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Il fotografo Bruno Risso chiuderà il negozio e donerà il suo archivio (oggetto di studio) a Bra

BRA

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CUNEO CRONACA - Dal 31 dicembre, passando in via Cavour al numero 61, a Bra, in provincia di Cuneo, non ci sarà Bruno Risso sulla porta del suo studio fotografico: vibranti occhi azzurri, sorriso accogliente, garbato, serio e appassionato professionista, dedito alla sua clientela, sempre ascoltata, accudita e soprattutto accontentata.

Magari sarà in giro per la Langa a scattare quelle foto che avrebbe tanto voluto fare quando il lavoro premeva e non c'era il tempo. Oppure sarà impegnato nella consueta corsa campestre, 12 chilometri al giorno, finalmente con libertà di orario, quello che per oltre 50 anni è stato scandito dall'impegno nel negozio.

Ora, a Bruno e alla moglie Tina Ghiglione attende una nuova vita, si ricomincia con altre priorità, la scelta di vivere ciò che prima non era concesso: libertà. Quella di alzarsi al mattino e improvvisare.

"E' stato durante la prima chiusura per il Covid, a fine febbraio 2020, per oltre un mese costretto tra le mura in casa, che ho fatto il punto sulla mia vita. A 68 anni, quanto tempo ancora mi resta? Dopo 53 di lavoro e ancora in salute, forse era giunto il momento di lasciare. Anche se in piena attività, con clientela affezionata a cui dedicarmi ancora con energia, appunto quell'energia che ormai desidero impiegare in modo diverso. Non mi immaginavo a trascorrere il tempo che mi rimane a tirare su e giù la serranda. Certo, è con me che si conclude la storia dello studio fotografico di Bra, in via Cavour 61. Il primo a varcarne la soglia fu il fotografo Carlo Novara, seguito dal figlio Giovanni, al quale successe il suo aiutante di bottega Beppe Rainero, dal quale rilevai a mia volta l'attività. Quelli furono gli anni del grande lavoro, un fermento soprattutto per le cerimonie".

Com'è iniziata la tua carriera?

"E' stato per puro caso, quando il fotografo Beppe Rainero, in difficoltà a sbrigare tanto lavoro da solo (il suo socio Severino Peroli aveva aperto lo studio in via Principi affiancato da Angelino Fasano), si trovò in tasca il biglietto da visita che mio padre gli aveva lasciato: in caso di bisogno, tieni presente mio figlio Bruno, è giovane ma volenteroso, gli disse. Non ci pensò due volte a chiamare. Così il 1° ottobre del 1968, appena quindicenne, mi presentai nello studio fotografico e ci rimasi fino ad oggi. Senti, a me non interessa che tu spazzi per terra o spolveri, domani ho un matrimonio a Sanfré, vieni con me e impara alla svelta, mi disse Rainero. Con tanta volontà di imparare, nel 1969, a soli 16 anni, feci il mio primo servizio fotografico per un matrimonio, e poiché non avevo ancora la patente di guida, mi accompagnò sul posto lo stesso Rainero. Con i miei 50 anni di lavoro ho raggiunto il traguardo di 1032 matrimoni! Nei primi tre anni mi occupavo dei servizi fotografici, solo quando ne cadevano due lo stesso giorno. Del resto non avevo ancora la patente".

Come sei riuscito a conservare intatto tutto il patrimonio fotografico?

“Vent'anni fa volli assicurarmi che la cantina del negozio, dove conservavo e tuttora conservo l'archivio, fosse sana. Per un anno lasciai in cantina una serie di lastre di scarto e constatai che erano rimaste intatte. In caso contrario, avrei affittato un magazzino per conservarle, non volevo andasse perduto il patrimonio che avevo ereditato dai miei predecessori".

Com'è maturata la generosa proposta di donare il tuo immenso e prezioso patrimonio al Comune?

"Non trovando nessuno che rilevasse la mia attività, mi parve giusto donarlo alla mia città, consegnando al Comune che disporrà del materiale per farne materia di museo".

Come hai conosciuto Giancarlo Cazzin, il giovane che si sta dedicando alla ricerca storica attraverso il tuo infinito archivio fotografico?”

