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Imprese cuneesi meno ottimiste: costo dell'energia e inflazione lasciano poco spazio di manovra

CUNEO

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CUNEO CRONACA - Dopo tre anni di rimbalzi post-Covid, sostenuti da misure fiscali e monetarie senza precedenti, e da un boom del settore delle costruzioni, l’Italia si avvia verso una crescita bassa se non stagnante. Il buon andamento del primo trimestre aveva diffuso ottimismo, ma la manifattura è ferma in un contesto di rallentamento globale, mentre i servizi ancora tengono, soprattutto quelli legati al boom immobiliare che si sta sgonfiando. La tendenza nazionale trova riscontro nell’indagine congiunturale, realizzata a settembre tra le aziende del sistema confindustriale piemontese, che tiene conto delle valutazioni di quasi 1.200 imprese manifatturiere e dei servizi. I dati raccolti confermano il quadro di raffreddamento del clima di fiducia già iniziato a giugno, con indicatori in regresso per produzione, ordini ed export. 

Se scendiamo a livello provinciale, le circa 270 imprese associate a Confindustria Cuneo che hanno preso parte all’indagine di previsione per il quarto trimestre 2023 esprimono valutazioni più caute rispetto alla scorsa rilevazione, ma il clima di fiducia risulta ancora favorevole, sebbene alcuni indicatori, come livelli di attività, ordini totali ed export, registrino decisi segnali di frenata sia nel manifatturiero che nei servizi. “Per il quarto trimestre le imprese cuneesi mostrano un raffreddamento delle attese, sebbene in misura più contenuta rispetto a quanto si rileva a livello nazionale – fa osservare il presidente di Confindustria Cuneo Mariano Costamagna –. Il manifatturiero registra una nuova battuta d’arresto dopo quella di giugno, anche se i saldi in generale sono ancora positivi e i dati a consuntivo in tenuta. Tornano negative, invece, le valutazioni sulle vendite all’estero, mentre si mantengono elevate le attese sull’occupazione. Si mostra sempre elevato il tasso di utilizzo delle risorse a fronte di una sostanziale stabilità nella propensione ad investire che interessa un quarto delle aziende intervistate. Nei servizi, le aspettative degli imprenditori frenano in modo più marcato rispetto alla manifattura, ma gli indicatori anche in questo caso sono ancora favorevoli”.  

A preoccupare gli imprenditori piemontesi è il marcato aumento dei prezzi di materie prime, energia e trasporti, con indicatori in regresso per produzione, ordini ed export. Ma non ci sono segnali critici anticipatori di una vera e propria svolta recessiva. “In un momento di grande incertezza dei mercati europei e non solo – commenta Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte – l’83,3% delle imprese piemontesi rilevate con la congiunturale prevede di mantenere o aumentare i propri livelli produttivi. Il 94,3% prevede stabilità o crescita dell’occupazione. Partendo da questi dati non sorprende che l’utilizzo degli impianti resti all’80%. Un quadro congiunturale quindi robusto, come certificato dalla Banca d’Italia che ha valutato a bassa vulnerabilità il nostro sistema regionale, ma su cui dobbiamo vigilare: l’andamento economico di Germania e Francia, nostri primi partner commerciali, avrà degli effetti. Gli imprenditori piemontesi però sono resilienti e lo confermano gli investimenti che continuano. Costo dell’energia e inflazione, che non scende nonostante il rialzo dei tassi, lasciano al Governo poco spazio di manovra sul bilancio pubblico sui temi che stanno più a cuore agli imprenditori, a cominciare dal cuneo fiscale. Ma interventi a sostegno dell’innovazione e della twin transition, insieme al Pnrr, possono portare a superare questa congiuntura, che arriva dopo 12 trimestri di crescita”. 

 

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