CUNEO
LUCIO ALCIATI - Ormai nella nostra comunità convivono persone provenienti da tante parti del mondo. Alcuni portano con sé una cultura del cibo diversa dalla nostra e che, giocoforza, nel tempo si integrerà con la nostra. Un po’ come è successo decenni fa con la pizza, il pesce di mare e poco tempo fa con il kebab e il sushi.
Non bisogna dimenticare che la maggior parte del cibo che assumiamo ogni giorno e che coltiviamo con tanta passione ha origini straniere e esotiche. La patata, il pomodoro, il peperone, il mais, le melanzane, il kiwi. Prima di queste cose ci cibavamo di frutti selvatici, radici (rutabaga, pastinaca), erbe spontanee, polentine di miglio, orzo, farro, ecceteta.
Un po' poco. Ebbene, alcuni di noi stanno scoprendo i benefici di colture a noi sconosciute e che, come allora, faranno capolino nei nostri orti. Come già sta succedendo proprio nel territorio della provincia di Cuneo. Ad esempio, devo ringraziare il nostro conosciuto conterraneo Franco Ferrero di Palazzasso, ma ancor di più la sua amica di origine asiatiche che mi ha fatto conoscere il "Bitter Cucumber", il cetriolo amaro dalle importanti e innumerevoli proprietà benefiche.
Cucinato al modo delle normali zucchine, ma prima "facendogli fare la sal" per attenuare il gusto amaro, come si usa fare con le melanzane. Gusto particolare, dubbio di primo impatto, ma poi accattivante. Proprio per far conoscere queste nuove colture, questi nuovi cibi salutari, è nato il progetto Tropico di Cuneo.
Un progetto che sperimenta la possibile coltivazione di queste colture, per noi innovative come erano un tempo quelle succitate, con lo scopo di creare nuova opportunità economica per il territorio locale puntando su una produzione di qualità, tracciabile, garantita e sostenibile.
Vi segnalo, anzi vi invito a visitare lo stand dedicato alla prima produzione importante di curcuma local di Matteo Chesta (del progetto Tropico di Cuneo), presente alla rinomata Fiera d’autunno che si svolgerà nel fine settimana a Caraglio.
Lucio Alciati