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Il mistero dell'Apocalisse: incontro con Luca Pedroli al monastero di San Biagio di Mondovì

MONDOVì

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CUNEO CRONACA - Libro anomalo e provocatorio, quello dell’Apocalisse: affascina e sconcerta insieme. È sempre stato, e tutt’oggi rimane, certamente un testo non facile da accostare a causa del linguaggio simbolico che utilizza, ma anche un testo che ha nel tempo esercitato il suo inesauribile fascino su generazioni di credenti, sostenendo la speranza dei perseguitati con il suo messaggio sovversivo e ispirando, con immagini potenti che ancora oggi attraggono, a volte turbano e costantemente interrogano, poeti, artisti e visionari. Si pensi che già Gerolamo, che tradusse in lingua latina le Scritture ebraiche senza affidarsi alla relativa versione greca nota come Septuaginta, dice che il libro dell’Apocalisse “ha tanti misteri quante sono le sue parole”. Da parte sua, Lutero confessa che il suo “intelletto si rivela insufficiente” per il libro dell’Apocalisse che si caratterizza fortemente per la sua predilezione per immagini attinte dai libri biblici del Primo Testamento e rivestite di una valenza simbolica attraverso la quale ci si può relazionare con il mistero di Dio. C’è chi sostiene che l’Apocalisse (22 capitoli, 405 versetti) contiene, pur in assenza di citazioni esplicite e dirette, non meno di 300 riferimenti a testi veterotestamentari. Ma vi è anche chi ritiene che tali riferimenti siano oltre un migliaio.

E’, pertanto, un’occasione irripetibile quella di sabato mattina 14 giugno (ore 9,30-12,30), quando, al monastero di San Biagio di Mondovì, avremo la possibilità di essere guidati nella decodificazione dell’Apocalisse da Luca Pedroli, presbitero della diocesi di Vigevano (Pv) e docente stabile del prestigioso Pontificio Istituto Biblico dell’Università Gregoriana, uno dei più apprezzati esperti di questo libro neotestamentario ininterrottamente scandagliato da quando è comparso verso la fine del primo secolo d.C.

Relazionando sul tema “L’Apocalisse non è una vera apocalisse”, il prof. Pedroli dimostrerà che il libro dell’Apocalisse non annuncia la “fine del fondo”, ma esorta tutta l’umanità a sognare e a costruire “cieli nuovi e terra nuova” dove a trionfare sarà la giustizia e la pace.Abbiamo rivolto al prof. Pedroli alcune domande sull’argomento che svilupperà nel corso del suo intervento, ma anche sul servizio prezioso che, come profondo e appassionato conoscitore delle Sacre Scritture, presta generosamente a favore delle chiese locali.

Perché l’Apocalisse, un testo non facile da accostare a motivo del linguaggio simbolico utilizzato, è da lei ritenuto un libro di grande attualità che ci offre un efficace modello di lettura della storia e un’intensa esperienza di chiesa? L’Apocalisse è un testo squisitamente pasquale. È il testo che ci porta a contemplare in tutta la sua bellezza quello che Cristo ha fatto di tutti noi, con la sua morte e resurrezione: ha fatto di noi la sua sposa amata.

Questo comporta una lettura della storia decisamente improntata alla fiducia e alla speranza: la storia infatti si rivela come storia di salvezza, come luogo di esperienza di Dio e del suo amore, di cui veniamo rivestiti proprio come una veste nuziale. Questo ne costituisce anche l’attualità: nei frangenti in cui si avverte maggiormente il peso della prova, della fatica e ci si sente confusi e disorientati, magari anche sfiduciati, l’Apocalisse ci ricorda che siamo sempre nelle mani di Dio e che quello che ci attende è il cielo.

Senza anticipare troppo il contenuto della sua relazione, ci può dire in poche parole in chi o in che cosa si potrebbe oggi scorgere la “bestia” contrassegnata dal numero “666” di cui ci parla il cap. 13 del libro dell’Apocalisse?

La cifra “666” costituisce una codificazione simbolica. Come tale, va interpretata nel suo contenuto, senza però attribuirle una identificazione univoca. Si può cercare di intendere quello che rappresentasse per la Chiesa che sta all’origine di questo scritto. Poi però ogni comunità cristiana di ogni tempo è chiamata a chiedersi a chi può essere applicato di volta in volta questo simbolo, nel proprio contesto specifico. Questo lascia intendere che oggi, nello stesso momento, potrebbe avere diversi rimandi, a seconda della situazione che si sta vivendo. Lo stesso vale anche per tutte le altre figure simboliche che vengono presentate nel testo: la Chiesa è chiamata a porsi in un atteggiamento di continuo discernimento, così da coglierne il valore intrinseco e applicarlo al proprio vissuto.

La prima delle “sette beatitudini” contenute nell’Apocalisse dichiara “beati coloro che leggono, ascoltano e custodiscono le parole di questa profezia” (Ap 1,3). Ci può indicare tre “cose” che ogni comunità parrocchiale dovrebbe fare perché la Bibbia – che contiene la Parola di Dio - possa essere frequentata in abbondanza e con assiduità da ogni credente?

Già la Domenica della Parola, istituita da Papa Francesco, ci ha posto nella direzione giusta. La prima cosa sta senz’altro nel collocare la Parola al centro della formazione cristiana, liberandola da un mero utilizzo funzionale. Poi sarebbe utile aiutare a comprendere che la Scrittura ruota attorno a tante storie, storie che ci insegnano a riconoscere le tracce della presenza del Signore e della sua azione anche nel nostro vissuto.

In ultimo, sarebbe senz’altro prezioso percepire come la Bibbia non è un prontuario di princìpi e di norme. Più che darci delle risposte, la Parola di Dio suscita in noi delle domande, così che possiamo imparare a sospendere i giudizi e a porci insieme in un atteggiamento di ricerca, in uno spirito di condivisione e di sostegno reciproco.

“Senza dubbio, parlare dell’Apocalisse di questi tempi è di notevole attualità! È un libro sacro e misterioso, che parla di angeli e demoni, visioni celesti e sciagure terrene. Intriga gli spiriti religiosamente più curiosi, gli inquieti e anche i superstiziosi. I più suggestionabili, che corrono spesso il rischio di lasciarsi impressionare da maghi, veggenti e fattucchiere, trovano in quest’opera enigmatica della Bibbia molteplici conferme alle loro ingenue previsioni sulla fine del mondo. Il fatto stesso che per la Chiesa questo libro contenga parole ispirate da Dio ne accresce la capacità di suggestionare gli individui psichicamente più fragili. Non è escluso che anche alcuni cristiani si lascino irretire da interpretazioni subdole dell’opera, propinate loro da loschi figuri!” (Franco Manzi, Il Cavaliere, l’Amata e Satana. Sentieri odierni del Vento nell’Apocalisse, Queriniana, Brescia 2020, p. 7).

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