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Femminicidio: 'Conoscere l'alfabeto delle relazioni è anche aiutare'

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Ho incontrato Agata Comandè durante la 1° Biennale della creatività al femminile, a Bra. Che fosse una donna impegnata nel femminile e non solo, l'ho capito da subito. Di bell'aspetto: alta, slanciata, bel portamento. Capigliatura corvina, occhi scuri, profondi di serietà e generosità. C'era ancora molto da scoprire. Ora é qui nel mio studio, ben disposta a raccontare.

“Agata, di cosa ti occupi prevalentemente?”

“Sono un'insegnante di scuola primaria e lavoro a Bra. Sono presidente della Consulta delle pari opportunità del Comune di Bra e presidente dello Zonta Club di Alba Langhe e Roero. Le altre cariche che rappresento non sono inerenti al tema dell'intervista: il femminicidio'.

“Solo due parole sulla prima Biennale della creatività al femminile di Bra”.

“La Biennale nasce come recupero di uno spazio, che è stato tolto nell'arco dei millenni. Quindi hanno partecipato donne da tutta Italia. Davvero un'importante conquista per la Consulta di Bra. Forse alcuni l'hanno intesa come una gara tra chi sapesse fare meglio, ma invece è stata l'occasione per la donna di mandare un messaggio. Al mondo, all'umanità, alle altre donne, attraverso la propria espressione creativa. Qualunque essa fosse.”

Con Agata, ho voluto introdurmi, attraverso la sua testimonianza, nel vortice di sofferenza e violenza che la donna subisce...

“Un commento sul femminicidio. Tema di costante attualità.”

'Il problema della violenza sulle donne non è solo attuale: esiste da millenni. Dalla filosofia in poi, nessuno si è occupato dell'aspetto della ragione femminile. Delegando tutto al maschile e costruendo stereotipi femminili: o la donna angelo e madre, o la donna demone, strega. Nel '900, con l'era industriale, c'è stato un cambiamento. La donna, entrata nel mondo del lavoro, ha sviluppato maggiore consapevolezza delle proprie capacità.

'Il femminicidio è un problema estremamente complesso. Intanto non riguarda solo le donne'.

'Dietro al dramma c'è una famiglia a pagarne le conseguenze. Quindi, diventa un problema sociale. Bambini che rimangono senza mamma e papà. Che si portano dentro il disagio di essere marcati come figli di un papà che ha ucciso la mamma. La sofferenza dei genitori della vittima e del carnefice. Entrambe le famiglie hanno conseguenze devastanti. Quindi non si può definire come un problema solo delle donne. Molte associazioni si occupano del problema, e anche delle leggi.”

“A tuo parere, c'è un modo di prevenire questa strage?”

“Non c'è ancora una soluzione immediata. E' un problema culturale. E' necessario quindi agire sul modello che ne sta alla base; oppure sullo stereotipo culturale di come deve essere la donna e di come deve essere l'uomo. Per questo nascono le consulte, le associazioni femminili. Non si parla solo di mancato rispetto della legge, ma soprattutto di mancato rispetto relazionale.”

“Cosa ha innescato il meccanismo di relazioni conflittuali, pericolose?”

“E' stato ed è ancora l'analfabetismo emotivo, ossia l'altra faccia della medaglia del nostro sviluppo a livello sociale, industriale, economico.”

“In cosa consiste?”

“E' I'incapacità che sviluppa l'individuo nella gestione emotiva: una persona vittima delle sue stesse emozioni. Bisogna immaginare questo carnefice come vittima a sua volta di un'emozione così intensa da non saperla riconoscere. Quindi, incapace di dominarla. Per contro, con la maggiore consapevolezza delle donne circa i loro diritti, è necessario evitare situazioni che ne pregiudichino la serenità. Nella donna c'è voglia di ribellione. Questo scatena un forte conflitto. Ed ecco che entra in gioco l'azione culturale, della Consulta delle pari Opportunità, del Club dello Zonta e di altre associazioni femminili, che si concretizza con l'input a cambiare punto di vista. Più consapevolezza dei diritti, ma anche un aiuto per reagire in modo adeguato. Spesso la reazione femminile priva di cautela è causa di drammi irreparabili. Quindi, riconoscere da subito l'azione violenta, al primo schiaffo, senza illudersi che l'atteggiamento maschile possa cambiare da un momento all'altro. Di conseguenza l'uomo, nella sua mente coverà la rabbia che prima o poi si scatenerà in modo violento. Quindi è giusto ribellarsi, ma in modo adeguato per non scatenare reazioni incontrollate.”

“Come si sviluppa l'analfabetismo emotivo nelle famiglie?”

“Lo crea il troppo impegno lavorativo dei genitori, come ripiego alla mancata presenza genitoriale, come ripiego alla responsabilità genitoriale: cioè, meglio accontentare il figlio che educarlo.”

“Che significa il nome Zonta?”

“E' un parola antica del popolo Sioux che riassume: onesto, affidabile, degno di fiducia.”

Il piano del Club Zonta, presente in 67 paesi del mondo con oltre 30mila socie, è di assemblare le dirigenti donna di tutto il mondo, quindi di esperti, con il fine di creare una coesione, una forza irresistibile di pace. Questo attraverso amicizia, comprensione, cooperazione, ma sopratutto buona volontà. L'obbiettivo è fornire servizi a livello locale e globale per migliorare lo stato legale, politico, economico, culturale, sanitario e professionale delle donne.

“Qui in zona dove si può rivolgere la donna per un aiuto, oltre alla Consulta?”

“Al Club Zonta di Alba, Langhe e Roero, con 23 socie che lavorano su tutto il territorio.”

“Di preciso cosa offre il vostro Club Zonta?”

“Agisce sul territorio, più in particolare con lo sportello d'ascolto per le donne vittima di violenza presso il Consultorio di Alba; la Borsa di studio di Renato Gavuzzi per giovani ragazze universitarie in difficoltà economiche; “una mano per dare una mano”, aiuto per le donne in difficoltà economiche; oltre ad azioni di informazione e di formazione sui temi della violenza, del lavoro e della salute.”

“Vuoi lasciare un messaggio a tutte le donne?”

'E' fondamentale trovare un accordo tra donne. Fare gruppo. Essere più coese e più solidali tra di noi. Niente gelosie o guerre. Il confronto, l'aprirsi aiuta ad essere consapevoli. A prendere forza per difendersi. Saper riconoscere gli indizi della violenza e non arrivare a prove conclamate. Bastarsi da sole: fondamentale l'autonomia, quindi nessuno deve dipendere da un altro. Non confondere l'amore con la dipendenza. In sostanza, l'amore è rispetto, libertà e fiducia nell'altro. Non è controllo né dipendenza. Riconoscere emozioni e sentimenti. Spesso le donne pensano che la gelosia dell'uomo sia amore, invece è il contrario. Oltre all'alfabeto della scrittura, ce ne sono altri che riguardano il mondo delle relazioni e delle emozioni, che sarebbe bene conoscere.”

E' indispensabile per la nostra società affrontare questo spinoso argomento. Conoscere è aiutare. Non abituiamoci alla violenza.

Fiorella Avalle Nemolis

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