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Dopo Mani Pulite tutti avvocati, post Covid tutti medici, ma serve saggezza sulla laurea giusta

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Come ogni disgrazia, evento negativo, quale terremoto, inondazione, incendio, la pandemia Covid in atto, terminerà. Non è sempre stato così, perché alcune pandemie sono divenute endemiche in molte zone, resistenti a vaccini o refrattarie agli stessi, come HIV, Ebola, mentre altre, come il vaiolo o la peste in determinate condizioni si sono ripresentate. Quelle che sono state vittoriosamente aggredite dai vaccini, sono di fatto scomparse, dove le vaccinazioni sono state effettuate in modo adeguato e continuativo.

Per quanto riguarda il Covid, le speranze del mondo intero sono riposte nelle vaccinazioni, anche se non vi è certezza sulla durata della conseguente immunità o sulla non reiterazione dell’infezione. In ogni caso, se vi sarà una vaccinazione estesa all’intero globo, vi sono fondate speranze nel ritorno ad una normalità sanitaria, pur con un paio d’anni di regime transitorio: ancora mascherine e distanziamento.

Le dispute in atto circa la carenza di programmazione per la lotta alla pandemia in Italia pare evidenziare l’assenza di un piano nazionale redatto ex novo, poiché sarebbe stato riadattato quello scaduto, senza adeguarlo alle mutate condizioni venutesi a creare. In sostanza, quello successivo al 2018 sarebbe il frutto di un riuso di quello scaduto, con l’aggiunta di nuovi parametri, senza però una totale rielaborazione. Secondo una pessima abitudine inveterata, parecchie pianificazioni si traducono spesso in compilazioni formali, senza effettive analisi della nuova situazione relativa ai fabbisogni ad oggi ed alle necessità per la realizzazione degli intendimenti perseguiti.

Il nostro Belpaese è saldamente ancorato alla moltiplicazione dei documenti; il cartaceo sopravvive alla digitalizzazione; prevale la forma sulla sostanza. Per più di un decennio, quasi in ogni regione è stata smantellata la sanità pubblica. Nella nostra, che ha eccellenze in ogni specialità ed ospedali di primo ordine, ciò si è verificato soltanto con risparmi su ogni voce, su degenze sempre più brevi e su attese sempre più lunghe per visite ed interventi.

La Lombardia è stata in passata "privatizzata". La Regione pagava abbondantemente ed i privati si arricchivano grazie al costante flusso di pazienti impossibilitati ad essere assistiti tempestivamente. Dal Sud, dove la sanità pubblica è allo sfascio, un flusso costante di pazienti si dirigeva nella regione lombarda, finendo per arricchire le cliniche private.

La pandemia ha portato alla luce parecchie disfunzioni, disorganizzazioni, profitti illeciti a danno della collettività. Provvedimenti d’urgenza a seguito del Covid hanno cercato di correggere, assumere medici ed infermieri, acquistare materiali, gestire i ricoveri, terapie intensive, tamponi, abbigliamento idoneo per gli operatori. Quando la pandemia allenterà la morsa, non dovremo tornare al passato. Ci sarà bisogno di più medici ed infermieri in rapporto ai precedenti organici.

Si dovranno sistemare ospedali, rendere attiva la collaborazione dei medici di base, finora - fatta eccezione per encomiabili eccezioni - lasciati in una sorta di limbo a compilare ricette e rispondere a telefonate. Non appare però possibile mantenere in attività tutti i medici ed infermieri attualmente occupati con la lotta alla pandemia e neppure mantenere operative le strutture dedicate alle terapie intensive, gli ospedali Covid, gli ambulatori. Sarà necessaria una pianificazione nazionale, alla luce delle disponibilità economiche derivanti dal Recovery ed anche dal contestato Mes. Non potremo perciò diventare un paese ospedalizzato oltre il necessario.

Terminate le guerre, gli eserciti riducono ufficiali e soldati, i volontari tornano a casa e le strutture non più utili vengono smantellate. Gli armamenti sono ridotti e viene predisposta una pianificazione per assicurare idonea difesa contro eventuali emergenze, con la possibilità sia di un pronto efficace intervento che di una mobilitazione sollecita. Così dovrà avvenire per la sanità.

