BRA
FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Lo scrittore, giornalista, musicista braidese Pier Luigi Berbotto, classe 1938, si è spento nella sua casa di Torino.
Vive la giovinezza a Bra, e figlio unico, circondato dal calore famigliare, presto si apre ai valori dell'arte e della cultura.
La Zizzola, le vigne di Fej, i giardini della Rocca e il viale della Madonna dei Fiori, restano impressi, come indelebili e cari ricordi, fonti di riflessione e di ispirazioni nella scrittura e nella musica.
Laureatosi in Giurisprudenza all'Università di Torino, vi trova impiego nel campo delle Assicurazioni e vi si traferisce definitivamente.
Ma, il Berbotto, scrittore, giornalista, musicista, appena ventenne, già esordisce come autore commediografo e proprio durante una di queste rappresentazioni conosce per caso un ancora sconosciuto Umberto Eco.
In seguito incontrerà altri personaggi illustri: Giovanni Arpino, collega e poi divenuto amico fraterno, Italo Calvino, Pavarotti, Brodskij, Montale, Benedetti Michelangeli, insomma, un lungo elenco.
La sua vita di funzionario è un susseguirsi di intrecci con quella artistica, esordisce anche nel campo giornalistico, ma in sé coltiva sempre l'amore per la scrittura e per la musica, connubio irrinunciabile.
A a soli 11 anni è folgorato dalla visione del film: “L'eterna armonia”, la biografia di Chopin.
Nel 1985 esce, edito Mondadori, il suo celebre romanzo “Concerto rosso” ambientato in una splendida Torino esoterica, 371 pagine che trattengono il fiato per l'avventura di un uomo che, attraverso il grande mistero della musica, giunge ai confini della realtà.
Mi piace ricordarlo nella sua Bra, il dicembre scorso a presentare nel palazzo Mathis di Bra, la sua ultima opera: “Uno sguardo oltre la siepe. Storie e miti di un'età che fugge. (edito Araba Fenice).
E già il titolo suggerisce che, con questa opera, Berbotto intenda quasi mettere un punto alla parola.
Ha dialogato in modo garbato, amichevole, come fosse in un elegante ed esclusivo salotto braidese.
Il suo linguaggio limpido, a tratti autoironico, privo di solennità, è poetico e si intreccia con accenni e citazioni di celebri scrittori, in gran parte da lui conosciuti e frequentati.
Le sue parole scivolano leggere come su di uno spartito: è il tono che fa la musica, sono le parole che fanno i pensieri.
Mi piace ricordare il Pier Luigi poeta estasiato nel contemplare la bellezza di un panorama, magari quello della Langa sul piazzale del Belvedere di Bra, lo stesso che da bimbo gli mostrava il nonno; oppure di fronte alla siepe “dell'ermo colle”, senza andare oltre ad essa, mentre scopre, come lui stesso dice: “la segreta consonanza tra il paesaggio e la scintilla creativa”.
Pier Luigi Berbotto lascia la figlia Silvia, la moglie Wilma con Primavera, i nipoti Filippo e Pablo.
Pier Luigi Berbotto, nasce a Bra ma torinese di adozione, esordisce nel 1985 con Concerto Rosso, edito Mondadori, replica con un'altro successo L'ombra della cattedrale (edito Mondadori). In campo della saggistica musicale (edito Fogola) Il gesto e il sortilegio su arte e mistica della direzione d'orchestra, e Luciano Pavarotti: Canto e contro canto (edito Quattroventi, Urbino).
Collabora con altri celebri autori ai libri Langhe (edito Einaudi); I Silenzi e Pavese e le Langhe ( editi Rubinettino ). Per la saggistica di viaggio pubblica a Torino, Le terre della bellezza e dell'oblio, Le mille e una valle e col fotografo Bruno Murialdo Effetto Langa. Altre sue pubblicazioni: I violini dell'autunno, sul mistero di Mozart a Torino, e Scende la sera nel giardino antico, imperniato sulla vita e l'epoca di Guido Gozzano, oltre alla raccolta sulla Torino musicale Malvino nella città dei suoni e i testi per il libro di immagini Torino anche mia (foto di Franco Bussolino).
Fiorella Avalle Nemolis