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L'artista Feny Parasole di Bra che ha avuto il coraggio di liberare l'anima nella sua arte

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Sulla pagina d'arte "Amici di Daniele Radini Tedeschi" per il concorso Artista da Copertina 2020 noto la stupenda scultura in gres fine porcellanato, con base in travertino, titolata "Libero l'anima", e riconosco la braidese Feny Parasole, artista poliedrica ed eclettica. Feny Parasole è nel mio studio a raccontarsi.

Feny, ci siamo perse di vista...

"Vero, ma io non ho dimenticato la tua risposta, di circa trent'anni fa, a una mia domanda che mi ha aperto la mente!"

Addirittura! Per ricordarlo a distanza di tanto tempo...

"A tredici anni già cliente assidua del tuo negozio Map di oggettistica a Bra, ogni volta sceglievo i "Pupi" in gres dell'artista fiorentino Chicchi Fabbrini, quei capolavori di marionette realizzate e dipinte a mano. Ci fu quella volta che scelsi il "Pupo", anche se non era adatto alla persona alla quale era destinato. E chiesi, proprio a te il motivo della mia incontenibile attrazione per quelle specialissime marionette, così minute, ma con un'anima così grande da tenere tanta compagnia".

"Tesoro, non c'è nulla di sbagliato in te - mi spiegasti - anzi, sei una persona creativa, apprezzi già la bellezza dell'artigianato artistico. Sai scegliere".

"Quindi, non ero sbagliata! Trovai un escamotage: a tutti regalavo i Pupi, ma li accompagnavo con un biglietto che spiegava il mio sentire nei loro confronti: il Pupo divenne il mio messagero. Siete stati fondamentali, tu, come don Casetta dei Picchi di Cherasco, professore di piscologia e filosofia, e altre persone speciali divenute nel tempo gioielli preziosissimi nello svelarmi la mia identità di creativa, filosofeggiante, concettuale, per prenderne man mano coscienza. Infatti, il critico d'arte Vittorio Sgarbi, nel catalogo artisti italiani, mi ha classificata: dalla figurazione al concettuale. L'avevo già capito a quattordici anni, ma solo di pancia, e prima che questa si mettesse in sintonia con la testa, siamo arrivati ad oggi".

Quando hai incontrato Sgarbi sul tuo percorso artistico?

"Nel 2013 Vittorio Sgarbi mi selezionò per il Salon des Refusés, manifestazione che fu creata da Napoleone Bonaparte per dare visibilità ad artisti ingiustamente rifiutati alla biennale di Venezia. Fui premiata, il mio quadro sulla natività lo entusiasmò tanto da attraversare la sala per stringermi la mano e dirmi: "Bravissima!". In seguito, di passaggio a Cherasco, entrò nel mio negozio: osservò con molta attenzione le mie opere, ed io, pronta a sentirmi dare della capra, mi domandai se veramente apprezzasse le mie opere, o se semplicemente quel giorno fosse di luna buona. A vedere da come le osservava, occhiali sulla fronte, quasi col naso sulla tela, mi accorsi che davvero gli piacevano. E di lì in avanti, presa coscienza di me, è stato tutto un susseguirsi di avvenimenti. Ho partecipato a numerose manifestazioni in tutta Italia".

Feny, fammi un breve accenno delle principali.

"Certo: alla centrale idroelettrica a Trezzo sull'Adda con critico d'arte Giorgio Grasso; al progetto “L'isola che c'è” a Palermo, con Paolo Levi. Ho partecipato ad un fantastico circuito di mostre nelle chiese più importanti della capitale; a Milano all'ex Fornace al "Festival del nuovo Rinascimento". Poi è arrivato l'invito per la triennale di Roma, e su richiesta ho inviato le foto delle mie opere "neutre", quelle che mi rappresentano nel profondo, quando, sofferente, circondata dal mio visssuto chiassoso, ho maturato questa intimità del silenzio e del non colore. Nel 2018 ho ricevuto il "Premio alla carriera" a Montecitorio, con questa motivazione: "Feny Parasole: Quando la fantasia e il talento confermano un percorso illuminato (Prof. Gianni Dunil 19 ottobre 2018) grazie". Puoi immaginare l'emozione provata".

Quindi la svolta è avvenuta dal 2013?

"Sì, grazie ai giudizi favorevoli e concordi di tutti i critici che ho incontrato: Vittorio Sgarbi, Giorgio Grasso, Paolo Levi, Giuseppe Di Bella. E' venuto il momento, prima di morire, di rischiare la via dell'arte, me lo devo di essere come sono. E poi vada come deve!

Spiegami del concorso Artista da Copertina 2020 su Facebook, che ha attirato la mia attenzione.

"Sono iscritta al concorso postato sulla pagina Facebook del critico d'arte Daniele Radini Tedeschi, organizzato con la società Start, per scegliere fra i primi 15 più votati sulla pagina un artista vivente contemporaneo a cui assegnare, a titolo gratuito, la copertina dell'edizione 2020 dell'Atlante dell'Arte Contemporanea De Agostini".

La Feny di fronte a me è ormai donna, madre di tre figli, eppure leggo ancora nel suo sguardo domande ancora senza risposta. L'artista, riconosciuta come tale da critici importanti, ne gioisce, sì, ma sempre con stupore, quasi con incredulità: è semplicemente accaduto perché ha avuto il coraggio di liberare l'anima, proprio come il titolo della sua opera.

Fiorella Avalle Nemolis

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