MONTAGNA
GUIDO OLIVERO - Colorata di nero e di blu mare è la regina della mia cucina, da ottobre ad aprile. Quando è troppo in forma non puoi starle vicino perché ti brucia. Come ben avete intuito è la mia stufa, che mi tiene compagnia a partire dai primi freddi d’ottobre e poi in inverno non solo mi tiene compagnia, ma mi regala calde serate dove alla giusta distanza, su una vecchia e comoda poltrona, mi godo il tepore di solito con un buon libro tra le mani. Ma queste righe che vi vado a regalare non riguardano una vicenda dove la mia stufa è la protagonista.
No, il vero protagonista di questo lieve racconto è invece un passerotto che per riscaldarsi qualche giorno fa si è appollaiato sul bordo del camino ed ha perso l’equilibrio ed è precipitato prima dentro la canna fumaria e dopo parecchi metri è finito nella mia stufa. Il volo sicuramente l’avrà stordito un po', e meno male che la stufa era spenta altrimenti non vi avrei raccontato questa storia perché la fiamma l’avrebbe arrostito in un baleno.
Però, a stufa spenta, il povero uccello dopo il pericoloso volo lentamente s’è ripreso. Io per puro caso ero in casa ed ho cominciato a sentire strani rumori che provenivano dalla stufa. Lì per lì non riuscivo a capire cosa fosse accaduto. Anzi ad onor del vero pensavo che quegli strani rumori provenissero dal giardino. Preso da altri rumori mentali collegati ad una pessima giornata di lavoro mi dimenticai degli strani rumori. Ma il pomeriggio successivo, risentendo quei rumori, capii che provenivano dalla stufa.
Con fare sospettoso mi avvicinai alla porticina con l’oblò posizionato sul davanti della stufa. Dalla finestrella assai sporca di fuliggine non vidi nulla ma i rumori continuavano a farsi sempre più premurosi. Non riuscii subito a capire che li dentro ci fosse finito un qualcosa di vivo e cominciai a pensare quale diavolaccio di animale si fosse infilato nella stufa. Subito mi spaventai e pensai che ci fosse finito li dentro un topo, ma i rumori provenivano dal basso e dall’alto della camera di combustione.
Ora, considerato che un topo non vola e nemmeno salta, scartai l’ipotesi del topo di campagna che si fosse infilato nella mia stufa. Va da sé che la mia idea si fece unica, cioè lì dentro c’era finito un uccello. Ascoltando attentamente il rumore capii che era legato ad un battito d’ali disperato. Capito ch’era un uccello e forse di piccola taglia, cominciai subito a ragionare su come farlo uscire dalla strana prigione ed evitare che cominciasse a volare nella mia cucina. Pensare ad un uccello che vola nella cucina tutto sporco di fuliggine m’impressionava non poco e poi mi avrebbe lordato tutte le pareti di nero ed in più per la paura mi avrebbe fatto la cacca ovunque.
Però, qualcosa dovevo fare e pensai che non avevo molto tempo a disposizione altrimenti il povero uccello lì dentro sarebbe morto di crepacuore. Scartai l’idea di parlargli e preso il coraggio ed il rischio di vedermelo svolazzare tutto nero nella mia cucina spalancai la grande porta che da sotto la pantalera e con calma ferma aprii lentamente la porticina. Lo vidi di spalle appoggiato su un residuo di legna appoggiato sul fondo. Non si muoveva, era immobile e mi feci l’idea che non avesse capito che volevo salvargli la vita.
Mentre pensavo a cosa avrei potuto fare per fargli capire che era libero, lui si girò di scatto ed in un secondo attraversò in volo perfetto tutta la cucina e uscì dalla grande porta finestra. Con lo sguardo lo seguii fino oltre il giardino e capii ch’era un uccello di piccola taglia, un passerotto dal piumaggio forse marroncino che la fuliggine aveva reso indecifrabile.
Guido Olivero