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I primi freddi e quel ricordo che scalda del negozio "Map" di Bra in via Principi di Piemonte

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Quella mattina speciale era il primo giorno freddo che avrei vissuto nella mia reggia in via Principi di Piemonte a Bra, il nuovo negozio con riscaldamento. Basta! Non avrei più aperto quella porta in via Vittorio Emanuele 137 che mi accoglieva con quel freddo umido penetrante per darmi il buongiorno. Buongiorno un corno! Accendere la stufa era una bella impresa se non c'era Marzio, che era sempre più impegnato.

Mai avevo acceso una stufa! E' vero, c'è sempre una prima volta! Non fui fuochista esperta neanche per accendere quei falò notturni sulla spiaggia a Barbarossa dell'Isola d'Elba, quando illuminavano i nostri volti giovani e spensierati nel cantare brani di Fabrizio D'Andrè.

Già la pratica di accensione nel negozio aveva ben poco di romantico. Ma poco alla volta avevo imparato, anche se quell'odore acre di cherosene si confondeva col mio profumo preferito "Paris" che dosavo perché costava una fortuna per le mie tasche.

"Datemi il superfluo, farò a meno del necessario": lo spot pubblicitario che condividevo col pensiero ma non col portafoglio. Lo stesso pensiero capovolto, avere il necessario, mi rendeva più felice del superfluo!

E mentre scendevo a Bra per aprire il "Map", i colori dell'autunno erano più vibranti e caldi del solito. L'arietta mi pungeva il viso, la foschia mattutina si stava aprendo con uno squarcio di sole e io già pregustavo il calore che mi avrebbe accolta in negozio.

Ma non era esagerata questa euforia? Esagerata come me, sempre. No, era lecita. Presagivo un futuro che mai avrei immaginato: laborioso, ma intenso per quella visione di un cambiamento verso il diverso che tanto sognavo.

La R4 non sapeva ancora a memoria il percorso da via Parpera a via Principi, fece un balzo, esitò, ma poi trovò la direzione giusta. Aveva più memoria di me. Si fermò proprio davanti al negozio: due metri mi separavano dalla porta d'ingresso.

Tirai su le serrande che, allegre, mi ringraziavano per avere ridato un senso alla loro vita, però subito mi rimbrottavano: “E' questa l'ora di arrivare? Sono le 9,20, il cartello dell'orario esposto dice 8,30-12,30 / 15,30-19,30. Sono già passate delle persone domandandosi a che ora apre questo negozio”.

Non risposi, ero troppo felice di sentire quel tepore entrando. Andai ad accarezzare tutti i caloriferi, uno ad uno. Eh sì, un ringraziamento era dovuto. E il bagno? Col freddo lo inaugurai subito. Che dire, a volte la felicità è fatta da un calorifero e da un bagno.

Ero salita sulla R4, quella meno datata che partiva e non mi lasciava al fondo della discesa di via Rambaudi: una sicurezza. Mi sentivo avvolta, coccolata, dalle sinuose strisce di color verde chiaro e scuro, impacchettata proprio come gli oggetti che fasciavamo per clienti.

Indossavo un paio di calzoni in velluto verde ramarro, stretti da togliere il fiato, con una maglietta blu elettrico incrociata in vita che si chiudeva di lato. Il giubbotto di pelle verde bottiglia e il foulard verde e blu fantasia, legato sulla fronte con il lembi che penzolavano impertinenti sulle spalle.

Senso di benessere, anzi gioia acuta che mi sorprendeva. Quella certezza di un ambiente sicuro, ampio e luminoso del negozio nuovo: vetrine, bagno e riscaldamento. Entrare nel negozio e sentire quel tepore, che gioia! Era la gioia di arrivare davanti al Map in via Principi di Piemonte al numero 39.

Non sapevo ancora quanto avrei sgobbato, anzi sbracciato, per tenere le vetrine sempre lucenti e libere dalle fastidiose impronte digitali dei bimbi, che battevano le manine sui vetri per la gioia di vedere gli accattivanti peluche esposti tutto l'anno, nella vetrina d'angolo, tutta per loro.

Si sa che dietro un bimbo che strilla per possedere l'oggetto del suo desiderio "etto Snoopy pui”, entra la mamma col portafogli già in mano. Una rendita assicurata. Ne valeva la pena.

E di bimbi ne avrei visti in quarant'anni! Divenuti nel tempo ragazzi, genitori e poi nonni felici di entrare da Map per comprarsi un bacio dei nipotini, con l'acquisto di un peluche.

E poi, che bello fare qualche pausa seduta nel déhors del bar “La Zizzola” proprio accanto.

Non sapevo che avrei condiviso momenti di vicinato con diversi gestori, forse più di quattro.

E poi vivere la città, con il via vai di tante persone sotto i portici: un'impagabile vetrina sul quotidiano...
 
Fiorella Avalle Nemolis 

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