"E' capitato nel mio studio circa tre anni fa quando, per la sua tesi di laurea, stava censendo tutti i fotografi del Piemonte. Tempo dopo, tornò a trovarmi e fu stupito e molto interessato quando scoprì che avevo 1500 scatole di lastre, ma non era al corrente che ognuna conteneva venti lastre. Si è accorto dell'entità dell'archivio quando ci ha messo le mani. Sono in vendita? mi chiese. No, no lo sono. Ho deciso di donare tutto il mio archivio al Comune. Mi guardò sorpreso. Guardi, ho girato tutto il Piemonte e tutti i suoi colleghi, non di Bra, mi hanno chiesto denaro in cambio. Mentre lei, lo regala! Certo, io sono nato a Bra e ci tengo a trasferire tutto il mio patrimonio, in parte ereditato dai miei predecessori, donandolo al Comune. Tutto quanto, dalle macchine fotografiche ai negativi, alle lastre, alle foto. Desidero che nulla vada perso, ma a titolo gratuito, perché è la storia nostra. Il progetto è stato approvato dal Comune, con l'interessamento di Fabio Bailo che si è accordato con Giancarlo Cazzin, ed è iniziato il lavoro di ricostruzione. Inizialmente il materiale recuperato andrà alla Biblioteca civica Giovanni Arpino e in seguito, ottenuta l'approvazione del progetto dalla sovraintendenza delle belle Arti, sarà sistemato al centro museale della Zizzola, a disposizione d tutti gli interessati".

Hai già un'idea del tuo sentire quando per l'ultima volta tirerai giù la serranda?

"Non ci voglio pensare, perché comunque nell'arco di 53 anni una traccia nel cuore me l'ha lasciata. Non lo dimenticherò mai, però desidero superare la nostalgia per entrare in una vita scandita da tempi normali, quelli di ogni pensionato, però con il proposito di dedicarmi al piacere della fotografia, con il giusto tempo per cogliere momenti e immagini suggestive da cogliere in Langa, in montagna, insomma in tanti luoghi a me cari".

“Sono certa che i clienti, incontrandoti, ti ringrazieranno per i momenti speciali in cui li hai ritratti, 1032 matrimoni non sono bazzecole! Senza contare tutte le altre occasioni di festa. Quanti volti, quante storie di vita di Bra e dintorni sono passate dal tuo studio fotografico. Lasci una traccia, un ricordo, un sentimento di affetto che ti seguirà per sempre.

"Inoltre - aggiunge Bruno Risso - ho la passione della corsa campestre, sono circa 36 chilometri alla settimana, sarò libero di scegliere gli orari senza l'impegno di aprire il negozio. Dedicherò anche una parte del mio tempo alla mia cara nipotina. Le giornate piene di impegni mi faranno superare la mancanza del contatto con i miei clienti".

Hai sorpreso tutta la comunità con la tua scelta generosa di donare il tuo preziosissimo archivio fotografico. Tanto che sabato scorso, al palazzo Mathis di Bra, con te presente, è stato illustrato il progetto per salvarlo e metterlo a disposizione della città. Sono decine di migliaia di lastre scattate nel primo Novecento, che grazie al lavoro certosino di un gruppo di volenterosi giovani appassionati di fotografia, e alla tecnologia, trasporteranno ogni singola immagine, dalla lastra al supporto digitale, consentendo di agganciare all'immagine digitale importanti informazioni (l'identità del soggetto, l'anno in cui la foto è stata scattata). Un patrimonio fotografico importante, che attraverso un touch screen, in seguito, sarà a disposizione di tutti quando sarà allestito alla Zizzola.

"Sì, è vero, ma lascio a te il compito di raccontare come si è svolta la presentazione del progetto, eri presente, insieme a tante altre persone, da Fabio Bailo, assessore alla cultura, da relatori come Giancarlo Cazzin, insomma autorità, giornalisti, amici e clienti. E colgo l'occasione per ringraziare tutti, è stata una grande emozione.”

Il bagliore del lampo di una fotografia è un attimo di vita che scorre veloce, quindi resta un'importante testimone storico e affettivo di cui saranno private le future generazioni, se non gelosamente custodito. Quindi, un doveroso e affettuoso ringraziamento va al fotografo Bruno Risso da parte di tutta la città.

Fiorella Avalle Nemolis

(Foto scattata da Fiorella Avalle Nemolis nello studio fotografico a Bra)

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