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Il fascino del Museo di storia naturale Craveri di Bra: tra collezioni e cuore

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Quando si parla di musei, a volte la mente si ferma su ambienti bui e polverosi. Ma non è più così, e non è certo il caso del Civico Museo di Storia Naturale di Bra.

Non solo per l'importanza storica dei suoi fondatori, i Craveri, ma per le sue collezioni, e sopratutto per l'attività scientifica e didattica che il Museo ha svolto e continua a svolgere.

Visitare il Museo Craveri, significa entrare in un mondo inimmaginabile, non solo scientifico, ma affascinante, fosse anche solo per visitare la Sala dei Fondatori, da poco riallestita.

Già all'ingresso dell'edificio si percepisce l'attività che vi si svolge, c'è un continuo avvicendamento di persone che ogni giorno, se ne occupano, per il mantenimento e l'accoglienza dei visitatori.

E, a conferma dell'importanza di questo Museo, e di quanto stia a cuore ai braidesi, è bene sapere che la maggior parte di chi se ne occupa sono volontari.

Così, grazie alla gentilezza di Adalberto Bianchi, presidente degli Amici dei Musei, e di Rino Brancato, coordinatore scientifico del museo, ho il privilegio di visitare con la loro guida la Sala dei Fondatori: Angelo Craveri, iniziatore delle Collezioni, che fu sottosegretario di Stato e consigliere Del Comune di Bra; Federico, primogenito di Angelo, il più completo sotto il profilo naturalistico, ed Ettore grande esploratore, con moltepici interessi.

E' la prima sala che si incontra, con bellissime decorazioni e citazioni patriottiche Liberty, dedicata ai ricordi dei Caduti della guerra 1915-1918, quando faceva ancora parte della sezione Storia.

Ma, questo non toglie fascino al nuovo meticoloso allestimento con le vetrinette dedicate ai Craveri. Ci si perde, tra ritratti, documenti, pubblicazioni, strumenti scientifici, appartenenti ai fondatori.

“Un lavoro di ristrutturazione necessario – spiega Rino Brancato - ormai, le teniche espositive degli anni '70, avevano fatto il loro tempo. Quindi, abbiamo sostituito focopie ingiallite, insomma rinfrescato la documentazione, impostandola come un racconto, più chiaro e in ordine cronologico.”

Nell'ambiente, si respira un'atmosfera raccolta, suggestiva, e al centro della sala troneggia un fiero stambecco imbalsamato, posizionato su una roccia, suo abitat naturale. Un elemento che vuole ricordare lo stemma dei Craveri, le capre rampanti della famiglia Craveri, mentre brucano le foglie dei rami di un albero.

E' un piacevole viaggio indietro nel tempo. Si entra in punta di piedi in un mondo fantastico, affascinante, tra vetrine illuminate, allestite con minuzia, che mostrano meraviglie e raccontano di tre personaggi fantastici: i Craveri. Ne tratteggiano in modo eloquente e ben documentato, la vita dedicata con passione a paziente ricerca, tra scienze naturalistiche, che tracciano anche la storia della fauna e della flora locale; tra vicende geologiche, e sperimentazioni di ogni genere, anche attraverso viaggi avventurosi alla scoperta di nuovi mondi, ma non a scopo turistico,ma bensì a scopo scientifico.

“Nel 1971, iniziò la ristrutturazione del museo con la direzione di Padre Ettore Molinaro, con il ripristino totale delle finalità naturalistiche - commenta Rino Brancato. - Infatti, Edoardo Mosca, succeduto come direzione ad Euclide Milano, (che 1919 ampliò con la sezione Storia e Arte) e appassionato archeologo, aveva privilegiato la parte archeologica, artistica e storica.

Così, le collezioni dei Fondatori, per questioni di spazio, furono conservate all'ultimo piano. Si discusse a lungo, se, con condividere lo stesso edificio per la sezione naturalistica scientifica, con la direzione di Padre Ettore, con quella archeologica storica artistica, diretta da Edoardo Mosca. Si decise infine di separare i due Musei, un po' differenti tra loro.

Così le collezioni di Edoardo Mosca, furono conservate per un certo periodo nelle cantine delle scuole e all'inizio degli anni '80 trovarono la collocazione adeguata nel bellissimo Palazzo Traversa, che venne ristruttarato a tale fine.

