ALBA
TERESIO ASOLA - A proposito della classifica sulla felicità (leggi qui: http://www.cuneocronaca.it/notizia.php?nID=7607) propongo questi miei pensieri, dal mio libro 'L'Alba del miracolo'.
Due anni prima che io nascessi, gli occupati nellindustria in Italia avevano superato quelli dellagricoltura.
La manodopera era tanta, gli emigrati risalivano lo stivale, i costi delle materie prime scendevano, i salari erano contenuti ma in aumento, si mirava al benessere e a dimenticare la guerra. Le industrie metallurgiche, meccaniche e chimiche crescevano e esportavano. Gli italiani erano felici, linflazione stabile come i prezzi, e si diffusero beni di consumo durevoli di massa: automobili, motociclette, elettrodomestici.
Sulle strade correvano scooter Vespa o Lambretta e utilitarie Fiat, protagoniste di una scoppiettante rivoluzione.
Le città del Nord ospitavano i nuovi lavoratori dalle campagne del Sud, il traffico sinfittiva, le autostrade crescevano, la vita si faceva più comoda. La produzione di beni e le necessità energetiche venivano sostenute dal riadeguamento delle fonti: si passava dal carbone al petrolio e al metano, lEni scopriva giacimenti petroliferi a Gela e Ragusa e di metano a Cortemaggiore, e stipulava accordi con lUrss per importare il greggio a integrare la produzione interna. Allo sviluppo dellindustria meccanica si affiancava quello delle acciaierie di Stato.
Si era felici, nonostante i trenta contusi allo sciopero generale di Palermo, gli 83 feriti nei disordini a Genova tra antifascisti e celerini a margine di un congresso Msi.
Anche i migranti dal Sud lo erano, nonostante i cartelli antimeridionali affissi alle porte delle case da affitto nelle città industriali del Nord. Si cantava, si fischiava. Sonoramente, per contentezza. Sommessamente, per protesta. Si era contenti persino allEternit di Casale, più grande stabilimento europeo di trattamento dellamianto, e attorno alla più grande cava europea di amianto bianco o crisotilo a Balangero.
«Lamianto è vita», recitava una pubblicità.
Economico, resistente al fuoco, agli acidi e incorruttibile, serviva per tutto: frizioni, freni, isolamento termico e acustico, coperture industriali, tubazioni, serbatoi, guarnizioni, imballaggi, tessuti, tute antifiamma: la panacea, il paradiso in terra. Su un «Topolino» Pippo equivocava la scritta inglese «asbestos» (amianto), stampata a grandi caratteri sul sipario di un teatro a esaltare capacità ignifughe del tendone, come il titolo dello spettacolo.
Erano gli anni delleterna giovinezza, dellillusione, delloro e dellinnocenza.
E dellimmortalità: si consumava, ma tutto doveva durare: il pernicioso Eternit come il magnifico Moplen, scoperta del secolo, che soppiantò oggetti metallici e in legno trasformandoli nelle forme: giocattoli, stoviglie, catini, assi per lavare, scolapasta, spremiagrumi. Egualmente perpetuo, resistente, economico, modellabile e universale duso ma non nocivo, serbava vizi nella dote principale, la durevolezza. Non si pensava ancora a cosa fare in futuro della plastica prodotta.
Tutti, per poveri che fossero, sentivano di potersi permettere ogni cosa.
Tutto doveva essere fatto in fretta, come comunicava la Facis col marchio dellomino che corre portando sotto il braccio un abito rigido come uno stoccafisso: il prêt-à-porter era destinato a soppiantare la sartoria tradizionale che nel 63 contribuiva ancora ai 2/3 della produzione.
Si rideva, si cantava, si lavorava, si facevano figli, si sognava e ogni giorno ci si svegliava certi di un domani migliore.
Le medagliette della festa della mamma recitavano «più di ieri meno di domani», si scrutava il cielo sopra le spiagge ad aspettare i regali paracadutati dallaeroplanino con striscione in coda, la pubblicità non invadeva ma divertiva, le aziende pagavano Carosello un milione e mezzo per nominare prodotti in un codino di trenta secondi dentro scenette lunghe il quadruplo, e gli sposi facevano lune di miele più lunghe della gita di un giorno a Torino.
Anche ad Alba si rideva, inebriati da profumi di cacao, tartufi, vino, terra, gomma, tessuti e giornali; forse più che in altri luoghi di quellItalia esuberante.
Teresio Asola (dal libro in prossima uscita 'L'Alba del miracolo')