizzotti di Bra, testimone preziosa e infaticabile della tragedia delle foibe

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - "Le onde si infrangevano sulla poca sabbia e sui ciottoli con un movimento lento. In quel momento eravamo anche noi come loro: povere onde in cerca di una spiaggia. Abbracciai con lo sguardo quell'acqua azzurra, mi sarebbe mancata più d'ogni cosa". In queste poche parole di Luciana Rizzotti, tratte dal suo libro “ISTRIA 1945- 1956. Il grande esodo”, pubblicato a cura dell'amministrazione di Bra, si racchiude il dramma di una giovanissima profuga istriana. Luciana Rizzotti nasce nel 1937 a Cittanova d'Istria, città che fu costretta ad abbandonare, e intraprendere con la sua famiglia un lungo viaggio, tra sofferenze, umiliazioni ed amarezze, per approdare finalmente a Bra dove, ben accolta, risiede ancora oggi.

Luciana racconta: “Era il 26 agosto del 1954, quando salimmo sul camion costretti ad abbandonare il paese e tutto ciò che possedevamo: la casa, e il frutto di anni di lavoro. Si infrangevano così i miei sogni e le mie speranze di diciassettenne, stavo andando incontro ad un futuro pieno di incognite. Mentre ci allontanavamo dal nostro paese, vidi mio padre piangere e quando provai a consolarlo mi disse: “Piango di gioia perché mi sento finalmente un uomo libero. Adesso non parliamone più!”. C'era solo voglia di dimenticare!

“Invece, cosa ti ha spinto a raccontare la tua storia di esule?”.

“Fu quando, qualche anno fa lessi un articolo in cui, un negazionista delle foibe affermava che attorno a questa vicenda non c'era del vero, così mi decisi a rilasciare un'intervista allo stesso giornale. Ne scrissero ben due pagine. Da quel momento, ripensando a tutto ciò che con la mia famiglia avevamo patito, sentii il bisogno di fare chiarezza sulla persecuzione verso gli italiani e il successivo feroce eccidio delle foibe”.

Luciana porta con disinvoltura i suoi 86 anni, non demorde e non si risparmia, è testimone preziosa e infaticabile, partecipa alle ricorrenze ufficiali del Giorno del Ricordo e, con pacatezza, racconta agli studenti delle scuole quelle atroci vicende. Induce quelle giovani menti a riflettere sulla disumanità che produce la violenza, l'odio e, attraverso toccanti episodi, trasmette l'umiliazione, la sofferenza, e la crudeltà subite da una popolazione che nell'immediato dopo guerra mondiale cercava di ricostruire la propria esistenza. Invece, da quel momento, iniziava il dramma che produsse il grande esodo.

“Hai raccontato ai tuoi nipoti la tua storia di esule?”.

“Sin da piccoli, omettendo i particolari più cruenti. Cominciarono ad interessarsi leggendo il mio libro sul grande esodo, apprendendo così, che quell'importante periodo storico non rientra nemmeno nei programmi scolastici. C'è ancora chi non conosce neppure il significato della parola foiba! Così hanno sposato la mia causa, e mi accompagnano alle commemorazioni ufficiali per sostenermi, ma soprattutto per divulgare la storia delle foibe ai loro coetanei. L'anno scorso alla cerimonia ufficiale ha partecipato anche mio nipote Samuele, invece quest'anno è stata la volta di mia nipote Martina, che con la tesi del diploma sulla mia storia, ha vinto il Premio Giovani di un concorso letterario".

Luciana parla a voce bassa e nel suo sguardo leggo tanta amarezza. E' molto portata per la scrittura, si esprime in prosa e in versi, partecipa e vince importanti concorsi letterari. Spiega: “Scrivo perché fermo i miei pensieri entrando in un mondo tutto mio, in cui si attenua il mio dolore, perché non si può dimenticare!”.

Una breve ricostruzione storica redatta da Luciana Rizzotti.

Tutto ebbe inizio nel 1918 quando l'Italia, una volta vinta la prima guerra mondiale, secondo gli accordi, l'Istria fu annessa al territorio nazionale. Il fatto suscitò il malcontento delle popolazioni slave che abitavano in alcune zone all'interno dell'Istria, a cui era stato sottratto il territorio. Questo malcontento rimase vivo negli anni e nel1945, dopo la ritirata dell'ormai sconfitta Germania nazista, le truppe iugoslave e subito dopo le truppe angloamericane, nel maggio del 1945 occuparono Trieste per diverse settimane. L'Istria è stata da sempre una terra contesa e, per risolvere la questione della frontiera italo-jugoslava, a Parigi fu stipulato un trattato di pace temporanea, che sarebbe rimasto in vigore fino ad una decisione definitiva sull'assegnazione dei territori. Il trattato sanciva la nascita del Territorio Libero di Trieste, che suddivideva l'Istria in due contraddistinte aree: la zona A, comprendente Trieste e Muggia, che era sotto l'amministrazione angloamericana, mentre la zona B, comprendente i territori compresi tra Capodistria e Cittanova, veniva invece assegnata alla Jugoslavia. Il suddetto trattato è stato firmato il 10 febbraio 1947, data che verrà decisa come ricordo delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Durante la suddivisione dei territori alcune città furono divise: Gorizia, per esempio, fu tagliata a metà e molte famiglie si ritrovarono con la cucina in Italia e la stanza da letto in Jugoslavia, mentre altre anche solo per pochi metri perdevano addirittura la casa, o il campo coltivato in campagna. Tutti i cittadini venivano controllati rigidamente e rigorosamente in ogni loro movimento, specie nelle città divise in due. I confini si delinearono definitivamente il 10 novembre 1975, con il trattato di Osimo, decretando quindi il passaggio alla Jugoslavia dell'Istria.

Fiorella Avalle Nemolis

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