Così Padre Ettore Molinaro, potè estendere la collezione Craveri su tutti i piani, con un filo conduttore evolutivo.”
Rino Brancato, mi illustra il percorso storico, che inizia con Angelo Craveri che nel1815, alla nascita del figlio Federico, inizia ad appassionarsi alle collezioni di coleotteri e di uccelli. Ma, ci sono anche collegamenti con personaggi illustri come, Franco Andrea Bonelli,(fondatore del Regio Museo di storia Naturale di Torino) che insegnò ad imbalsamare gli uccelli ad Angelo Craveri”.

Interviene Adalberto Bianchi, ricordando un episodio significativo di Padre Ettore, quando durante il restauro del museo, il 24 novembre del 1977, venne ritrovata sotto il parquet di una sala una bottiglia contenente un messaggio di Ettore Craveri ai posteri.

"Strana coincidenza: da Ettore a Ettore - commenta- Due personaggi molto simili, ambedue con interessi che spaziavano nei campi più vari. Mi piace ricordare per intero il discorso che pronunciò in quell'occasione: “Sono stato il primo a leggere il messaggio di Ettore Craveri dopo quasi 117 anni ed ho provato l'emozione di chi su una spiaggia raccoglie una bottiglia affidata ai flutti da un naufrago... Portando all'orecchio la bottiglia vuotata del prezioso messaggio- come si fa con le conchiglie per udire l'eco del mare – ascolto l'eco dei passi di sei generazioni che hanno sfilato per imparare davanti alle vetrine: passi leggeri di scolaretti, passi pesanti di adulti e voglio sperare anch'io che ogni mattone, ogni didascalia, ogni scheda possano dire a coloro che verranno che il sottoscrittto e i suoi collaboratori non hanno lavorato per boria o per fare parlare di loro, ma perchè questo Museo ritorni ad essere un Museo vivo, che faccia scienza, che crei interessi ed educhi un cerchio sempre più vasto di persone ad una intelligente interpretazione della natura raccogliendo con amore l'eredità spirituale di Angelo, Federico, ed Ettore Craveri".

Questo era lo spirito di Padre Ettore, infatti, alla sua morte, in casa sua ho trovato un'altro Museo.
Nel gennaio del 2014 Padre Ettore versava già in gravissime condizioni, e mi inviò in data 22 gennaio 2014, un documento intitolato: Promemoria al Direttivo dell'Associazione Amici dei Musei, in cui riportava il programma per la valorizzazione dell'Archivio Craveri.

Il suo desiderio era di preparare la ricorrrenza/ pubblicazione del 2°Centenario della nascita di Federico Craveri (1815 -2015) e di Ettore Craveri (1816-2016).

Quindi, il suo sogno, era di trascrivere per intero l'archivio, che riguardava in parte la sua vita, un'impresa certosina, in quanto costituito da 18 faldoni per un totale di dodicimila documenti! E non solo, nel frattempo, ne sono usciti altri mille.

Padre Ettore, ci tengo a ricordare, è stato socio fondatore e membro permanente del Direttivo dell'Associazione Amici dei Musei, cui ha dato un contributo importantissimo con il suo instancabile lavoro, finchè le forze glielo hanno consentito. E proprio lui iniziò nel 2005, la trascrizione dell'Archivio Craveri, coadiuvato da molti volontari.
Oltre al lavoro immane di scannerizzazione, trascrizione in italiano (spesso arrivavano da altre nazioni) e imbustamento, c'era anche la difficoltà di reperire fondi per le spese vive del numeroso materiale occorrente. Padre Ettore, diceva sempre che la provvidenza ci avrebbe aiutato. E così fu. Perchè siamo riusciti a portare a termine il progetto quest'anno.

Ora il progetto è di creare un indice per argomenti, per una facile consultazione per chi fa ricerca, e affinchè gli originali non vengano più toccati. I Craveri erano scienziati, quindi gli argomenti erano vastissimi.”

“Qualche altro progetto per il futuro?” “Fare un bando di concorso, con borsa di studio per laureandi che usufruiscano dell'Archivio Craveri per fare la tesi, quindi con conseguente pubblicazione.
Nel febbraio 2015, poco prima della sua scomparsa, sono andato a trovare Padre Ettore, era davanti al computer sulla sedia a rotelle, provato dalla malattia, sfinito, ma intento a trascrivere l'archivio Craveri. Quando gli chiesi come stava, mi rispose: “Non bene. Io questo lavoro non lo finirò mai.”

Però ci fu chi si impegnò a finirlo per onorare la sua memoria.

Fiorella Avalle Nemolis

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