ALBA
TERESIO ASOLA - Sei lì, ricoverato una notte al Pronto Soccorso del Gradenigo, al braccio una siringa, su torace e caviglie gli elettrodi dell'elettrocardiogramma da cui partono fili che si ricongiungono in una macchinetta che registra il battito come nei film americani.
I piedi ti spuntano dalla barella, la testa ti scoppia. Dormire non si può: il freddo e il rumore dell'aria condizionata proprio sulla testa, l'emicrania, l'assenza di cuscino, la macchina accanto che ti monitora il cuore e appena ti appisoli lancia un allarme sonoro: suono, un infermiere accorre e mi risponde premuroso che, ovvio, quando si dorme la frequenza cardiaca scende, lanciando l'allarme.
Tanto vale esplorare la penombra attorno. In camera ho tre anziane, di 77, 79 e 84 anni. Quella di 77 è sudamericana. Il personale sanitario le parla spagnolo: 'Falta el aire?' Quella di 84 dice 'Eh, sono del 32, ho fatto la guerra'. 'Ma anch'io' risponde l'altra del '37 'sono vecchia'. 'E no, io molto di più, alla nostra età 5 anni fanno la differenza. Ma marca pioggia. Ah, l'estate è finita prima di cominciare. Buonanotte.'
Brontolo anch'io un buonanotte, e penso che tutto il personale, qui, è gentile e molto professionale. Per farmi sentire a mio agio la giovane dottoressa che mi aveva visitato per prima mi aveva detto: 'Nato ad Alba? Io a Montà'. Ti senti curato, in questi ospedali che qualcuno voleva chiudere.
Teresio Asola