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L'emergenza delle maree "nere" e dell'inquinamento nella mostra di Mario Giammarinaro a Bra

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - "La sintesi del mio lavoro l'ha espressa con brevissimi versi l'amico eco-poeta Massimo D'Arcangelo, presente anche in mostra. Il mare è il posto dove abbandonare ciò che i nostri occhi non vogliono guardare"

Inizia così l'artista nel raccontarsi e mentre mi accompagna nelle sale scopro che, non per niente, il titolo dell'allestimento è “Paesaggi inquieti". L'impatto è potente, la scenografia accurata e le tele materiche penetranti gridano l'urgenza poetica di Mario Giammarinaro.

Cosa ha scatenato in te l'urgenza di proporre la “scomoda” tematica ambientale sulle mareggiate e le maree nere?

“La mia presa di coscienza è maturata nel 2002 con le immagini della petroliera Prestige che si spezzava in due tronconi, dando il raccapricciante spettacolo di quella marea di petrolio che usciva e si allargava sempre più avvolgendo cormorani, pesci e tutto il resto. Da quel momento è iniziato il mio percorso sul tema ambientalistico, non facile e complicato. Nei trent'anni vissuti a Pralormo ho coinvolto anche i ragazzi attraverso laboratori d'arte svolti nelle scuole, ragionando sul rispetto verso il paesaggio e verso la natura. Ho collaborato a lungo con Gaetano Capizzi, scomparso recentemente, fondatore e direttore del Festival CinemAmbiente a Torino. Con mio figlio ho realizzato i due video “A due chilometri da casa” in cui riprende e commenta i tanti rifiuti abbandonati nel percorso fino al Roero, e “L'uomo e il cancro del pianeta”, ambedue i video sono stati proiettati al Blah Blah di Torino insieme a CinemAmbiente".

Come dai vita alle tue mareggiate?

"Mi rifugio a Chialamberto in Val di Lanza, raccolgo radici, semi, bacche, legni erosi, solo materiali organici, gli stessi che si trovano al mare, escludo la plastica perché troppo banale, e li elaboro per creare le mareggiate, immergendoli in resine e colle da legatoria che, sciolte a caldo, induriscono il materiale simulando il petrolio. Porto anche figure fuori dalla tela, invadendo lo spazio dei visitatori con pinguini, pesci, anatre coperte di catrame. Simulo i paesaggi inquietanti di mareggiate e maree nere, la gente deve prendere coscienza che il mare ci restituisce gentilmente tutto ciò che vi gettiamo dentro".

Descrivere l'allestimento di “Paesaggi Inquieti” sminuisce la potenza dell'impatto e del coinvolgimento emotivo, privo così degli sguardi e dei linguaggi che, Mario Giammarinaro, accompagnato dalle poesie dell'eco-poeta Massimo D'Arcangelo, propone con importanti riflessioni e poderoso talento artistico. Nonostante tutto alzando lo sguardo sopra la massa oleosa, scura e impregnante, nelle tele in alto si manifesta una natura vibrante, dove il cielo si colora di azzurro, di tramonti rosso fuoco e di albe rosate. La speranza è che la mano umana che distrugge la natura diventi mano che accarezza.

Mario Giammarinaro è nato a Torino nel 1951. Vive e lavora a Moncalieri. Allievo di Filippo Scroppo ai corsi del nudo all'Accademia Albertina di Torino e di Roberto Bertola alla Scuola di Arti Grafiche “Vigliardi Paravia”. Per trent'anni ha svolto la professione di grafico.  Il suo è un viaggio attraverso resine, plastiche e colle da legatoria, affascinato sempre dal rapporto con la materia, conosce anche quella che l'artista ama definire “la poetica del silenzio”. Da tempo lavora su temi ambientali, dalle maree nere alle mareggiate alle terre fossili, tra pittura, scultura e installazioni.

La mostra dura fino al 26 maggio a Palazzo Mathis di Bra, in piazza Caduti Libertà 20. Orari: lunedì, martedì, giovedì: 9-12,30 / 15-18 / mercoledì, venerdì 9-12,30 / sabato, domenica 9 - 12,30. 

Contatti: mario.giammarinaro@alice.it. Approfondisci il suo lavoro QUI

Fiorella Avalle Nemolis

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