Non ci sarà lavoro per molti medici, come avveniva già ben prima del Covid, con tanti giovani che, conseguita la laurea e la specializzazione, vivacchiavano con incarichi temporanei, pronto soccorso, tirocinii, senza definitiva collocazione ospedaliera o professionale privata. Occorrerà una saggia programmazione, per evitare carenze, ma anche sovrabbondanze di medici e personale sanitario. L’effetto Covid potrebbe portare a quest’ultima.

Dopo mani pulite le facoltà di giurisprudenza in tutta Italia sono letteralmente scoppiate, con aumento esponenziale degli iscritti. Giudici o avvocati: i giovani aspiravano alla magistratura, soprattutto in veste di pubblici accusatori, oppure alla difesa. Ancor oggi, l’effetto si sente: il numero degli avvocati è esploso, decuplicato, con eccessi spaventosi soprattutto a Milano e Roma. In ciascuna di queste città vi sono avvocati in numero maggiore che nella Francia intera.

La professione ne ha risentito; il livello culturale ed etico è peggiorato, nonché la preparazione specifica. Parecchi giovani però, capaci e volonterosi, hanno comunque trovato spazio, come sempre succede quando c’è molta concorrenza, che porta ad una selezione. Ma la cosiddetta torta si è fatta sempre più piccola: a fronte di minori contenziosi e consulenze, vi sono intermediari, associazioni varie, sindacati, facilitatori, a gestire le probabili vertenze.

Diventare magistrato non è semplice. Ogni concorso biennale ne sceglie poche centinaia, su decine di migliaia di aspiranti. Ci si accorge così di aver conseguito una laurea inutile, in quanto non garantisce la collocazione - adeguatamente retribuita -, né con l’avvocatura, il notariato o la magistratura. Per la prima, la carriera è aperta, previo esame di abilitazione non facile, ma ripetibile. Si consegue il titolo, ma non la clientela o lo stipendio. Il notariato - se si supera l’esame a numero chiuso - finora garantiva lauti compensi. Anche qui, a fronte di poche centinaia di sedi, decine di migliaia di aspiranti.

Dal 2008, a seguito della crisi, con l’edilizia semidefunta, i notai in attività hanno visto diminuire drasticamente clienti ed atti, con licenziamento di collaboratori e dipendenti. Al magistrato nominato spetta un buon stipendio, eccellente progressione di carriera e sontuosa liquidazione, dell’ordine di centinaia di migliaia di euro. Sono poco più di 8000 e svolgono compiti delicati, talvolta anche rischiosi. In anni ormai lontani - tra il 1960 e ’70 - la facoltà di veterinaria di Torino aveva circa trenta studenti, spalmati nei quattro anni di corso. Così era anche nelle altre facoltà della penisola. I veterinari minacciavano l’estinzione. Qualche decennio dopo, l’Amaro Montenegro fece una pubblicità molto efficace ai fini commerciali, incrementando le vendite. La televisione trasmetteva giornalmente le azioni di un veterinario alla James Bond, che interveniva con ogni mezzo, dal cavallo al motoscafo, all’elicottero, al fuoristrada, per curare e salvare animali in pericolo. È stata una serie molto indovinata per l’interesse suscitato, la dinamicità delle azioni, il coinvolgimento di persone, i mezzi usati e la nobiltà del fine. Alla conclusione di ogni avventuroso intervento si brindava con l’aperitivo oggetto della pubblicità. Effetto indotto e totalmente imprevisto fu l’incremento degli aspiranti veterinari, che si iscrissero alle facoltà quasi in chiusura, portandole a decuplicare gli iscritti.

In un primo momento i laureati, liberi professionisti ed anche pubblici dipendenti della sanità, trovarono clienti nel libero mercato e posti previo concorso pubblico. Si verificò però, dopo qualche anno, una sovrabbondanza di laureati, che difficilmente trovarono collocazione per l’espletamento della professione per la quale avevano conseguito il titolo e la successiva abilitazione. Per i giovani che debbono scegliere la facoltà universitaria, non è semplice decidere. L’entusiasmo giovanile è ammirevole, così come gli ideali dei quali essi sono portatori. Occorre però considerare quale sarà, al termine del loro ciclo di studi, la domanda relativa alla specializzazione prescelta.

Piercarlo Barale 

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