ALICE MARINI - Mi torna in mente una sera.

Una donna come tante, al volante, “è già tardi', disse all'amica che non voleva farsi scarrozzare, che avrebbe scelto, come al solito, di fare due passi. Ma lei preferiva sempre prendere la macchina, anche se si fosse trattato di andare da un capo all'altro della stessa via. “Non si sa mai, e poi c'è la sicurezza'.

Tornando, l'incontro ad un incrocio.

Un uomo come tanti, alla guida di uno scooter, non le dà la precedenza, ha l'aria di divertirsi. Le varie deviazioni la portano ad incontrarlo ancora, e ancora, forse per caso, più probabilmente per volontà dell'uomo, che voleva l'ultima parola in quella che nel suo immaginario aveva già assunto la forma di una sfida.

L'inseguimento, clacson a non finire, l'impatto sul vetro, gli insulti pesanti, gli occhi incandescenti.

Una scena miniaturizzata all'interno di una palla di vetro ripetutamente agitata dalla mano di un bambino. Esattamente come si è sentita quella donna rimasta sconvolta da tanta cattiveria gratuita. “E se non ci fosse stato il vetro, a dividerci?”, pensò lei. “Se mi fossi trovata a piedi, sarebbe stato capace di farmi qualsiasi cosa, qualsiasi cosa!”.

Da un caso isolato si fanno strada considerazioni ben più ampie e dal valore quanto mai prezioso.

Molte volte una violenza verbale sottintende la possibilità di una violenza peggiore, capace di trasformare gli uomini in bestie. Uomini con forza nelle braccia, ma così miseri... che ANCORA osano, dalla loro posizione, mettere in condizioni di soggezione e di difficoltà donne sole, che abbiano 20, 30, 40 anni non fa molta differenza, che siano figlie, madri, sorelle o semplici sconosciute. Intollerabile, quanto lo è il silenzio in cui le vittime cadono.

Ci è stata data la parola e l'essere donna, sfida tanto affascinante. Non sprechiamo questo dono.

Alice Marini