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Ceva dedica un museo al "re del bosco": inaugurato primo lotto nell'ex convento dei Cappuccini

MONDOVì

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CUNEO CRONACA - Per Ceva e gli appassionati di funghi (che dal 1962 organizzano la Mostra, divenuta poi nazionale) era un sogno accarezzato per decenni: creare un museo dedicato al “re del bosco”, che avesse valenza scientifica, didattica, turistica, gastronomica e promozionale per il territorio. Del quale il fungo è una specificità, frutto di una biodiversità e un micro-sistema assolutamente particolari, che assicurano una presenza di specie diverse fuori dal comune. Dunque, come accade quando ci si impegna e si crede fortemente in un progetto, ecco che il Gruppo Micologico Cebano “Rebaudengo-Peyronel”, con la completa collaborazione del Comune e la fiducia di alcuni altri finanziatori (Fondazione Crc, Fondazione Crt, Banco Azzoaglio, Regione e Gal Mongioie), è arrivato a concretizzare quel sogno. Sabato 14 settembre 2024, infatti, in occasione della 63° Mostra nazionale del Fungo, cui hanno presenziato le Aree Protette Alpi Marittime, è stato inaugurato il primo lotto museale.

La sede è quella dell’ex convento dei Cappuccini, chiuso dal 2012, che la Provincia regolare dei Frati Cappuccini del Piemonte ha donato al Comune (insieme con la chiesa che fa parte del complesso). Il primo step è consistito nel recupero e nella valorizzazione del giardino conventuale, che dal 2021 è stato trasformato nel giardino botanico intitolato a frate Francesco Maria Bono: ne fanno parte l’antico frutteto dei religiosi, gli orti didattici per gli alunni delle scuole, la piantumazione di una quarantina di diverse essenze arboree autoctone (ricostruite attraverso una ricerca di filologia botanica dell’area) e legate al mondo del fungo, gli angoli della flora tipica del territorio, il prato per la sopravvivenza delle api, il pergolato dell’uva, l’”incubatoio delle piantine”, il “piccolo giardino delle piante grasse” e il roseto (con una ventina di specie certificate). La cura del giardino botanico, così come quella del “chiostro delle erbe” (intitolato al professor Riccardo “Dado” Luciano, esperto del settore) allestito l’anno successivo nel chiostro del convento, è portata avanti con impagabile passione dai volontari, soci del Gruppo Micologico.

Quest’anno, poi, il primo lotto del “Museo in divenire”, com’è stato battezzato l’allestimento al piano terreno del convento (un edificio fondato nel 1577, dalla storia controversa e più volte rimaneggiato). Sotto la continua verifica della Soprintendenza, sono stati eseguiti lavori strutturali, progettati dall’architetto Lorenzo Ferro Forte, quindi l’”idea diventata finalmente realtà” porta la firma degli esperti della Officina delle Idee di Torino, coordinati dall’architetto Diego Giachello. Si tratta della parte multimediale del Museo. Si accede attraverso l’ex passo carraio (recuperato), sul quale campeggia l’insegna con il logo della struttura. Passando per l’”aiuola di San Francesco” si entra nell’area desk, che porta al bookshop, ma soprattutto ai maxi schermi. Su uno è proiettata un’immagine di Ceva antica, tratta da un quadro originale del 1638 (donato dai marchesi Pallavicino alla Città e custodito in originale nel palazzo comunale), sull’altro una riproduzione della veduta di Ceva (a colori) del Theatrum Sabaudiae (1682), il cui originale si trova nell’Archivio Storico di Torino. Due monitor corrispondenti propongono un video con la storia della città e del complesso dei Cappuccini e le riprese della città effettuate con un drone.

Il corridoio, con vista sul chiostro delle erbe, presenta a sinistra la “Linea del tempo”, con i fatti salienti e curiosi accaduti nel mondo, in Italia e a Ceva dal 1962 (anno della prima Mostra micologica) al 2024. Su un monitor finale la Linea proseguirà online, dal 2025: ora racconta le varie fasi del cantiere. A destra, invece, una scelta delle locandine promozionali che hanno caratterizzato la Mostra del Fungo e la vita del Gruppo Micologico: come quelle del 1972, dedicata al primo convegno nazionale di micologica che si svolse in città, alla presenza del ministro Romita, oppure del 1987, anno del primo convegno nazionale di tartuficoltura.

Si giunge, poi, alla sala multimediale, che accoglie alle pareti sette monitor. I video, che vengono lanciati uno dopo l’altro, in sequenza, riguardano il benvenuto del Gruppo Micologico (1), che cosa sono il bosco e i funghi (2-3), la Mostra di ieri con immagini d’epoca (4), la Mostra oggi (5-6) e il Museo che sarà. Sulla parete di fondo, un altro schermo gigante sul quale, in modo molto suggestivo, si alternano le immagini, a velocità accelerata, della crescita di alcune specie di funghi.

Il “Museo che sarà” – va detto – perché il secondo lotto (al primo piano del convento) dovrà accogliere nelle ex celle dei frati le sale didattiche, storiche, con le collezioni, le essenze arboree, i microscopi, le riproduzioni di cucina, bosco e angolo del trifolao. Ma questa è un’altra storia, perché il Gruppo Micologico e il Comune ripartiranno al più presto, alla ricerca delle nuove risorse necessarie a proseguire e completare l’opera. “L’aver inaugurato il primo lotto, nel quale tanto abbiamo creduto, è motivo di orgoglio, anche se si tratta del primo step – sottolinea Giorgio Raviolo, presidente del Gruppo Micologico Cebano -. Ma l’entusiasmo è tanto e l’allestimento è stato apprezzato. Dunque speriamo che il plauso per il lavoro svolto finora si trasformi ancora una volta in sostegno concreto”.

Per visite: rivolgersi direttamente al Gruppo Micologico (gmc.ceva62@gmail.com). Per il mese di ottobre 2024 aperture ogni domenica, dalle 14 alle 18, ingresso libero.

(Foto D. Giachello - tratta dalle Aree Protette Alpi Marittime)

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