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Fiocchetto Lilla: pittrice di Bra a fianco di una mamma che ricorda il dramma di sua figlia

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Oggi, lunedì 15 marzo, è la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla. E' una mamma a ricordare la figlia, morta nell'aprile 2014, vittima dell'anoressia.

La mamma, residente a Roreto di Cherasco, in provincia di Cuneo, ne commemora la memoria con una lotteria a sfondo benefico per devolvere l'intero ricavato all'associazione A-Fidati di Cuneo, presieduta da Maura Acconci, impegnata nella lotta ai disturbi del comportamento alimentare.

Per intercessione dell'amica Francesca Semeraro che, coinvolta emotivamente, ha offerto un suo dipinto come primo premio, ho avuto l'occasione di raccogliere la toccante testimonianza della mamma. Mi pareva indelicato riaccendere un dolore così grande, non è naturale che sia un figlio ad andarsene prima del genitore.

Invece, la mamma si è fatta forza ed ha acconsentito ad aprirsi con me. La sua urgenza è diventata quella di divulgare, di mettere in guardia gli altri genitori sui pericoli insidiosi di questa patologia, grave e subdola, che si insinua nella mente e stringe come una morsa, tanto che può portare anche alla morte.

"Signora, io la ascolto". Intanto mi impongo di non cedere alla commozione. "Premetto che parlare della storia di mia figlia mi crea sempre molto dolore".

Le trema la voce, resisto in silenzio, le lascio il tempo per riprendersi, poi continua: "Però, mi sforzo perchè la mia testimonianza può aiutare altri genitori nell'individuare da subito i primi segnali del disagio e a non sottovalutarlo".

"Quando sua figlia ha mostrato i primi segnali?"

Aveva 14 anni, un mattino ha alzato la gonna e mi ha detto: "Mamma, guarda, ho le cosce grosse". Ho risposto con naturalezza: “Sono muscolose perchè fai tanto sport, piuttosto, se non ti piaci, rallenta un po' lo sport. "Ma io quasi quasi mi metto un po' a dieta". Ho ribattuto che non era grasso, ma era solo massa muscolare e lei ha risposto: “Comunque, io da oggi mangerò di meno". Ora so che tutto è cominciato quel giorno, infatti a pranzo ha cominciato a dimezzare le porzioni. Quello è stato il primo segnale.

Finchè, di lì a poco, mi convocò la sua insegnante del liceo, che con molto tatto mi mise al corrente del cambiamento d'umore della ragazza: nel giro di pochi mesi era diventata più taciturna, più introversa, stava sempre un po' disparte. Ma iniziò ad allarmarsi quando notò che, durante l'intervallo, invece di consumare il panino, lo cedeva ai compagni di classe. Ho cominciato a preoccuparmi, perchè a casa riduceva le porzioni, ma non saltava mai i pasti. Mi aveva tenuto nascosto che non mangiava più il panino durante l'intervallo.

E' sintomatico il fatto di simulare il disagio con menzogne pur di non svelarsi, gli ultimi a saperlo sono i famigliari, mentre con gli amici e gli insegnanti i ragazzi tendono ad aprirsi di più, trascorrono più tempo con loro, quindi è più facile notare il loro cambiamento. Era il 1998 e di anoressia e bulimia si parlava ancora poco, e se ne sapeva ancora meno.

“Cosa avrebbe cambiato all'epoca fare parte di un'associazione di genitori come la A-Fidati?”

“Soprattutto il vantaggio della condivisione del dolore con gli altri genitori, il sostegno, oltre al confronto costruttivo, è fondamentale lo scambio di nozioni ed acquisire più strumenti per combattere la malattia. Oltre all'importanza di sensibilizzare le istituzioni affinchè i disturbi alimentari siano riconosciuti come una vera e propria patologia, non solo come una branchia della neuropsichiatria. Perchè il disturbo alimentare da tutti viene considerato un disturbo psichiatrico, sì parte dalla mente e dalla psiche, ma è soprattutto un male dell'anima. Subentra un forte disagio, per risolverlo bisogna andare ad indagare nel profondo, però con una diagnosi precoce di anoressia si può guarire.

E' una patologia subdola, inizia silenziosa, si manifesta con un cambiamento di stile di vita dei figli: tendenza alla mancanza di socialità, l'isolamento permette loro di concentrarsi sul sintomo: cioè sul minor numero di calorie da consumare e come fare ad espellere quelle poche ingerite. Preso atto della gravità, mi sono consultata col medico, che mi ha indirizzato all'ospedale San Luca di Milano, centro dedicato ai disturbi dell'adolescenza, dove a mia figlia è stata diagnosticata una anoressia nervosa. Era il 1999 quando ha iniziato una terapia mensile: monitoraggio, esami, seduta con lo psicologo e flebo per reintegrare i valori mancanti.”

Ma nel 2002, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, mia figlia ha chiamato il San Luca di Milano per disdire tutti gli appuntamenti programmati. Purtroppo, per legge, non si può obbligare un figlio maggiorenne a curarsi: può decidere della sua vita. Per dieci anni, sempre in cura da una psicoterapista, ha vissuto la vita frenetica tipica dei pazienti anoressici, con la psicosi del cibo e dello sport esasperato; malgrado tutto, si è realizzata con successo, sia negli studi, che nel lavoro. Finchè un giorno, purtroppo, ha sospeso tutte le cure, sostenendo di non averne più bisogno. Non ha voluto sentire ragione! Dopo una ricaduta pesante e un doloroso calvario, la mia ragazza ha smesso di combattere, si è arresa, se ne è andata nell'aprile del 2014".

La mamma continua la sua lotta contro l'anoressia per riempire il vuoto. In Italia di 3 milioni e mezzo di adolescenti che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, solo il 10% di loro riesce a chiedere aiuto. L'Organizzazione Mondiale della Sanità rileva che queste patologie sono la seconda causa di morte per gli adolescenti, dopo gli incidenti stradali. "Purtroppo, con la pandemia - afferma Maura Acconci, presidente della A-Fidati - le richieste di aiuto per i disturbi alimentari sono aumentate in modo esponenziale".

(Nella foto: l'artista Francesca Semeraro)

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