Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Gogo il barbiere e la cricca dei negozianti di via Principi a Bra

BRA

  • Foto
  • Foto
Condividi FB

FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Gogo, alias Innocenzo Bonura, nato nel '47 a Campo Reale in provincia di Palermo, per i braidesi rappresenta ancora un punto fermo. Sotto i portici di via Principi, anni '70, i negozi si contavano sulle dita. Era la nuova zona commerciale. Quella che che voleva fare concorrenza alla centrale via Vittorio che attraversa tutta la città.

I palazzi sotto i portici, di recente costruzione, avevano locali ancora sfitti. Si partiva dalla farmacia San Rocco, detta farmacia Porro, dal nome del titolare. Poi il fotografo Severino Peroli, che scattava foto a tradimento ai vari personaggi braidesi, per esporle poi in vetrina per la curiosità degli abitanti.

E la bottega da barbiere di Gogo, tra gli animatori dei portici. L'ufficio di Assicurazioni di Biglino. La torrefazione, bar la Zizzola, punto di ritrovo della cricca dei portici. A seguire il negozio Map di gadgets, definito quello di cose “strane”, di cui ero titolare con mio marito Marzio. L'ufficio postale e al fondo il negozio di Michele Benedicti, impianti radio e antifurto. E per ultimo il negozio di tessuti Pastura.

Erano ancora le sarte a vestirci: si acquistava il tessuto, e si creava il modello prendendo spunto da una rivista di moda, Burda era il più autorevole. Sono  questi  i negozi dei portici di via Principi degli anni '70, che restano nella memoria. In seguito ci fu un avvicendamento di nuovi arrivati. Insomma, noi, eravamo una cricca affiatata.

Condividevamo il caffè del mattino, quello di mezza mattinata, e poi quello pomeridiano. Mi suona ancora nelle orecchie il rumore assordante delle serrande: le tiravamo su e giù, insieme. E alla sera, un saluto, un commento sulla giornata: “Ma tu, hai venduto oggi?” “Una giornata fiacca. E poi, dopo che ti hanno fatto tirare giù tutto il negozio: “Guardi. Ci penso. Ne parlo con mio marito.” E io aggiungevo sempre tra me: “Si, certo, anche con il cane e il gatto di casa.”

Quei clienti non tornavano mai. Nel gruppo ci si interessava l'uno all'altro. Una famiglia. Sopratutto, avevamo voglia di divertirci. E ci riuscivamo benissimo. Gogo, tra questi, è l'unico che è ancora in attività. E' il simbolo di quei favolosi anni '70. 

Gogo, quando hai iniziato la tua avventura?

“A otto anni, al mio paese come garzone di barbiere. Poi ci siamo trasferiti a Bra e ho lavorato come garzone nel negozio in via Pollenzo, con tre titolari, tra questi, l'ultimo Aldo Castagno. Il Primo maggio del '69 ho aperto la mia bottega di barbiere come tu sai, c'eri anche tu, in via Principi. Si lavorava ancora mezza giornata nei giorni festivi.”

Ecco perchè continui a lavorare. Ogni Primo maggio vuoi essere presente per onorare la festa del lavoratore!

Gogo sorride divertito: “Chi mi vede al mattino, sereno e allegro, può pensare che stia andando in ferie, invece io vado a lavorare. E' la mia vita. Sono positivo.”

Quindi di andare in pensione non se ne parla. E qui si fa serio.

'E no! Leggi il cartello che ho esposto in negozio. “Il maestro Gogo, comunica che il salone da barbiere cessa l'attività il 31 dicembre 2020.”

Per Gogo, la precisione è importante. Quando decide qualcosa, la mette addirittura per iscritto: lo comunica a tutta la popolazione. E non si discute.

Perchè proprio questa data?

“Perchè compirò 75 anni. E' sottinteso. Sempre che non ci siano imprevisti!”

Tanto è conciliante, disponibile e allegro, quanto è fermo su certi principi. Tra questi la puntualità. Ha svolto il lavoro con metodica programmazione. Riceve la clientela su appuntamento. E guai a chi sgarra!

Come ti sei trovato a Bra?.

“Benissimo. Ho imparato subito il dialetto piemontese. Anche se ero un “napuli” mi hanno accettato subito. Ricordiamoci che nel '70 c'erano ancora i cartelli: non affittiamo ai meridionali. Ho sempre salutato tutti, e una parola con uno e con l'altro, insomma mi sono inserito.”

