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L'artista di Sampeyre che crea vetrate per chiese ed edifici: l'ultima opera di Erica Agazzani

MONTAGNA

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ANTONELLA GONELLA - La cappella della Casa diocesana albese a Sampeyre, in provincia di Cuneo, da qualche giorno esibisce due nuove vetrate: realizzate da Erica Agazzani, in arte EricaClock, sono state ultimate e posizionate in tempo per il Natale. Rappresentano, rispettivamente, una riproduzione del Duomo di Alba (voluta dal parroco don Tony Tarabra) e una maternità, donata dall’artista. La Madonna con bambino, in particolare, sembra racchiudere un augurio per le festività ormai alle porte ed è perfetta esemplificazione di una manifattura antichissima e misteriosa. Bisogna essere pittori e maestri vetrai per riuscire nell’impresa di catturare la luce e il colore, nel non facile equilibrio tra un’immagine fatta per durare e il materiale fragilissimo che la compone: una magia nota a chi frequenta il laboratorio di ErikaClock, a Sampeyre, dove montagna e natura finiscono impresse sulle lastre colorate.

La lavorazione segue regole immutate nei secoli e rimanda ai vetri cattedrali, parte integrante dell’architettura devozionale oltreconfine. Come i materiali usati, di provenienza americana o veneziana. Alcune tessere vengono poi realizzate mediante l’utilizzo di vetri francesi soffiati a bocca, secondo una tecnica in uso fin dal 1200. Solo così si ottengono la consistenza e l’opalescenza necessarie per ricreare veri e propri quadri trasparenti. Si parte dal disegno su carta, riprodotto in vetro mediante la creazione di un vero e proprio mosaico, molato e assemblato, fino alla posa. Niente piombo, per unire le tessere, ma resine e un sapiente dosaggio degli spazi pieni e dei vuoti, per favorire al meglio la permeabilità della luce.

Questione di lavoro, talento e pazienza. Oltre ad una costante ricerca: la Madonna con bambino in fasce di Sampeyre è ispirata dalla vetrata “Vierge à l’Enfant” realizzata da un’altra signora del vetro, Brigitte Loire, sorella del più noto Jacques, titolare di uno dei più antichi e famosi laboratori vetrai di Chartres. Ma c’è molto anche di Erica Agazzani in quest’opera, in cui traspare l’affetto per un luogo, la Valle Varaita, scelto come sede di lavoro e residenza: la maternità, esemplificata dalle linee avvolgenti del mantello, si esalta in un trionfo di blu e oro. Un gioiello di dimensioni ridotte (80 per 90 centimetri), esposto a sud, così da godere appieno della luce solare che, attraverso la vetrata, inonda la cappella.

Non è la prima volta per quest’artista che ha disseminato le vallate cuneesi di frammenti di luce colorata: qualche anno fa dalla bottega di via Roma sono uscite le vetrate per la chiesa della borgata Durandi, come quelle della chiesa della Crusà, sempre a Sampeyre, gioiello dell’arte barocca che custodisce la volta affrescata dal pittore Francesco Agnesotti: gli antichi vetri, in gran parte mancanti o provati dal trascorrere del tempo e dalle intemperie, sono stati sostituiti da vetri francesi conformi agli originali. Un’attenzione in più, nel rispetto della storia dell’edificio e dello spirito della devozione della valle, per un restauro filologicamente corretto e di alta qualità che restituisce alla comunità un’opera pronta ad affrontare il tempo.

Creare vetrate per chiese, edifici pubblici e privati significa far parte dei luoghi, in un dialogo continuo tra tradizione e modernità: nella bottega-laboratorio di via Roma, a Sampeyre, si realizza un po’ di tutto, ma sempre con un occhio attento alla ricostruzione storica. Così nascono orologi, quadri, lampade e oggettistica. Tante sono le ordinazioni da tutta Italia e dall’estero, grazie alla rete internet e al blog che racconta produzioni e idee (ericaclock.blogspot.com): segno che anche da qui, a 976 metri di quota, il dialogo con il mondo è vivissimo e continuo. In ogni creazione si riconosce la mano dell’artista e l’attenzione per i dettagli, frutto di lunga esperienza e di una formazione artistica dal sapore internazionale, con tappe prima in Inghilterra e poi in Francia.

Erica Agazzani si è specializzata a Londra presso il City Lit Art Polytechnic, al fianco di David Wasley allievo di John Piper, e poi all’Università di Chartres con la guida di Jean-Dominique Fleury. Tante sono anche le mostre e le collaborazioni artistiche eccellenti, basti citare il sodalizio con l’indimenticato Tino Aime. Poi le esposizioni a Sauze d’Oulx, Roma, Altare, Firenze, perché la conoscenza va condivisa: a questo servono i laboratori in cui trasmettere alle nuove generazioni un sapere che è manualità, ma soprattutto talento e arte, mai divisi da una forte presenza identitaria e territoriale.

Una visita alla bottega a questo punto è quasi d’obbligo: resterà aperta tutti i giorni fino all’8 gennaio (chiuso il 25 e 31 dicembre e l’1 gennaio) con il seguente orario: dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30; continuato il sabato e la domenica.

Antonella Gonella 

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