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Il lavoro stagionale dei braccianti cambia: serve prolungare l'accoglienza anche d'inverno a Saluzzo

SALUZZO

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Anche quest’anno la chiusura del dormitorio PAS (Prima Accoglienza Stagionali) e delle strutture dell’Accoglienza Diffusa nei Comuni di Saluzzo, Lagnasco, Costigliole e Verzuolo ha segnato uno spartiacque rispetto alla situazione dei braccianti nel Saluzzese.

L’importante impegno del Comune di Saluzzo con il PAS si è concluso venerdì 22 novembre, dopo averlo annunciato nelle settimane precedenti sia ai lavoratori sia alle parti datoriali, oltre ai diversi attori del Tavolo di coordinamento a cui partecipa la nostra Caritas.

La chiusura del dormitorio è stata preceduta dallo smontaggio del campo tendato allestito nell’area adiacente a metà luglio, dopo la manifestazione di un gruppo di braccianti provati da lunghe giornate di intemperie.

Il PAS nei mesi di apertura (da luglio a novembre) ha cambiato “disegno” molto spesso: dormitorio, durante l’estate, sia per persone in cerca di lavoro, sia per lavoratori.

Sono sempre stati occupati tutti i 368 posti disponibili e sono stati forniti servizi anche a coloro che non avevano trovato posto all’interno. Da ottobre, con le prime partenze, nonostante la struttura non sia pensata e dunque attrezzata per l’inverno, il numero di persone non è diminuito perché si è assistito ad un costante spostamento di lavoratori dalle tende agli stanzoni interni, in cerca di un riparo dal freddo e dalla pioggia. Questo perché chi rimaneva sul territorio aveva anche nelle prime settimane molto fredde aveva ancora un lavoro.

Rispetto al 2009, quando iniziarono ad arrivare i primi braccianti africani, ormai la stagionalità è quasi ininterrotta. Molti lavoratori, infatti, negli ultimi anni rimangono sul territorio per diversi mesi dopo l’estate.

Una stagionalità prolungata dalle nuove colture come la mela rossa invernale, non a caso chiamata “Crimson Snow”. Si sono prolungate così anche le accoglienze, in particolare il PAS, che però non può rappresentare una soluzione per chi ha un lavoro “non più” stagionale.

Di conseguenza si è prolungata anche l’attività del nostro Presidio che ha continuato nelle ultime settimane di novembre a dare un supporto, in particolare, a circa 120 lavoratori con un ingaggio. 

Questo dato evidenzia in modo marcato il cambiamento di stagionalità nell’agricoltura saluzzese.

LUNGHE GIORNATE DI PRESIDIO

La chiusura del PAS, venerdì 22 novembre, è coincisa con una giornata intensa, lunghissima e faticosa per il nostro Presidio. Già nei giorni precedenti, ma sopratutto nel primo pomeriggio di venerdì 22, ci siamo trovati alle prese con le difficoltà di chi, ad accoglienze quasi tutte chiuse (campus Coldiretti, PAS, area tendata e strutture diffuse in chiusura la settimana successiva), pur avendo un contratto non aveva trovato soluzioni.

Ammassata di fronte al nostro Infopoint, venerdì 22 c’era una fila di zaini e borse, voci e sguardi. Erano tra le 20-30 persone. Alcuni agitati, preoccupati, altri rassegnati. Si percepiva la rabbia mista a smarrimento di chi non aveva un “piano B”. Abbiamo trascorso l’intero pomeriggio, fino a tarda sera, ricevendo una ad una tutte le persone in attesa in corso Piemonte. Ognuno è stato fatto entrare nell’ufficio e abbiamo raccolto con discrezione informazioni sulla sua situazione lavorativa e alloggiativa.

C’erano braccianti senza contratto da mesi, che non avevano chiaro il loro futuro, ma avevano già in tasca un biglietto per Reggio Calabria o Torino, chiedevano informazioni su orari e spostamenti. Uno di loro ha finito per dormire in stazione in attesa del treno il giorno dopo.

La maggior parte, però, non sapeva dove andare. Molti avevano un contratto fino a fine novembre o dicembre. Alcuni avevano terminato di lavorare, ma erano ancora in attesa di ricevere la paga o del rinnovo di un contratto che gli era stato promesso.

