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Il coraggio di ripartire più forti: l'imprenditrice del Roero e quel vino dedicato al marito

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Per la ricorrenza dell'8 marzo, Festa della Donna, ho accolto la testimonianza di Ornella Correggia, coraggiosa donna imprenditrice. All'improvvisa scomparsa del marito scelse di portare avanti l'azienda agricola Matteo Correggia di Canale d'Alba, in via Santo Stefano Roero 124, in provincia di Cuneo.

Era un giorno di giugno del 2001 quando la vita di Ornella Costa, moglie di Matteo Correggia, mamma di Giovanni e Brigitta di 9 e 7 anni, cambiò all'improvviso.

Ornella, cosa ha motivato la sua coraggiosa scelta di portare avanti l'azienda con due bimbi da crescere?

Quando, purtroppo, ho dovuto dare ai miei figli la notizia che papà se ne stava andando, fu lo stesso Giovanni a dirmi: "E adesso il vino chi lo fa?". "Il vino lo facciamo noi", risposi rassicurandolo.

La reazione di Ornella nel rivivere la tragedia è quella che dovevo immaginare. Non riesce a continuare. "Ornella, sono dispiaciuta!". Mentre le lascio il tempo per riprendersi, mi sento in colpa per aver riacceso il dolore.

"E' incredibile come ancora a distanza di vent'anni, quando torno a quel momento, non riesco a trattenere il pianto. Non si scusi Fiorella, è giusto che io affronti queste sofferenze, non è mettendole da parte che si superano".

Ornella continua a rievocare, ed io la ascolto, ormai si sono rotti gli argini e le sue parole sono un fiume in piena.

Comunque fino all'ultimo - continua - ho creduto che mio marito ce la facesse, ma all'ospedale, dove era ricoverato, quando il dottore mi disse di sedermi, non capivo, o forse non volevo capire che era per darmi una notizia tragica.

L'incidente è successo in campagna durante un lavoro di trinciatura, all'epoca non si usavano i dispositivi di protezione, si è staccato un pezzetto di ferro che attraverso l'occhio è penetrato nel cervello. Insomma, solo in quel momento ho realizzato che non c'era più speranza. Nel dare la tragica notizia ai miei figli, mi era insopportabile il pensiero della loro sofferenza, quasi che la loro fosse ancora più forte della mia.

Proseguire l'attività è stato un senso di dovere, innanzitutto verso mio marito Matteo, che aveva dato la vita per creare l'azienda e anche per i miei figli, non era giusto che all'epoca decidessi io per loro. Dovevo almeno dare loro il tempo di crescere per capire che strade volessero intraprendere.

Fu anche Luca Rostagno, il nostro cantiniere enologo, a confermarmi che sarebbe stata la scelta giusta quando mi disse: "Se tu decidi di continuare l'attività, io ci sono". Ha sempre avuto grande ammirazione per Matteo, insieme avevano fatto solo la vendemmia del 2000, da allora è rimasto con noi, ormai ha raggiunto il traguardo di ventuno vendemmie.

Appresa la notizia, come hanno reagito i suoi colleghi produttori di altre aziende vinicole?

Non mi hanno lasciata sola, in piena stagione di vendemmia tutti i produttori di Langa e del Roero si sono presi una giornata per aiutarci fisicamente a sbrigare il lavoro nelle vigne che a causa dell'incidente rimase arretrato, era mio marito a farsi carico di tutto: campagna e cantina. Devo un ringraziamento particolare a Giorgio Rivetti, produttore della nota azienda Spinetta, che per ben un anno e mezzo ha seguito l'enologo Luca in tutte le fasi più importanti per l'andamento dell'azienda. In seguito ho assunto un trattorista, così piano piano ci siamo resi autonomi.

Come ha reagito la clientela quando lei, donna, è passata al timone?

