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Hockey, la braidese Jasbeer Singh: "Ho solo il rimpianto di non aver visto giocare mio padre"

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - A tu per tu con la braidese Jasbeer Singh, campionessa di hockey su prato, nella squadra azzurra per i Mondiali ripercorre il successo del padre Inder.

Era il 1972 quando a Bra, una cittadina di provincia, suscitò curiosità e anche scalpore l'arrivo di un forestiero: era Inder Singh. Campione di hockey su prato, un fuoriclasse olimpionico: nel 1968 rappresentò l'India quando alle Olimpiadi di Città del Messico guadagnò la medaglia di bronzo.

Fu ingaggiato dalla squadra braidese maschile "Lorenzoni" di hockey su prato che, grazie al suo talento e insegnamento, iniziò una brillante ascesa sportiva, ricca di vittorie. Ebbi il piacere di conoscerlo e di frequentarlo, perchè in un primo tempo fu ospite di amici comuni.

Il capo fasciato dal turbante che metteva in risalto un volto con lineamenti regolari, carnagione scura e occhi a mandorla lucenti, spalancati al mondo. Il sorriso smagliante, quella sua pronuncia straniera e la finezza di modi affascinarono i braidesi.

Inder convolò a nozze con la braidese Gianna Fissore, anche lei giocatrice di hockey su prato a livello nazionale, che alla sua morte, nell'agosto 2001, assunse la presidenza dell'Hockey Lorenzoni femminile. Adempì all'incarico fino al 2013, con la stessa capacità e passione che l'avevano distinta come atleta. Ma la fiaba che incantò la città continua..

Dall'unione di Gianna Fissore e Inder Singh nacquero il primogenito Joginder e poi la figlia Jasbeer, che ora fa parte della squadra di hockey azzurra per i Mondiali. Jasbeer Singh, nata a Bra nel 1986, detta "Jazz", diplomata ragioneria all'istituto Guala di Bra, ha frequentato lo Ied (Istituto europeo di design).

Jasbeer ha iniziato l'attività sportiva all'età di sei anni e ha fatto parte della squadra hockey femminile Lorenzoni dal 1996 fino al 2012. Ora gioca niente meno che nella Fih Nazionale Femminile di Hockey su prato, la squadra che partecipa ai Mondiali 2018, guidata a Londra da Roberto Carta. Jaspeer si definisce cittadina del mondo, e lo dimostra, parla diverse lingue: italiano, francese, indian english, castellano, català e spagnolo castigliano.

Finalmente mi collego con lei: "Complimenti Jasbeer! Raccontami. Dove ti trovi ora?"

“Ora mi trovo a Londra per disputare i Mondiali con la nazionale italiana. Da sei anni vivo in Belgio e da quattro gioco nel Club Royal Leopold di Bruxelles. Sono molto soddisfatta, dopo solo quattro mesi mi hanno nominata capitana della squadra”.

“Un commento sui campionati mondiali?”

“Non appena è cominciata la partita siamo entrate in confidenza con il gioco. Questo è il nostro primo campionato mondiale dopo 42 anni, vogliamo andare il più lontano possibile".

“Bene, qual'è la tua qualifica sportiva?”

“Sono giocatrice professionista di hockey su prato. Questo sport è la mia vita, sono nata sui campi da hockey, probabilmente il mio destino era segnato. Purtroppo in Italia non è molto conosciuto, quindi sono stata obbligata ad andare all'estero per crescere di livello. Spero che con questa qualificazione l'Italia si avvicini questo sport e vi investa".

“Che diresti per invogliare una giovane a giocare ad hockey?”

“E' un sport di squadra, aiuta a inserirsi in un contesto sociale, a conoscere i propri limiti e a stringere amicizie in tutto il mondo. Appaga sotto ogni punto di vista".

“Pensi spesso a tuo padre Inder in questo momento felice della tua carriera?”

“Lo penso ogni giorno da quel 19 agosto 2001, quando ci ha lasciati. Avevo solo 14 anni. Nella mia mente ho cercato di rimuovere quel giorno così doloroso".

“Secondo te cosa ti direbbe?”

“Mi spronerebbe a dare il cento per cento in ogni partita. Di non mollare mai, di godermi ogni singolo momento di questa splendida avventura, e di essere orgoglioso dei traguardi che ho raggiunto".

“Com'era?”

“Ho bei ricordi, era severo con me e con mio fratello, ma tanto dolce e divertente. Era posato, con un'educazione di altri tempi, e penso ci abbia trasmesso questo lato molto indiano. Nata e cresciuta a Bra, ho assorbito molto della cultura italiana, ma la cultura indiana è comunque parte di me".

“Hai un rimpianto?”

“Sì, di non avere mai visto mio padre in campo. Alla mia nascita si era già ritirato dal gioco. Ho sentito raccontare di lui cose straordinarie. Spero di somigliargli un po'!”

Buon sangue non mente!

Fiorella Avalle Nemolis

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