MONTAGNA
CUNEO CRONACA - Teatre Coumboscuro, regia di Francesco Segreti: PAIS – Sergio Arneodo / Cesare Pavese - SOLITUDINI E ESISTENZE. Anteprima a Coumboscuro lunedì 6 gennaio alle15.
Il Teatre Coumboscuro nasce negli anni 60, quando Sergio Arneodo, allora maestro elementare nella piccola scuola di Sancto Lucìo de Coumboscuro, decide di riprendere l’antica tradizione provenzale dei “nouvè” (cantiche natalizie), affidandole ai bambini. Il Maestro capisce subito il forte impatto che questo tipo di rappresentazioni può avere e comincia a scrivere delle brevi scene che accompagnano le canzoni, prima in italiano e poi a “nosto modo” in provenzale cisalpino, fino ad arrivare, con un continuo e graduale lavoro alla produzione di lavori teatrali sempre più complessi, sovrapponendo alle strutture teatrali e letterarie già percorse, tematiche – ancora oggi attuali - maggiormente sentite: emigrazione, abbandono della montagna, problematiche ambientali a seguito dello sviluppo edilizio e dello sfruttamento turistico di massa della montagna, e come ultima conseguenza i drammi, sia intimi che familiari, che queste situazioni inevitabilmente provocano.
Dal 2011 in accordo con il Centre Prouvençal, il TeatreCoumboscuro e Francesco Segreti hanno adattato diversi temi mettendo in parallelo gli scritti di Sergio Arneodo a quelli di autori di fama mondiale: Fernando Pessoa con la solitudine dell’uomo in mezzo alla moltitudine e quella di fronte alla durezza della montagna, William Butler Yeats con la poetica comune legata alla ricerca di una sintonia con la natura più aspra, Charles Ferdinand Ramuz con l’aspetto più familiare e comunitario della vita in montagna, Samuel Beckett – nonostante le notevoli differenze di pensiero religioso e filosofico – legato alla parola come ricerca di un essere superiore.
PAIS – La creazione 2025
Lo spettacolo prodotto dal Teatre Coumboscuro per il 2025 è nato da una delle numerose serate di proiezioni di “Darreire l’ourisount”, in cui durante il dibattito dopo il film, si parlava dell’idea di “paese” citando la famosa frase di Cesare Pavese. Così il 6 gennaio prossimo a Sancto Lucìo verrà proposta la prima di un lavoro in divenire. L’idea drammaturgica non è quella di riproporre semplicemente l’interpretazione dei testi, ma di utilizzarli per mostrarne l’attualità attraverso gli occhi di un giovane che è il personaggio principale, colui che a sua volta vede la terra abbandonata.
I 2 scrittori sono messi a confronto attraverso le loro produzioni in prosa e lirica. Necessariamente al centro il senso di appartenenza e penetrante ispirazione dei luoghi di nascita e di vita: per Pavese la collina e le Langhe, per Arneodo la montagna e il suo retroterra di civiltà provenzale alpina.
Paesaggi e orizzonti qui si accumulano. Le descrizioni dei paesaggi e la loro sospensione nel silenzio, avvicinano inesorabilmente i due autori, che da questa apparente immobilità dei luoghi, trovano l’ispirazione più intima per dialogare con il presente e il futuro. Perché il concetto di “paese” racchiude per vocazione l’ancestralitàdi un luogo e allo stesso tempo motivano lo sguardo teso al domani, personale o comunitario che sia. Tensione che nella trasformazione letteraria diventa abbraccio e descrizione di paesaggi, ma soprattutto tensione emotiva ed esistenziale. Qui si inserisce la forza dei volti, delle vite passate nell’incessante defluire delle stagioni, la penetrante ed essenziale filosofia contadina che nell’uomo di Langa e nel montanaro delle vali alpine si trova infissa nella graniticità, l’immobilità del tempo e allo stesso tempo la forza consolante del destino dell’uomo sempre alla ricerca, sempre teso oltre l’orizzonte. Che sia dosso di collina o cima di monte.
“Me raubè ren la couturo derrièro, la man que semeno, la féobanudo, lou Deiniàl dins l’escartoun…” – “Non rubatemi l’ultimo campo, la mano che semina, la pecora cornuta,
il Natale nella borgata…” nel lirismo di Arneodo il paese si fa borgata e gregge, terra arata che attende semina e germogli, Natale di rinascita… Ispirazioni letterarie vissute e parallele che in Pavese - nei vari periodi ispirativi – ritornano ciclicamente e mettono l’autore a nudo difronte alla forza delle primitive ed immutabili certezze della terra, delle radici. Un eco mai sopito che in “La luna e i falò” divampa più che mai nel desiderio di una patria, di appartenere ad una terra “Un paese di vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”.
Si tratta di uno sforzo importante questa nuova produzione del Teatre Coumboscuro. Un prova di particolare impegno per il regista Francesco Segreti, che si pone oggi tra i più titolati nella rilettura attualizzata dell’opera del poeta provenzale e dello scrittore piemontese.
L’iconografia dell’evento attinge dalla produzione dell’artista Tino Aime, che nella sua feconda produzione di una vita di lavoro ebbe modo di affiancare il poeta di Coumboscuro e per molte stagioni illustrò la Langa ed i luoghi pavesiani. Sua la suggestiva acquaforte scelta come immagine della produzione teatrale. Bruno Murialdo è l’autore delle immagini dei paesaggi e dei volti della Langa pavesiana.
La seconda parte dell’evento prevede il concerto “Nouvè de gersi”, dedicato al repertorio tradizionale musicale dei Nouvé / canti di Natale tra Piemonte e Provenza.
L’evento è promosso da Coumboscuro Centre Prouvençal incollaborazione con la Fondazione Cesare Pavese e l’Associazione Tino Aime
S. Lucio de Coumboscuro – Monterosso Grana - Lunedì 6 gennaio – ore 15. Ingresso gratuito, sino a esaurimento posti.
Info: Coumboscuro Centre Prouvençal – info@coumboscuro.org – tel. 0171.98707 - 328.6039251