CUNEO
PIERCARLO BARALE - Un recentissimo studio sulla sessualità tra i giovani ha evidenziato che quasi la metà dei ragazzini dai 10 ai 12 anni accede a canali pornografici con notevole costanza. Lo stesso avviene per gli adolescenti, fino alla maggiore età. I genitori spesso non ne sono informati. Ciò in quanto, neppure per i più giovani, svolgono la funzione effettiva di educatori, che a loro compete per affetto ed anche per legge. Molti governi, preoccupati per le conseguenze della denatalità, offrono sconti di tasse e contributi per incrementare le nascite. Cercano così di risolvere in house la questione, che minaccia le future pensioni. Non pensano invece di accettare l’arrivo di famiglie di immigrati che, circa la fecondità, non hanno bisogno della fecondazione assistita. Ma da tale orecchio anche gli italiani pare non intendano ascoltare, nonostante l’appetibilità delle novità in materia di assegni familiari, ora assai più consistenti.
Mettere al mondo figli non è solo una funzione biologica, un comportamento affettivo oppure il desiderio di perpetuare la specie, se non la propria famiglia. Taluno li giudica concetti medievali. Erano consentite le adozioni, per i nobili che vedevano estinguersi il casato e disperdere le ricchezze spesso rubate più che guadagnate. La vita quotidiana - esclusa l’estrema minoranza di quelli della Grande Bellezza - è fatta di lavoro, che talvolta viene a mancare. Anche di esigenze ed obblighi per stare alla pari con gli altri. Chiudono molte attività nella post-pandemia. C’è il tramonto dei posti fissi, in banca o in industrie dove i figli continuavano il lavoro dei padri. Erano grandi famiglie: centro anziani sociale, colonia estiva, assegno per i libri scolastici, regali di Natale, è tutto finito.
A Verzuolo la Burgo dava lavoro a metà paese: ogni famiglia era impegnata nel settore, con eventi sociali consolidati negli anni. Mutati i tempi, con le multinazionali che hanno rilevato la società, tutto è finito. Gli anziani Fiat a Torino erano una grande famiglia. Torino era la Fiat, fino al tramonto professionale dell’avvocato, con il fallimento evitato dal provvidenziale Marchionne. Poi, la quotazione alla Borsa di Londra ed in Olanda per gli aspetti fiscali. Ciao ciao, Fiat. Ora è Stellantis. I centomila di Torino sono diventati poche migliaia in tutta Italia. Brilla invece da sempre la Ferrero, all’insegna dell’etica industriale dettata da Adriano Olivetti. Grande famiglia, attenzione personalizzata ai dipendenti, benefit ben distribuiti, consistente gratifica a fine anno, rapportata agli utili sociali. Nessun licenziamento, ma costanti assunzioni non solo stagionali.
La pandemia ha dissolto molte realtà consolidate. Alcune multinazionali, talvolta con fondi di investimento come principali azionisti, hanno licenziato con mail tutti i dipendenti. Se ne vanno dove il costo del lavoro è inferiore. Umanità e correttezza zero. In un contesto globale di insicurezza, le persone sensate vanno molto adagio a mettere al mondo figli. Uno, due al massimo, nonostante i richiami chiesastici a prolificare. Sono poco ascoltati da fedeli sempre più lontani dai pochi pastori rimasti nelle chiese quasi deserte. I compiti dei genitori nei confronti dei figli vanno ben oltre al cibo ed all’alloggio: sono di grande impegno, rafforzati anche da responsabilità penali se i minori combinano guai. Al di là dell’affetto, che sarebbe disumano non provare per le proprie creature, occorre educare anzitutto con l’esempio di propri comportamenti virtuosi, affiancati da insegnamenti costanti. Senza affidare alla tv, a precettori o badanti o familiari, tale insostituibile compito.
Particolarmente delicata e difficile è l’educazione agli affetti e alla sessualità. Per la prima si tratta di rafforzare l’affettuosità primitiva ed innata, oppure derivante da riconoscenza da parte del minore, per quanto riceve. Non è sempre così semplice, perché occorre fare i conti con l’egoismo insito nei piccoli, dovuto allo spirito di sopravvivenza ed alle pretese che noi stessi alimentiamo. Occorre educare ai contatti con gli altri, alla socializzazione. Dall’asilo nido in poi ci pensano anche le scuole, se vengono frequentate e funzionano come dovrebbe avvenire. Durante la pandemia è mancata la socialità, indispensabile nell’adolescenza, che è il periodo più delicato per la formazione affettiva. Molti maschietti, carenti di socialità e spesso di educazione ai sentimenti ed alla sessualità, dirottano le loro esigenze verso la pornografia, anche violenta. L’enorme numero di frequentatori di tali programmi non è accettabile, poiché rappresenta il fallimento dell’educazione familiare e scolastica. Quest’ultima dovrebbe integrare quella delle famiglie.
Con riguardo all’educazione alla sessualità, la scuola avrebbe le competenze di natura tecnica e didattica. Ministri e presidi, anziché occuparsi dei famosi banchi a rotelle della non rimpianta ministra Azzolina, dovrebbero organizzarsi per far svolgere in ogni istituto, da personale competente e non chiesastico, un’adeguata educazione alla sessualità. L’affetto tra ragazzi è quanto di più dolce possa avvenire: una gioia che si dipana piano piano, con la trepidazione delle attese ed anche l’accettazione delle delusioni. La personalità si forma in famiglia, ma la si integra a scuola, nello sport, nelle gite, nei rapporti tra amici. Il sesso fa parte integrante della vita, come insegna la Bibbia, se la si legge. Nel giurassico, noi ragazzini al mare bucavamo le pareti delle cabine per vedere - però c’erano sempre asciugamani appesi ad impedirlo - le ragazzine che cambiavano costume dopo il bagno. Si faceva a turno, perché non disponevano di più cabine. Probabilmente le ragazze lo sapevano e sorridevano osservando la corsa al posto di vedetta. Appendevano l’asciugamano e l’attesa si traduceva in una delusione scontata.
Impressionò il presidente Trump, quando all’inizio del mandato affermò che “le donne vanno prese per la vagina”, come fa lui: approccio presidenziale. Addio poesia, dolce stil novo, cavalier servente, tempo delle mele e visioni immaginate dall’inutile buco nella cabina. Tocca ai genitori educare, non riempire di telefoni, oggetti informatici e quattrini i ragazzi, disinteressandosi del loro futuro affettivo e sessuale. Purtroppo, da quanto risulta, pare che la situazione sia quella descritta. È prudente e cosciente non mettere al mondo più figli di quelli che si debbono educare nel senso pieno del termine. Al Paese servono cittadini onesti, coscienti, istruiti, affettivi, anche se in numero inferiore alle aspettative governative. Per il Paese e la società, vale ancora un vecchio detto: meglio pochi, ma buoni. È ancora così.
Piercarlo Barale