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Giornata dei Migranti: da Saluzzo l'invito a riflettere sul destino di chi fugge dalla guerra

SALUZZO

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CUNEO CRONACA - "Verso un noi sempre più grande": è questa la speranza racchiusa nel messaggio di Papa Francesco in occasione della 107ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà domenica 26 settembre.

In questa giornata, dedicata al desiderio di costruire un mondo più inclusivo, la Caritas Italiana presenta i risultati del progetto progetto Apri (Accogliere, proteggere, promuovere e integrare), al quale aderisce anche la Caritas di Saluzzo, in provincia di Cuneo, che ha attivato una ventina di volontari tutor che per 6 mesi hanno seguito 11 beneficiari tra migranti stabilmente presenti nel territorio (tra i quali una mamma sola con una bambina).

Le parole del direttore della Caritas di Saluzzo, prof. Carlo Rubiolo: "La Giornata del Migrante e del Rifugiato dovrebbe spingerci a riflettere più consapevolmente sul destino delle tante persone che ogni anno sono costrette a lasciare le loro terre e le loro famiglie per sfuggire alla guerra, alla carestia, alla miseria e alle calamità naturali. Credo che ogni riflessione su questo tema debba partire da una considerazione tanto ovvia quanto abitualmente trascurata, cioè che se una sorte simile non è toccata a noi, è solo per caso e non per qualche nostro merito. Dunque, quando a Saluzzo vediamo le centinaia di ragazzi africani che giungono qui in cerca di lavoro, proviamo almeno con il pensiero a metterci nei loro panni e a chiederci se non sarebbe più giusto un mondo dove gli uomini non gareggiano tra loro per accrescere il proprio benessere, ma collaborano per assicurare il benessere di tutti".

Si aggiunge la riflessione di don Angelo Vincenti, direttore dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Saluzzo: "La giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che celebreremo domenica 26 settembre, vuole scuotere le nostre coscienze di fronte all’immane tragedia di milioni di persone che devono fuggire dai propri paesi, non solo perché spinti dalla fame e oppressi da regimi che calpestano tutti i loro diritti, ma sempre più frequentemente perché vittime di guerre e movimenti terroristici. 

Certo siamo ancora sotto l’emozione delle scene spaventose provenienti dall’Afghanistan, ma forse ci siamo già assuefatti alle notizie che arrivano dal Medio Oriente e dal continente africano: da capo Delgado in Mozambico, agli sfollati Etiopi in Sudan, dalle vittime di Boko Haram in Nigeria, a quelle di Al Shabaab in Somalia o dei gruppi affiliati all’Isis o a Al-Qaida nel Sahel e nel Maghreb…

Nei primi sei mesi di quest’anno risultano 1146 persone morte in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa, ma senz’altro si tratta di un numero molto inferiore alla realtà.

Papa Francesco nel suo messaggio per questa 107ma Giornata mondiale ci ricorda che Dio ci vuole una unica famiglia, siamo tutti un NOI, Cristo é morto e risorto «perché tutti siano una sola cosa». Ma aggiunge: “Il tempo presente, però, ci mostra che il noi voluto da Dio è rotto e frammentato, ferito e sfigurato. E questo si verifica specialmente nei momenti di maggiore crisi, come ora per la pandemia. I nazionalismi chiusi e aggressivi e l’individualismo radicale sgretolano o dividono il noi, tanto nel mondo quanto all’interno della Chiesa. E il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali.

In realtà, siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità".

 

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