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Il Coronavirus potrebbe anche far rinviare il referendum del 29 marzo per il taglio dei parlamentari

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Domenica 29 marzo avrà luogo il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari: da 945 a 600, come stabilito nella doppia votazione prevista. Un gruppetto di scontenti, gran parte dei quali però aveva votato per la riduzione, ha esercitato il diritto di richiedere la conferma referendaria. Occorre che la maggioranza dei votanti si esprima favorevolmente, senza un quorum. Infatti, è una semplice conferma dell'operato del parlamento. Le ragioni a sostegno della richiesta referendaria, per taluni sono in linea con quanto già sostenuto in parlamento. Altri, timorosi di perdere la poltrona in caso di elezioni anticipate - che paiono scontate - vorrebbero che tutto restasse come prima. Questa volta però i "gattopardi" di lampedusiana memoria non ce la faranno. Quasi certamente la cadrega se la sogneranno, sempre che vengano inseriti nelle liste dai rispettivi partiti.

Da costanti rilievi degli istituti specializzati, il 90 per cento degli italiani approva la riduzione dei parlamentari. Se anche una limitata parte dei votanti andrà ai seggi per la conferma, le 345 poltrone finora occupate non verranno più assegnate a partire dalla prossima consultazione. Per taluno degli scontenti è stata una decisione che non pare assunta nell'interesse del popolo italiano, ma "pro domo sua". Altri invece hanno seguito un percorso coerente e continuativo, sviluppatosi nel corso delle quattro votazioni. Sono portatori di convincimenti condivisibili, ma che non hanno trovato accoglimento. Si basano sui concetti di Platone circa la formazione della democrazia, sul funzionamento delle assemblee, sulle modalità di espressione del consenso, sul rispetto delle minoranze, sul massimo allargamento dei partecipanti e sulle affermazioni delle decisioni più consone per i rappresentati.

I comitati del No svolgeranno una battaglia ad elevato contenuto civile e democratico, ma irrimediabilmente perduta già in partenza. Non v'è alcuna ragionevole previsione di un capovolgimento nelle urne, delle decisioni assunte dal parlamento, secondo gli istituti specializzati nell'analisi del consenso e nelle previsioni. E ciò a prescindere dalle posizioni ufficiali dei partiti, quasi al completo per la conferma. Nel comune sentire i parlamentari non godono di ottima reputazione. Troppo spesso taluno - e non sono pochi - incappa in provvedimenti di natura penale, viene processato e condannato oppure tiene comportamenti definiti eufemisticamente inopportuni, dai quali emerge un proprio personale vantaggio, con il conseguente danno per la credibilità e la stima dei colleghi onesti. Tali comportamenti, anche riferiti ad estranei - come la Rackete - la capitana coraggiosa che la Cassazione ha lodato per la capacità e la diligente azione svolta nel salvare e portare a terra i naufraghi, appaiono lesivi del prestigio del parlamento. Oltre che profondamente diseducativi nei confronti di chi osserva l'operato dei propri rappresentanti votati per governare e non per diffamare.

Quando veniamo a sapere che alcuni parlamentari sono stati ritenuti appartenenti a clan mafiosi, o collusi per ottenere voti o quattrini, o sono indagati, o processati, o condannati per gravi reati, ci rallegriamo nel sapere che saranno 600 e non più 945 i nostri rappresentanti, nel futuro assai prossimo. I partiti potranno effettuare scelte più oculate per mettere in lista persone oneste (anche se il magistrato Davigo sostiene che tutti sono onesti fin quando non sono indagati). Con meno pretendenti alle poltrone - poichè le stesse saranno diminuite - anche le scelte degli elettori potranno essere più mirate. Il Parlamento funzionerà ugualmente, poichè le commissioni parlamentari saranno ridotte, così come il numero dei loro componenti. Il bicameralismo perfetto, rimasto integro, non consentirà a qualche aspirante ai pieni poteri di ottenere il consenso di ambedue le camere per assicurarsi la poltronissima.

Certe idee possono venire in mente durante l'estate, se si frequentano le spiagge ed i locali di divertimento, anzichè i ministeri affidati. E magari si sente troppa musica e si beve in compagnia. Meno parlamentari, meno assistenti portaborse, segretarie, uffici, telefoni, viaggi per missioni spesso inutili o di turismo parlamentare, voli di stato, aerei e treni gratuiti, auto blu, indennità, benefit, dal barbiere al medico alle bouvette, entrate agli stadi, nei cinema e teatri e così via. Non è un risparmio rilevante in termini assoluti, soprattutto in rapporto al bilancio dello Stato. Nessuna azienda efficiente si priverebbe di un terzo dei dipendenti, poichè tutti operano per un generale successo e profitto. Il parlamento non opera come un'impresa, poichè l'aspetto politico, partitico, correntizio, prevale sul dovere di legiferare, di conoscere le esigenze pubbliche e di soddisfarle secondo correttezza, legalità, urgenza e nell'esclusivo interesse degli amministrati. Per aspirare a sedere sulle poltrone - ora 600 - occorre anzitutto conoscere bene la legislazione, avere cultura generale, parlare l'inglese e l'italiano con i congiuntivi. Un poco di esperienza nell'avere amministrato per lo meno un condominio o un comune o un'impresa, non guasterebbe. Se si pensa, invece, che uno vale uno, si può anche nominare ministro un bravo netturbino, magari affidandogli l'ecologia.

Piercarlo Barale

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