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Il nipote 17enne al fianco della nonna, esule istriana, nel Giorno del Ricordo a Bra

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - E' nella gelida mattina di venerdi 10 febbraio, a Bra, nella piazza dedicata, che Luciana Rizzotti, esule istriana, come ogni anno commemora il Giorno del ricordo, la tragedia delle foibe e l'esodo giuliano dalmata.

Quest'anno c'è una novità: ad accompagnarla il nipote 17enne Samuele Raimondo, per affiancarla e sostenerla durante la testimonianza. Luciana porta con disinvoltura i suoi 86 anni e, da anni, non si sottrae alla dolorosa narrazione di profuga istriana, fuggita dal suo paese per essere accolta, dopo varie peripezie a Bra, in provincia di Cuneo, dove risiede ancora oggi.

"Quest'anno – spiega Samuele - è la prima volta che partecipo alla commemorazione del 10 febbraio. Ci tengo ad intervenire con un breve sunto per fare chiarezza sugli accadimenti, che hanno prodotto l' incresciosa persecuzione verso gli italiani e il successivo feroce eccidio delle foibe".

Tua nonna ti ha raccontato la sua dolorosa storia di esule?

“Certo, sin da piccolo, ma aveva omesso i particolari più cruenti. Da quando è uscita la prima edizione del suo libro “Istria 1945 - 1956. Il grande esodo”, leggendo quelle pagine, ho incominciato ad interessarmi. Conosciuta la verità, per voce di mia nonna, sui fatti nei minimi dettagli, mi ha colpito che anche nei paesi balcani fossero accaduti tali efferati fatti, di cui si conosceva ben poco”.

Il motivo per cui oggi affianchi tua nonna nella testimonianza?

“Oltre all'affetto che mi lega a lei, mi spinge fare chiarezza, per quello che posso, su un periodo storico di cui si sa poco. Esiste, addirittura, chi non conosce neppure il significato della parola foiba. Infatti, questo periodo storico non rientra nei programmi scolastici. Manca tutta la storia istriana, come quella del boom economico, della rivoluzione del sessantotto, di tangentopoli, del periodo del terrorismo. In sostanza scolasticamente la storia si ferma al 1948”.

Questa è la breve ricostruzione storica di Samuele: “Tutto ebbe inizio nel 1918 quando l'Italia, vinta la prima guerra mondiale, secondo gli accordi, al territorio nazionale fu annessa l'Istria. Il fatto suscitò il malcontento delle popolazioni slave, a cui era stata sottratta la penisola. La situazione non subì alcuna variazione per anni e nel 1945, dopo la ritirata dell'ormai sconfitta Germania nazista, le truppe jugoslave e, subito dopo, le truppe angloamericane, nel maggio del 1945, occuparono Trieste per diverse settimane. L'Istria è stata sempre una terra contesa e per risolvere la questione della frontiera italo-jugoslava, si stipulò a Parigi un trattato di pace temporaneo, mantenuto in vigore fino alla risoluzione definitiva sull'assegnazione dei territori. Il trattato sanciva la nascita del Territorio Libero di Trieste, che suddivideva l'Istria in due contraddistinte aree: la zona A, comprendente Trieste e Muggia, che era sotto l'amministrazione italiana; mentre la zona B che si riferiva ai territori compresi tra Capodistria e Cittanova, fu assegnata alla Jugoslavia. Il trattato fu sancito il 10 febbraio 1947, data divenuta in seguito la “Giornata del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano – dalmata. La suddivisione dei territori creò situazioni paradossali, come il caso di Gorizia e di altre città divise a metà, quando molte famiglie si ritrovano con la cucina in Italia e la stanza da letto in Jugoslavia; come quando gli abitanti, per pochi metri persero la casa o il proprio campo coltivato. Tutti i cittadini, soprattutto nelle città divise in due parti, furono soggetti a rigidissimi controlli e spiati in ogni loro movimento. A poco a poco, le attività commerciali passarono automaticamente di proprietà dello stato, senza alcun rimborso ai legittimi proprietari. I confini si delinearono definitivamente il 10 novembre 1975 con il trattato di Osimo, decretando quindi il passaggio alla Jugoslavia dell'Istria.”

Luciana Rizzotti, non si risparmia: nella giornata di venerdi 10 febbraio, al mattino presenzia a Bra, nel pomeriggio ad Alba e la sera a Cherasco. “Quest'anno – spiega - racconto della nostra permanenza al campo profughi di Opicina, dove ci assegnarono container con letti a castello, destinati a donne e bambini e separati dagli uomini. Fu una sistemazione provvisoria, infatti dopo due mesi, uscì un bando per spostarsi da Trieste verso altre regioni: scegliemmo Bra, dove nel 1954 fummo ben accolti, tanto che da allora vi risiedo con la mia famiglia. Iniziava così la nostra nuova vita".

Luciana Rizzotti è nata nel 1937 a Cittanova d'Istria, città che ha dovuto abbandonare nei primi anni di gioventù. E' scrittrice, si diletta a scrivere versi e a dicembre 2022 con il racconto “Ricominciare” ha vinto il primo premio del concorso Prosa e Poesia, a cura della famija Vinovèisa di Vinovo.

Le onde si infrangevano sulla poca sabbia e i suoi ciottoli con un movimento lento. In quel momento eravamo anche noi come loro: povere onde in cerca di una spiaggia...”. In questi pochi versi si racchiude il dramma di una giovanissima esule.

Fiorella Avalle Nemolis 

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