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Festival internazionale della canzone al tartufo e mostra nel weekend a Montà

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Il tartufo sulle nostre colline è storia, atmosfere, leggenda e cultura materiale. E’ economia e turismo. E’ paesaggio. E’ un mondo ancora oggi misterioso, insondabile, affascinante: raccontato più che descritto; interpretato da scrittori, poeti, vignettisti, umoristi; mitizzato nei suoi presunti contenuti afrodisiaci. La cultura popolare da sempre gli ha dedicato canzoni: a partire dal grande Ugo ‘d Verdun, passando per gli ultimi cantastorie di Langa ovvero il Brav’Om di Prunetto e Luigi Barroero di Belvedere Langhe, per arrivare ai moderni interpreti della canzone popolare.

Il tartufo come ambasciatore di un territorio si porta appresso un substrato di cultura immateriale che contribuisce a farne un simbolo di mistero e di fascino. L’idea del Festival Internazionale della Canzone al Tartufo, che si svolgerà a Montà, in piazza Vittorio Veneto (Salone Polifunzionale, ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti), sabato 26 ottobre alle ore 21, è nata da subito internazionale, con la presenza di cantanti in gara e gruppi da altre regioni tartuficole d’Europa già nella primissima edizione del 2015. Tre saranno le giurie in sala e tre i premi per i cantanti in gara: la giuria critica, formata da giornalisti ed esperti e chiamata ad esprimersi per decretare il vincitore assoluto; la giuria popolare formata dal pubblico presente in sala, che sarà invitato a votare la propria preferenza su apposite schede e decreterà il vincitore del Sapin d’Or; ed infine la giuria dell’Ente Fiera del Tartufo, che deciderà la canzone che diventerà la colonna sonora ufficiale della prossima edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Inoltre saranno presenti, in giuria tecnica e sul palco ad esibirsi durante la serata, Padre Filip e Luca il chierichetto (Filippo Bessone e Luca Occelli) con una nuova canzone sul tartufo, e il medico-cantautore Paolo Frola.

A sfidarsi sul palco del Salone Polifunzionale di Montà, elegante spazio ipogeo a cui si accede dalla centralissima piazza Vittorio Veneto, a partire dalle ore 21, saranno alcuni tra i cantanti più noti del panorama piemontese e locale, inframezzati dalle video interviste ai 4 chef stellati del Roero: Davide Palluda de “All’Enoteca” di Canale, Elide Mollo de “Il Centro di Priocca”, Michelangelo Mammoliti de “La Madernassa” di Guarene, Flavio Costa di “Tenuta Carretta” di Piobesi d’Alba. Gli chef racconteranno il loro personale rapporto con il tartufo in cucina, le sensazioni che evoca il prezioso tubero nei loro piatti, le ricette preferite, gli aneddoti.

In gara

Simona Colonna
Titolo: Curima curima
Testo e musica: Simona Colonna

Red Fox
Titolo: Cerca d’autunno
Testo e musica: Donata Guerci / Franco Nervo

Sergino delle Rocche e il dottor Tapparo
Titolo: Amore e trifole
Testo: Sergio Marengo
Musica: Alberto Tapparo

Rivaival
Titolo: Trifole, trifole e trifolé
Testo e musica: Domenico Torta

Garcino feat. Renato Casti
Titolo: Il cibo degli Dei
Testo e musica: Renato Casti / Nicola Garassino

Marcel Borgogno & El noste radis
Titolo: Can da pajé
Testo e musica: Marcello Borgogno

Con questa iniziativa ambiziosa, il Roero conferma e rafforza la sua autorevolezza nel settore tartuficolo, inserendosi a pieno titolo nella Fiera del Tartufo di Alba e  improntando i mesi del miglior tartufo con quella che con gli anni si è venuta caratterizzando come una “fiera diffusa” e “di territorio”: che apre con a Montà con l’Università dei Canti da Tartufo e passa il testimone a Vezza d’Alba con la Fiera del Tartufo di fine novembre, chiudendo poi a Canale con il raduno dei cani da trifole a gennaio.

Un progetto originale e nuovo, che ha anche l’intento di creare sinergie ed amicizie tra le regioni tartufigene d’Europa, un legame utile anche a rafforzare la propria voce a far fronte comune nella sfera della legislazione comunitaria  in materia di tartufo.

In concomitanza con la quinta edizione del festival, il Comune di Montà, in collaborazione con l’Ecomuseo delle Rocche del Roero, aprirà la mostra documentale Montà e il Tartufo Bianco d’Alba: una "questione privata". Una esposizione di 20 pannelli fotografico-documentali che attestano il legame storico tra il paese di sommità roerino con il mondo dei trifolao, della ricerca e del commercio dei tartufi.

La mostra sarà visitabile, nei locali di piazzetta della vecchia segheria 1, dal 26 ottobre al 10 novembre negli orari di apertura dell’Ecomuseo, e cioè dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 12.30, il mercoledì e il giovedì anche al pomeriggio, dalle 14.30 alle 17. La domenica dalle 10 alle 12. Il percorso per immagini, ideato e sviluppato da Silvano Valsania, intende documentare il secolare, profondo rapporto che lega Montà al tartufo bianco d’Alba. Un rapporto attestato dai tanti trifolao che da sempre, da settembre agli inizi di gennaio, dal concentrico scendono col loro cane alla cerca nelle rocche, ma soprattutto da un sapere diffuso, sedimentato, che costituisce tanta parte del patrimonio culturale immateriale della comunità di Montà.

Il percorso intende fornire un sintetico quadro di questo universo. A partire dalle figure mitiche che segnano ancora oggi l’immaginario popolare montatese, ovvero i più importanti e riconosciuti trifolao della seconda metà del ‘900. Per proseguire alle famiglie con cercatori da almeno tre generazioni sino alle più svariate e curiose attestazioni documentali: i riferimenti di primo Ottocento dello storico Goffredo Casalis nel suo Dizionario sulle caratteristiche più significative dei borghi dello Stato Sabaudo, le poesie del poeta locale Carlo Cocito, gli studi effettuati nelle Rocche dal Cnr, le iniziative di promozione promosse negli anni ’80: dalla partecipazione alla trasmissione cult della Rai, Portobello, alle manifestazioni locali, ai tanti premi puntualmente vinti alla Fiera di Alba.

Un racconto onesto e a tutto tondo, che non rifugge l’accenno agli screzi e ai rancori tra trifolao in merito a posti e percorsi della cerca come ai deterrenti, anche drastici, utilizzati dai proprietari dei boschi per impedirla. Segnali inconfutabili di come il tartufo affondi nelle dinamiche più profonde della vita di questo paese. Quasi una "questione privata". In fondo, nulla di cui meravigliarsi per una comunità dove i riferimenti al tartufo compaiono addirittura sugli epitaffi.

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