Il saluto di Gogo quando passa è ormai un classico: “Ciao ragazzi!” A tutti, anche agli ottantenni. E' sempre positivo.

E continua: “ Poi c'eravate voi colleghi. Non mi tiravo indietro per ridere e scherzare. E' stato davvero un periodo impagabile. Ero amico con tutti, compresi i miei colleghi parrucchieri. Con i clienti facevamo gruppo. Abbiamo creato lo “Juventus Club Bra” . Tra questi: Piero Reviglio, il mitico Giacomo Garello, detto Comino, fu lui ad aprire alla Madonna dei Fiori il primo locale da ballo all'aperto e in seguito la mitica Sala danze Diamant. Un richiamo da tutta la provincia. Poi Piero del caffè della Posta, l'ingegnere Boglione e altri ancora.”

In pratica la tua bottega era un punto di ritrovo..

'Si, certo. Mentre lavoravo, si parlava di calcio e di donne. I ragazzi si vantavano delle loro conquiste, ma tutti sapevamo che quelli che parlano tanto, non concludono mai niente.”

Episodi particolari?

“Da scrivere un libro. Una mamma per convincere il bambino a farsi tagliare i capelli, lo minacciò: “Fai attenzione che io ti faccio portare via dai napoli, né!” Un cliente entrò in negozio, lo salutai come sempre: Cereia munsu. E lui esclamò: Oh sun propri cuntent! Finalmente 'n pruchè piemunteis” E intanto, speravo che in quel momento non entrasse il solito amico che mi salutava con “Ti, ciau napuli”. E io siciliano, non commentavo mai. Perchè da  Torino in giù, eravamo tutti terroni. Oh giacche!”

Il soprannome Gogo, com'è nato?

“Eravamo in un locale notturno e alla cassa c'era un cartello: “Whisky a gogò”. Così, Norberto, uno della cricca, disse alla cassiera: “Senta, mi dia solo un whisky. Senza gogò. E poi indicando me, disse: “Noi gogò ce l'abbiamo già.” Dal quel giorno per tutti divenni Gogo. Una cosa assurda. Tutti si aspettavano qualcosa dai noi mattacchioni dei portici di via Principi...'.

Gli scherzi più esilaranti che hai fatto con i complici della via?

“Severino Peroli era il più matto, ma io non ero da meno. Quando all'ufficio postale distribuivano le pensioni,  c'era la coda fuori in via Principi. Peroli mi propose di fare un taglio di capelli a un pensionato mentre aspettava il suo turno fuori. Così, lui, avrebbe immortalato la scena con una foto, per esporla poi in vetrina. Detto fatto. Sono andato con il mio sgabello e l'attrezzatura e ho tagliato i capelli a un signore che era in attesa. Però gli impiegati ci mandarono i carabinieri per multarci, perchè secondo loro, segnalavamo che il servizio pubblico non funzionasse correttamente. E poi  quella volta che, in pieno giorno, sempre con Peroli e altri della via, ci mettemmo sulla strada con un grosso cannocchiale col trepiede, cercando di convincere i passanti che stavamo osservando le stelle cadenti! Invece uno scherzo che fecero a me,  juventino sfegatato, fu quando la Juventus perse la finale di Coppa Campioni contro l'Aiax, mi sono trovato 18 fustini di Aiax, appesi e legati alla serranda del negozio. Ce ne ho messo per aprire quel giorno! Quando il Torino vinse lo scudetto, mi obbligarono a coprire tutta la vetrina con la bandiera del Toro. E se la toglievo, mi dipingevano la serranda. Il fatto durò 8 giorni.”

Da qualche anno Gogo si è spostato con la bottega in via San Rocco, a pochi passi da via Principi. Ma la sua notorietà non è diminuita. Gogo, è sempre Gogo.

Gogo, qual è la tua filosofia di vita?

“Non reagire alle provocazioni. Non ho mai avuto da dire con qualcuno. Piuttosto lascio dire, vado via. Con le persone ignoranti non si ragiona, con quelle intelligenti non ce n'è bisogno.”

Mentre stiamo parlando, nel dehor del bar La Zizzola, non passa una persona senza salutare: “Ciao Gogo, ciao Map!”. Ecco, questi sono i favolosi anni '70!

Fiorella Avalle Nemolis

VIDEO