Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Draghi potrà vincere la pandemia: in fondo è soprattutto questione di fiducia

CUNEO

Foto
Condividi FB

PIERCARLO BARALE - Il bimbo - emofiliaco - giocava con il padre, non troppo affettuoso. Spesso lo picchiava. Si trovava alla sommità di un letto a castello, quando venne invitato a buttarsi tra le braccia paterne. Ebbe fiducia e si buttò. Il genitore però non lo afferrò ed il bimbo cadde pesantemente sul pavimento. Il padre gli disse che doveva imparare a non fidarsi mai di nessuno. Non è detto, da parte dello scrittore che riporta l’episodio (Francesco Costa – Questa è l’America – Mondadori) quali conseguenze abbia riportato e quale considerazione abbia avuto per il padre, da allora in poi. Il bimbo si chiamava Roger Ailes, fondatore nel 1996 di Fox News, rete televisiva di proprietà del magnate australiano dell’editoria e tv Rupert Murdoch. L’emittente diventò di fatto la voce del partito repubblicano. Nel 2002 superò la CNN, diventando il canale televisivo più visto negli Stati Uniti. Sostenne la destra, portando il partito repubblicano, guidato dal rampante Newt Gingrish, su posizioni più estremistiche addirittura del Front National della Le Pen in Francia. Intolleranza e razzismo la facevano da padrone. Appoggiò Trump, annoverato anche tra i più assidui telespettatori e lo accompagnò nella presa di potere. Roger Ailes morì nel 2017, dopo aver lasciato l’emittente l’anno precedente, poiché accusato di violenze e molestie sessuali da 23 donne, alcune delle quali giornaliste ed impiegate della testata. Tali comportamenti sono probabilmente la conseguenza dell’infanzia infelice e delle violenze subite. Nel corso della presidenza Trump, l’emittente fu di fatto una sorta di tv di stato, che manca da sempre negli Usa. Appoggiò decisamente i nazionalisti bianchi. Il bimbo fiducioso di essere accolto dalle braccia paterne, ritrovatosi invece dolorante e soprattutto stupito sul pavimento, sopportò un doppio dolore. Accanto a quello fisico, l’enormità del tradimento della fiducia nel padre. Ciò ha certamente avuto conseguenze nella sua formazione. Poiché veniva frequentemente picchiato, è stata una nuova botta fisica. Bruciante e duratura invece quella delle braccia negate.

Quando la figura paterna - e le braccia paterne - si ritraggono anziché unirsi per accogliere il figlio, ci si trova di fronte a comportamento innaturale e disumano. Il fine perseguito dal padre – ricordati di non fidarti mai di nessuno- non richiede ulteriore commento. Homo homini lupus rappresenta l’essenza della sfiducia. È una dolorosa constatazione. Ma non si possono impostare i rapporti familiari in base al principio sancito dai romani. In assenza di fiducia reciproca non si può costruire una comunità e neppure una famiglia. Occorre certamente attenzione nel fidarsi delle persone, anche facenti parte dello stesso gruppo sociale o comunità, classe scolastica, squadra sportiva, colleghi di lavoro, partiti politici. Nella famiglia la fiducia rappresenta un presupposto essenziale. Se si deve diffidare dei genitori, fratelli, nonni, nulla si può costruire. Il problema della fiducia, necessaria per ogni costituendo consesso sociale, porta assai lontano. Coinvolge il nostro modo di affrontare la vita e posizionarci con i nostri simili. Il lavoratore deve avere fiducia nel datore di lavoro, pubblico o privato. Stessa fiducia deve sussistere da parte padronale - brutto aggettivo, che mai fu utilizzato nel periodo di Adriano Olivetti - perché la produzione deve poggiarsi sulle due - reciproche - fiducie.

I votanti – dal comune più sperduto alla presidenza della comunità europea – devono esprimere la loro fiducia nei rappresentanti scelti. Questi ultimi non sono chiamati a provvedere anzitutto ai propri affari; di parenti o familiari spesso rampanti; del partito o corrente al quale appartengono. Non si può governare o amministrare per privati interessi, mirando alla poltrona ed alla rielezione. Senza la fiducia, la democrazia non può funzionare, i partiti non sviluppano azioni tendenti alla migliore organizzazione degli enti amministrati e meno che mai per assicurare le migliori condizioni di vita, compreso anche il diritto alla felicità. Si deve avere fiducia nella Giustizia. Verso tale ente astratto tutti la manifestano; in particolare coloro che ne hanno a che fare. Più difficile appare nutrire una fiducia indiscriminata nei confronti dei giudici, che rappresentano il braccio operativo dell’ente astratto. Il periodo berlusconiano, con la miriade di processi penali a carico dell’unto del Signore per le violazioni più disparate, viene ricordato per la costante delegittimazione dei giudici. Con particolare attenzione a quelli occupati nei procedimenti che lo vedevano in veste di imputato. La recente vicenda dell’ex giudice Palamara ha portato enorme discredito nei confronti della fiducia nella Giustizia. Alcune testate giornalistiche di area berlusconiana le hanno ampliate ed utilizzate strumentalmente per screditarla. La classe politica, della quale fanno parte troppi personaggi squalificati, impreparati, con ampie carenze culturali e giuridiche, non gode della fiducia dei cittadini.

Con la pandemia e la necessità di azioni amministrative tempestive ed adeguate, sono state evidenziate incapacità decisionali, carenze di programmazione. È emersa la dilettantesca incapacità europea nel contrattare i vaccini con le multinazionali. Per non farsi mettere nel sacco dai marpioni della sanità mondiale, sarebbero stati necessari negoziatori capaci ed esperti. Non così erano i funzionari dell’Ue ed i politici senza specifiche capacità, in rappresentanza degli stati nazionali, come è avvenuto. L’identikit porterebbe – secondo molti suoi estimatori -  al migliore Berlusconi, che avrebbe svolto l’incarico di acquistare sul mercato mondiale, al miglior prezzo, le necessarie produzioni vaccinali, con contratti da osservare a pena di dure sanzioni. A Draghi tocca ora correggere, per quanto possibile, una trattativa certamente infelice e fortemente negativa. Il presidente del Consiglio gode di una notevole fiducia.

Governare gli italiani non solo è impossibile; è inutile. Lo avrebbe pronunciato il Duce, ma pare sia precedente. Dev’essere coniugato con il detto, risalente ai romani: nemo propheta in patria, tradotto in: nessuno è profeta in patria sua, si applicherà anche a Draghi. Ove, nel difficile esercizio del potere democratico, abbia a manifestare qualche esitazione o ad assumere provvedimenti sgraditi a qualche parte politica. Potrà trovarsi oggetto di richiesta di sfiducia, da qualche personaggetto ( copyright De Luca, pres. Reg. Campagna) o giornale di area; magari da qualche orfanello di Conte. Per Draghi, la fiducia meritata in Europa sarà – per noi – temporanea e sempre revocabile. Nella nostra visione provinciale e limitata al particulare, neppure un gigante come Draghi viene accettato con fiducia piena. Gliene abbiamo data una temporanea, condizionata alle esigenze dei partiti, correnti e capipopolo: all’italiana. Draghi dovrà vincere la pandemia, favorire la ripresa economica, modernizzare e digitalizzare le amministrazioni pubbliche, difendere la natura ed il territorio. In sostanza, tutto ciò che non si è fatto finora. In fondo, è solo una questione di fiducia. 

Piercarlo Barale 

VIDEO