CUNEO
FRANCESCA MARTINO - Lo scorso 16 dicembre è stata inaugurata la rassegna artistica “GrandArte”: una manifestazione d’arte diffusa – di cui la Fondazione CRC è il maggior sostenitore – che unirà la Granda nel segno dell’arte contemporanea attraverso 15 mostre organizzate in 13 comuni diversi, fino al prossimo ottobre.
Il primo appuntamento è “Le spine della complessità. Arte e artisti tra globale e locale”, organizzato nella chiesa di San Francesco a Cuneo.
La mostra – a ingresso libero dal martedì alla domenica, dalle 15,30 alle 18,30 – ben si presta a tratteggiare il tema di tutta la rassegna, ovvero “Identità perdute”: un modo per riflettere sull’identità del nostro territorio, sospeso tra passato e futuro.
Le opere degli artisti esposti costituiscono delle spine inserite all’interno della splendida architettura di San Francesco e evidenziano la complessità della storia dell’edificio, ampliandola in un gioco di rimandi.
“Fino a toccare il cielo” di Valerio Berruti ci presenta una bambina che si staglia in contrapposizione alle volte a sesto acuto della chiesa. La scultura suggerisce una nuova interpretazione dello spazio architettonico: San Francesco ha ancora molto da dire e da offrire alla città, protendendosi verso l’alto, reggendo il peso dei secoli.
L’installazione video di Ugo Giletta “Due ragazze sedute a fianco di una cascata” rompe le pareti delle navate e riporta il discorso artistico nel contesto naturale, alla relatività del tempo dello scorrere dell’acqua, concetto che è per il terriotorio cuneese di vitale importanza, se si pensa ai due fiumi che lo definiscono.
Nicola Bolla, con “Wings Player” offre, a disposizione dei visitatori, due ali angeliche. Le ali sono costituite di carte da gioco e i visitatori possono avvicinarsi asssumendo il ruolo dell’angelo. Una sorta di muto invito: “fate il vostro gioco”.
Fabio Viale con “Arrivederci e grazie” sintetizza concetti che aleggiano in questa rassegna: le sue sculture sembrano sacchetti, copricapi del Ku Klux Klan oppure maschere punitive. Sembrano sì maschere, ma hanno anche la forma accogliente di un’archittettura che mima, in piccolo, lo spazio della navata di San Francesco.
L’arte può essere una maschera, ma consente di riflettere sulla propria identità e su quella dei luoghi che si attraversano.
Un’ultima opera “Per grazia ricevuta” di Valerio Berruti è un aggancio tra l’esposizione temporanea e le collezioni permanenti del museo civico, ospitato nello stesso complesso di San Francesco.
Berruti renterpreta l’arte devozionale degli ex voto in chiave contemporanea: con gli occhi pieni di “Spine della complessità” vi consigliamo di visitare il museo civico e guardare con occhi nuovi alle collezioni di storia locale. La sala dedicata agli ex voto vi stupirà con la sua complessità e con la sua vicinanaza ed estrema lontanaza alla nostra identità contemporanea.
Francesca Martino