In un paio d’ore, quel venerdì abbiamo “mappato” una quindicina di persone in questa situazione. Quel giorno abbiamo raccolto i loro dati, fornito una lista e indicazioni sui dormitori aperti a Cuneo, Savigliano, Torino … alcuni però ci avevano avvisato di essere già colmi: per loro il lavoro viene prima di un tetto.

SENZA UN TETTO, MA CON UN CONTRATTO

Per chi aveva un contratto o attendeva di essere pagato, abbiamo provato a contattare i datori, spiegando la situazione del lavoratore, chiedendo di garantirgli una minima ospitalità o di pagarlo al più presto in modo che avesse i mezzi per acquistare un biglietto e cercare un posto in un dormitorio o raggiungere amici, parenti.

Qualcuno non ha voluto dirci il nome dell’azienda per paura che un contatto da parte nostra mettesse a rischio il suo posto di lavoro o facesse sfumare la possibilità di continuarlo.

Quel venerdì abbiamo accompagnato tre lavoratori con problemi di salute a Casa Madre Teresa, struttura dedicata a persone con questo genere di vulnerabilità, dove i 24 posti letto erano già quasi tutti occupati, 3 lavoratori sono stati fatti entrare negli ultimi posti della Casa di Pronta accoglienza della Caritas gestita dalla Papa Giovanni XXIII, che in inverno accoglie i senza fissa dimora per “l’emergenza freddo”. Altri in tarda serata hanno invece raggiunto conoscenti e amici nei paesi limitrofi e nelle accoglienze ancora aperte.

Ad ogni bracciante che quel venerdì è passato al nostro Infopoint abbiamo lasciato il numero del cellulare di Presidio, che ha squillato tutto il giorno, in caso di emergenze. Alle 23 eravamo ancora operativi, in contatto con i dormitori, con i lavoratori, in auto a fare la spola tra Saluzzo, Savigliano e Comuni, portare qualcuno in stazione a prendere un treno, caricare le biciclette e loro averi chiusi in sacchi di plastica.

Questa lunga giornata di Presidio si è conclusa a notte fonda, confrontandoci sulla situazione e sulle condizioni dei braccianti che abbiamo incontrato per tutta la giornata.

ACCOGLIENZA DIFFUSA: UNA SOLUZIONE A TEMPO DETERMINATO

La settimana successiva, con la chiusura delle strutture dell’Accoglienza Diffusa (aperte dai Comuni di Saluzzo, Lagnasco, Costigliole, Verzuolo e gestite dal Consorzio Monviso Solidale per tutto il periodo della raccolta), alcuni lavoratori sono di nuovo venuti al nostro Infopoint dicendo che non sapevano dove dormire.

Abbiamo contattato anche in questo caso i loro datori, scoprendo che le giornate lavorative rimaste erano poche. Abbiamo invitato i datori a comunicarlo ai lavoratori, chiedendo di retribuirli nel giro della giornata o di pochi giorni in modo da permettere loro di avere i mezzi per partire da Saluzzo. Alcuni avevano contratti ancora per un mese, ma hanno rinunciato, vista la prospettiva di non sapere dove dormire. Altri hanno chiesto una coperta per continuare a lavorare dormendo fuori, ma abbiamo cercato di far capire loro che non poteva essere una soluzione. Alcuni hanno trovato ospitalità presso amici, in pochi casi presso il datore di lavoro.

Ci colpisce che alcuni datori di lavoro, che già lo scorso anno avevano avuto braccianti africani senza fissa dimora assunti tra i loro dipendenti, non siano riusciti a provvedere a sistemazioni dignitose. In quella serata alcuni lavoratori hanno dovuto lasciare la Casa del Cimitero a Saluzzo e andare in una cascina messa a disposizione all’ultimo momento dal loro datore.

Ogni chiusura rappresenta la consapevolezza di aver terminato la stagione avendo trovato, insieme ai partner del Tavolo di lavoro sugli stagionali, un posto, un letto sicuro (senza incidenti, incendi, fratture, pioggia). Per contro, veder partire queste persone, salutarli incrociando il loro sguardo incerto sul futuro, la gratitudine per essersi incontrati, ci lascia con sentimenti contrastanti. Per chi resta, per i lavoratori malati ospiti in Casa Madre Teresa o che stanno seguendo un percorso sindacale o legale, per chi prova a costruirsi un futuro oltre la stagione, con un contratto spesso troppo breve per trovare un alloggio in affitto, continua il nostro presidiare.

Anche quest’anno fare Presidio ha significato incontrare, ascoltare, capire …. in una stagione ormai sempre più lunga.

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