C'è stato un breve periodo di titubanza sulla continuità della qualità. Poi siamo riusciti a dimostrare il contrario, anche a seguito di una piacevolissima considerazione nei confronti dell'azienda da parte di un nostro importatore: "Finalmente ora riconosco i vini di Matteo!". Ce l'avevamo fatta a riportare il livello di qualità.

Cosa apprezzava di più in Matteo?

La sua chiarezza di intenti, la lungimiranza nel progettare e la passione nel realizzare. E' stato tra i primi a credere nel territorio del Roero, all'epoca sottovalutato, e anche se incompreso, ha continuato a sperimentare con ostinazione. Così facendo ha tracciato la strada della qualità.

Ornella, tornando alla sua infanzia, che tradizioni conserva?

I miei genitori erano di origini contadine di Alta Langa, oltre al bellissimo ricordo di me bimba che raccoglievo le nocciole, incentivata da un piccolo compenso, il grande rispetto per la natura, e la consuetudine di ricorrere ancora ai rimedi naturali per i piccoli malanni. In quei paesini sperduti ci si affidava ai settimini, persone con doti particolari. Così, ancora oggi, affianco alla medicina ufficiale l'omeopatia, però con buon senso, senza ostinazione.

Com'è nata l'idea di creare in azienda il vino "apapà"?

Dal desiderio dei miei figli di fare qualcosa di nuovo per  dedicarlo al papà. E' un Nebbiolo 100% preso da una selezione di viti vecchie della vigna di “La Val dei Pretì”, fatto esclusivamente in anfore di ceramica, anziché in recipienti di legno. Per un creativo e innovativo come mio marito Matteo, affinarlo in legno sarebbe stato quasi banale. La denominazione è “VINO ROSSO” perchè la DOCG 'Roero' prevede un affinamento in legno che il vino "apapà" non fa.

Giovanni e Brigitta si rifiutano di usare la denominazione “Langhe Nebbiolo” perchè escluderebbe la promozione del territorio Roero. Certo, commercialmente la parola Langa avrebbe più appeal della parola Roero, ma contrasterebbe con la loro filosofia e quella del loro papà.

Cosa la rende orgogliosa?

Sicuramente i miei figli che già in tenera età, hanno dovuto affrontare le difficoltà di crescere senza la presenza del padre, e malgrado tutto, sono cresciuti bene. Giovanni, dopo la scuola di enologia, che ha scelto di sua spontanea volontà, ha fatto un'esperienza molto formativa in Australia, e nel 2014 è entrato in azienda.

Ora è lui l'asse portante per l'aspetto commerciale. Mantiene i contatti con gli importatori, anche con i clienti  esteri, parla correntemente l'inglese. Valuta le strategie di vendite e di mercato. 

Brigitta, invece, ha molti interessi, è diplomata al liceo artistico, si interessa anche di discipline olistiche, e nel periodo di punta per la vendemmia e l'affluenza di turisti, in qualità di artista di famiglia, in azienda si occupa della coreografia in generale e di arredo della parte vecchia della cantina, creando un percorso turistico.

Cosa suggerirebbe a una donna che si trovasse nella situazione di accollarsi un'azienda?

Le suggerirei di avere fiducia in se stessa. Dentro di noi ci sono forze che neanche immaginiamo, in certe circostanze esce fuori la la capacità e la volontà di crearsi le competenze.

Un riconoscimento a Matteo che le sta particolarmente a cuore?

Quando l'amico astronomo Vincenzo Zappalà, professore ordinario di Astrofisica, oggi in pensione, ha dedicato a Matteo, l'asteroide n. 13917, la cui orbita incrocia quella dell'asteroide Roero n. 8075.”

L'essenza di Matteo Correggia evince anche da un suo celebre scritto: “Sulle colline del Roero ogni vigna ha la sua storia e ogni vigna ha il suo vino, unico irripetibile come irripetibili sono le combinazioni tra uomo, terra e cielo".

E mamma Ornella, con i figli Giovanni e Brigitta, seguono le sue orme con coraggio e determinazione.

Fiorella Avalle Nemolis

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