CUNEO
PIERCARLO BARALE - L’Europa si è un po’ "stufata" dell’Ucraina: delle continue richieste di aiuti, di armi pesanti, di sanzioni per l’invasore. Gli immancabili sondaggi attestano tale situazione, con un crescendo progressivo. Taluni pacifisti ritengono che le armi siano addirittura controproducenti, sostenendo l’assunto: più armi, più morti. Molti temono un conflitto nucleare, minacciato dalla propaganda russa. Si tratta di un timore infondato, perché nessuno - Putin non è Hitler, non gli manca il raziocinio - premerà il tasto per i missili con testate nucleari, magari multiple - da scagliare contro l’avversario. La Russia lo minaccia, ma ne sarebbe vittima dieci minuti dopo, magari con una pioggia di missili su Mosca. Una brava giornalista già di guerra teme l’olocausto nucleare, poiché ha due figli e li vorrebbe vedere diventare adulti. Di conseguenza, è pacifista a prescindere. Nessuna considerazione per la sorte degli Ucraini, aggrediti e bisognosi di aiuti.
Il nostro Parlamento ha votato unanimemente per fornire aiuti - anche armi -. Le abbiamo mandate. Pochine e senza carri armati, con smorfie sempre più evidenti da parte di alcuni partiti, pur assenzienti. Badano più alle prossime elezioni amministrative, poiché il profilo pacifista pare idoneo per piantare bandierine. Meno male che il Parlamento non deve decidere o rivedere le proprie decisioni in base ai sondaggi. La Germania però, con la Francia, si trova sulla stessa linea, non ha inviato i carri armati Leopard, moderni e temibili. Anche gli americani finora non si sono sbilanciati con missili a lunga gittata. Pare li forniranno per evitare che le navi russe ancorate al largo possano impunemente inviare missili a lunga gittata. È singolare la tesi, non solo di Putin - direttamente interessato -, ma di alcuni Paesi europei e di molti pacifisti, che l’Ucraina debba vedersi distruggere città con tali mezzi, mentre non possa replicare e colpire le navi e le postazioni dalle quali tali missili provengono.
La filosofia putiniana, fatta propria dai putiniani nostrani è che l’invasore può bombardare, distruggere, uccidere, mentre l’invaso dovrebbe limitarsi ad una difesa con la spada, al fine di non creare troppo disagio a chi lo ha invaso. Costoro invertono le posizioni. Anziché fare quanto possibile per limitare l’esercito russo, vorrebbero che gli Ucraini lo accogliessero con fiori e cioccolatini, anziché replicare con missili a lungo raggio a quelli che ricevono a migliaia dall’inizio del conflitto. La realtà è che gli invasi, di fatto con l’Europa e gli Usa a fianco, non vengono adeguatamente riforniti. Si trovano sotto il fuoco di artiglierie possenti ed a lunga gittata e non possono sottrarsi a tale pioggia di obici. Se anch’essi ne disponessero, si raggiungerebbe una parità di offensività e non l’attuale soccombenza. Abbiamo assistito a gargarismi costituzionali e filosofici circa gli aiuti inviati all’Ucraina, con l’immancabile intervento di costituzionalisti e filosofi anche farlocchi, nonché di giornalisti che meglio farebbero a studiare prima la Storia e poi la Costituzione, prima di cercare di interpretarle.
Il Donbass è di fatto caduto in mano russa. Si teme un nuovo tentativo di attacco a Kiev, anche partendo dalla Bielorussia, con l’apporto di truppe da trasferire dal Donbass conquistato. L’Ucraina perde da cento a duecento militari al giorno. Le riserve russe sono maggiori, anche se l’arsenale bellico pare essere ridotto al 40%. L’Ucraina dovrà prendere atto della perdita irreversibile del Donbass, che non potrà riconquistare. Dovrà difendere la capitale, che anche ora può essere colpita da missili non sempre distrutti dalle difese installate. Ricordiamo l’accoglienza missilistica riservata da Putin al Segretario generale dell’Onu in visita. Da noi, in Francia ed in Germania si è privilegiato il condizionatore, si è temuta una recessione industriale, le bollette astronomiche, la battaglia del grano, i danni al turismo.
La pelle degli Ucraini, generosamente offerta per patriottismo fin dai primi giorni, è un sacrificio del quale abbiamo preso atto. Da noi, parlare di amor di Patria, con riferimento alla resistenza ai nazifascisti - semisconosciuta ai giovani - pare del tutto inutile. Il pericolo ucraino non ci riguarda, badiamo a non diminuire il PIL del 2,4%, a riprenderci economicamente dopo la pandemia e discutiamo, nei vari pollai televisivi, sul pacifismo e sul bellicismo. I partiti che avevano, in Parlamento, votato per gli aiuti senza porre limiti o tipi di armamento, ora nicchiano. Da taluni neppure viene compreso il ridicolo della trovata di Salvini di andare a Mosca per cercare di fermare la guerra, sbloccare le navi con il grano, sventolando il ramo d’ulivo.
A fronte dei tanti morti ucraini, noi - Europa quasi al completo - offriamo armi non letali, difensive, tenendoci stretti stretti i carri moderni, i missili a medio e lungo raggio, gli obici a lunga gittata. Gli ucraini potrebbero farsi male nell’usarli, poiché non ne hanno avuta sufficiente istruzione. Pare ci preoccupi molto che tali armi facciano troppi danni ai russi, che potrebbero sganciare atomiche per reazione: è anche il timore della giornalista. È vergognoso lasciare sconfiggere l’esercito ucraino, magari distruggendo Kiev, con l’occupazione dell’intera area nazionale, il tutto ingoiato dall’orso russo. Noi non abbiamo - al momento - paura dell’orso, ne siamo lontani, al caldo, con tanti turisti a portarci quattrini. Facciamo le marce per la pace, la nostra, non quella degli Ucraini. Perché mentre la nostra ci riguarda moltissimo, quella degli ucraini è ormai sparita sotto le bombe russe. Lasciare soli o insufficientemente aiutati gli Ucraini significa accettare la distruzione di una libera nazione.
Domani toccherebbe alla Polonia, poi ai paesi baltici ed alla fine magari anche a noi. L’Europa sta dimenticando il blocco di Berlino, la guerra fredda, la Cecoslovacchia e l’Ungheria occupate, le guerre putiniane che hanno sconvolto la Siria e l’Oriente. Occupare altri Stati è la specialità della Russia, prima con gli zar ed ora con questo nuovo zar, che non esita a far uccidere i rivali, ha imbalsamato la Stampa, ucciso giornalisti, impedito addirittura di scrivere e parlare della guerra in atto. La Francia sta facendo una propria politica, perché non ha bisogno di gas, grazie alle centrali nucleari a ridosso delle nostre alpi. La Germania, legata mani e piedi dal gas e dal petrolio russo, non consegna i carri Leopard all’Ucraina. Noi abbiamo fornito armi, compresi i prestigiosi Lince, per il trasporto truppe.
Se ora dovessimo rivotare in Parlamento, in base ai sondaggi non forniremmo più armi, ma generi di conforto, dalla carta igienica agli assorbenti ai dentifrici e spazzolini, al latte in polvere. La nostra comodità da mantenere ed il timore della guerra nucleare spiegano i sondaggi.
Piercarlo Barale