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Il coraggio dei limonesi meriterebbe un ben diverso sviluppo delle vie di comunicazione

MONTAGNA

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PIERCARLO BARALE - Il senso di vertigine provato sull’autobus che mi portava, con amici, in gita in Provenza, all’uscita del tunnel del Tenda, è stato imprevisto. Il lungo mezzo, impegnato nelle ben note curve a gomito, si era sporto con il muso - dove sedevo - venendosi a trovare a sbalzo ben al di fuori della carreggiata percorsa dalle ruote. Non avevo provato tale impressione superando la forcella dell’Argentera - lo stretto passaggio che collega le due cime - quando, non impegnato nel calcio giocato, frequentavo le nostre splendide montagne. Immaginai - ma non ne cercai la conferma - quale situazione mi avrebbe atteso in caso di neve e ghiaccio, facendo il bis con l’autobus.

Altra esperienza spiacevole provai, quando rientrai da Ventimiglia in inverno, nevicata in corso. Trovai la chiusura, non preannunciata a valle, a poca distanza dal valico. Il ritorno si protrasse per la nottata intera, con il consueto convogliamento guidato dalla polizia stradale sulla Savona-Ceva innevata e ghiacciata. Me ne guardai per il futuro, stante le domenicali code infinite, con le sorprese invernali. La ferrovia, luogo del cuore, fra le panoramiche più amate al mondo, capolavoro ingegneristico con la galleria elicoidale e l’alternarsi di paesaggi incantevoli, è un gioiello da guardare, ma quasi impossibile da gustare.

Dal dopoguerra ad oggi, per i noti disaccordi con i cugini d’Oltralpe, mai dimentichi del folle gesto mussoliniano della maldestra pugnalata alla schiena del 1940, la reazione è stata dura. Solo grazie alla comune appartenenza all’Europa, qualche passettino piccolo piccolo, lento lento e tirchio tirchio è stato fatto dai cugini, con enorme fatica. Dopo l’alluvione, che fa seguito ad alcuni eventi meno distruttivi, con la perdurante crisi dal 2008, le comunicazioni stradale e ferroviaria tra gli stati confinanti sono diventate quasi impossibili.

La ferrovia, per noi vitale, per la Francia pare secondaria. Secondo il loro governo, i francesi potrebbero restarsene in patria, dove trovano ottime stazioni sciistiche. Pertanto, potenziarla ed anche mantenerla in efficienza appare una spesa improduttiva. Secondo tale impostazione, il turismo è quasi a senso unico a nostro vantaggio. Quindi, nicchiano su interventi di ampio respiro. Impongono velocità pedonali. Viene così privilegiata la migliore fruizione dei paesaggi, ma impediscono una veloce percorrenza, in tempi ragionevoli. La comunicazione stradale, da sempre carente, dipende dalle condizioni atmosferiche in zona particolarmente nevosa.

La valle Vermenagna e l’intero comprensorio cuneese sono direttamente interessati al flusso turistico, che ha fatto del mercato settimanale nel capoluogo un richiamo di primo ordine. È fonte di notevoli introiti per ambulanti, le attività commerciali e non solo. La stazione sciistica limonese, favorita dalle nevicate abbondanti e da un imponente complesso abitativo ed alberghiero, è in grado di ricevere decine di migliaia di turisti, in consistente parte transalpina. Essenziali ovviamente, le vie di comunicazione, fruendo dei vantaggi - rari in verità - della ferrovia, che garantisce numeri importanti, programmabili, costanti in ogni condizione atmosferica. Le seconde case sono investimenti garantiti, oltre che godibili. Produttori di reddito i settori dell’ospitalità alberghiera e della ristorazione, come quelle collaterali, in espansione.

Il raddoppio del tunnel stradale, deciso dopo le consuete discussioni ed incertezze, sembrava di semplice e veloce realizzazione. Invece è diventato un incubo. L’inizio dei lavori ha visto furti incredibili, inimmaginabili, miserabili, di quintali di ferro da utilizzare per la nuova galleria. Nella mia esperienza professionale di avvocato amministrativista mai avevo visto furti di materiale strategico per costruire un’opera pubblica delicata come una galleria stradale. Circo mezzo secolo fa si era visto economizzare sui tondini delle armature di un palazzo in Liguria. Erano stati sostituiti da grossi fili di ferro. La sabbia fluviale con quella marina, spalata sul bagnasciuga. Carenze progettuali, ma più che altro esecutive e di sorveglianza avevano provocato un crollo annunciato, in gran parte finanziato dai consistenti acconti versati "sulla carta" dagli aspiranti acquirenti.

Il tunnel del Tenda pare ora di fatto bloccato per necessità di modifiche integrali, rivisitazione progettuale al di qua e al di là del confine. La ragionevole costruzione di una nuova galleria a quota inferiore, che pareva la più opportuna e sicuramente praticabile, era stata scartata. Di lì in avanti, quella prescelta è stata costellata da una serie di eventi ed errori da ambedue i versanti. Quasi tutti però ad opera nostra. Ora i francesi hanno preparato nuovi progetti che richiedono anni per la cantierizzazione e la realizzazione. Si renderà necessaria una rivisitazione dell’intero progetto, dimostratosi carente, in parte inadeguato per garantire un transito sicuro con ogni tempo. L’intero compendio valligiano, capoluogo provinciale compreso, ne risentirà negativamente per circa tre anni, forse più.

Limone, risollevatasi con caparbietà dalle alluvioni, si attendeva una contestuale regolarizzazione della comunicazione ferroviaria e la non interruzione duratura di quella stradale. Invece, la situazione progettuale, l’incertezza dell’esecuzione, dei contenuti tecnici ed operativi e soprattutto le previsioni temporali, non paiono consentire di bene sperare. Se anche la burocrazia venisse limitata, occorrerà redigere progetti transfrontalieri concordati e seguirne la successiva esecuzione. Si può pensare ad una ipotesi temporale di un triennio perché tutto questo venga realizzata. Sarebbero tempi assolutamente inferiori in rapporto a quanto avviene di norma e richiederebbe comunque un enorme sacrificio per l’intera area.

La conca limonese può soltanto sopravvivere - non certamente prosperare - con l’afflusso turistico cuneese e ligure. Altre stazioni concorrenti come Prato Nevoso, Artesina e minori locali attraggono i turisti, soprattutto liguri. Dal Piemonte, prima di raggiungere Limone, se ne trovano molte. Per ogni esigenza e spesa. Il coraggio dei limonesi meriterebbe ben diverso sviluppo delle vie di comunicazione. La realtà, oggi, pare poco favorevole alle loro condivisibili aspirazioni e non adeguata alla consistenza degli investimenti all’energia profusa ed alle ragionevoli speranze riposte in una prossima, decisiva ripresa. Non certamente un’attesa di parecchi anni.

Piercarlo Barale 

(Foto d'Archivio)

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