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L'antichissimo culto del "Roumiage" e mostra a Sancto Lucio de Coumboscuro

MONTAGNA

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C’è chi, generazione dopo generazione, scioglie ogni anno al proprio santuario un antico voto di ringraziamento della famiglia e della comunità. Il coinvolgimento e l’affezione ai luoghi e ai santi è da sempre sentimento personale nelle terre piemontesi. Date precise, feste di devozione, incontri ai santuari. Così da mille anni e prima ancora, chissà"

Il Roumiage ("pellegrinaggio") che domenica 14 luglio si rinnova a Sancto Lucio de Coumboscuro, in provincia di Cuneo, si rifà anch’esso ad un culto antico alla Vergine Addolorata, portata dai monaci del Puy-en-Velai (centro Francia) installatisi in valle Grana nel priorato di Santa Maria della Valle e nel vallone di Coumboscuro da più di mille anni.

Domenica si parte con la messa alle 15 e il Roumiage con le soste ai piloni. Qui parroci e laici commenteranno i Misteri Gaudiosi. La particolarità dell’incontro è caratterizzato dall’uso delle lingue locali delle valli cuneesi di radice provenzale e pianura piemontese. Un impegno in piena assonanza con il messaggio di Papa Francesco, diffuso in particolare nel viaggio in Messico: là il Santo Padre ha promosso con forza l’uso delle lingue indigene ed approvato il testo della Bibbia e del Messale nelle lingue delle comunità del Chiapas (Tseltal, Ch’ol e Tsotsil).

Domenica al Centro di Documentazione provenzale di Sancto Lucio de Coumboscuro (ore 17) apre anche la mostra d'arte estiva "Louénchour – Lontananze" di due artisti montanari, Tino Aime e Sergio Unia, che si incontrano nella terra di Sergio Arneodo

È dagli anni settanta che il piccolo centro di Coumboscuro promuove una rassegna d’arte estiva. L'appuntamento si riconferma anche per il 2019 come evento di rilievo, poiché a Santo Lucio saranno presenti i due grandi artisti: Tino Aime (appartenente ad un famiglia di pastori di Roaschia) e Sergio Unia (famiglia contadina della frazione Assunta di Roccaforte Mondovì) propongono al visitatore una scelta di opere tra le più significative in una fitta trama di echi, rimandi, rifrazioni.

Tino Aime è il cantore dei silenzi e della gente che abita le altezze. La sua carriera dopoguerra in poi è stato un crescendo che lo ha portato alla notorietà e gli ha permesso di distinguersi per l’originale creazione grafica e illustrativa, sino alla produzione delle “finestre”, dove i quadri sono incorniciati da vere finestre in legno delle baite alpine, creando una profondità ed una aderenza prospettica e paesaggistiche di grande originalità.

Sergio Unia è un artista che rifugge da ogni vacua sperimentazione e conosce bene il saldo e concreto mondo della montagna fatto non solo di paesaggi incantati, ma di dura fatica quotidiana come la sua nel laboratorio per rendere testimonianza alla bellezza. I due artisti sono posti in un continuo dialogo-raffronto scandito in sezioni tematiche: musica, giochi, maternità, acqua, gente nostra, bambini, bambini e animali, leggerezza, eleganza.

La giornata si concluderà con una “marendo se l’ièro”, merenda sull’aia con “pan bagnà”, “somo d’ai” e balli tradizionali.

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