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Domenica 24 in Casa Delfino si parla di poligamia e cultura

CUNEO

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Per la realizzazione di un'auspicabile integrazione tra uomini che condividono, nel bene e nel male, territorio e vita sociale, è indispensabile che essi si conoscano personalmente e conoscano abitudini, credenze, storie reciproche. E’ importante fare ciò perché una cultura che si chiude su se stessa e rifiuta il libero scambio delle idee incoraggia l’autocensura e la paura di esprimersi. E così si distrugge la democrazia!

L’antropologo Cavalli Sforza, fra i molteplici e differenti significati della parola 'cultura' ne indica uno che spiega l’iniziativa di parlare della poligamia. Parlare di cultura vuol dire intervenire sull’insieme di quanto viene appreso da un individuo nel corso della vita, dal comportamento quotidiano alle conoscenze di qualunque natura, inclusi quegli elementi - come i pregiudizi e le credenze - che precedentemente non venivano compresi nel significato del termine cultura.

Così concepito, dice Cavalli Sforza, il concetto di cultura può in qualche modo considerarsi alternativo a quello di natura, purchè adottato in senso stretto, cioè riferito a quanto vi è di innato in noi, attraverso la biologia e acquisito con il vissuto. In questo senso la “cultura” diventa, per opposizione, tutto quanto è appreso durante lo sviluppo. Sviluppo che vuol dire anche nuove e magari radicali esperienze di vita, e sopratutto tenendo presente che lo sviluppo non è finito mai.

Ne parlerà Sekouna Datta, senegalese, domenica 24 aprile alle 16,30 in Fondazione Casa Delfino Onlus di corso Nizza 2, a Cuneo. 'Capitolo di un piccolo manuale di educazione sessuale'. Ingresso libero.

 

 

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