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Denatalità: gli immigrati potranno riportare l'equilibrio nel nostro Paese solo se trattati "alla Merkel"

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CUNEO CRONACA - Da quattro anni i nuovi nati in Italia non superano i deceduti. Siamo da due anni a circa 400.000 nati. Si teme che la denatalità diventi consueta. Anzi, il mix crisi economica post 2008 e Covid potrebbe generare ulteriori riduzioni. Da un lato, ciò significa presa di coscienza dell’obbligo di genitorialità responsabile: non procreare senza la sicurezza di disporre di educazione adeguata, anche agli affetti e sentimenti, inserimento nel contesto produttivo con lavoro assicurato ai nascituri. Fino all’indipendenza economica occorre ben più del mantenimento e della frequenza scolastica. I media e le pubblicità assillanti impongono cibi, divertimenti, abbigliamento, frequentazioni, sport. Con la ghettizzazione delle famiglie numerose, che non dispongano di redditi adeguati. Nelle periferie covano risentimenti, talvolta tradotti in violenze: considerate in astratto riequilibratrici, anche se contrastanti con il codice penale. Gucci ed Apple li vogliono anche coloro che non li possono acquistare. Se li accaparrano spaccando le vetrine, non appena si profilano disordini o cortei. Spesso, gli autori sono figli di immigrati che poco hanno avuto di educazione, assistenza, affetto, per la precarietà o assenza di lavoro dei genitori, disunione familiare, necessità di inviare parte dei guadagni a chi aveva finanziato l’espatrio e pensava che l’Italia fosse il Bengodi.

L’immigrazione selvaggia, non gestita come apporto preordinato di manodopera dai paesi sovrappopolati o carenti di risorse e di organizzazione statuale ed economica, ha favorito delinquenza, miseria, manovalanza gestita dai caporali o dalle varie mafie. Pensa qualcuno - Salvini in primis, Meloni a ruota - che il blocco dei barconi in partenza, o magari anche in arrivo, possa arginare il fenomeno. Ritorna l’immagine espressa da Sant’Agostino del bambino che vuole prosciugare il mare riempiendo il secchiello. La Germania - volontà della Merkel, prima ammirata e poi criticata - ricevette d’un colpo più di un milione di siriani in fuga dalla guerra civile: visita medica, assegnazione di alloggio, obbligo scolastico per i bambini, lezioni rapide di tedesco per tutti gli adulti, posto di lavoro adeguatamente retribuito già durante il corso di apprendistato, inserimento nelle liste elettorali amministrative, posizioni previdenziali, cittadinanza dopo breve periodo.

In generale, la genitorialità non responsabile ha portato ad una natalità enormemente superiore a quella di casa nostra. I bambini paiono il risultato dell’esasperazione e della carenza di futuro, che genera risultati sconcertanti, come è sempre avvenuto nelle zone di guerra. Quando c’è fame ed anche se cadono le bombe, si mettono al mondo altri affamati. È il contrario di quanto avviene nel regno animale, dove annate ricche di nutrimenti ed acqua provocano alta natalità, a partire dagli insetti. Gli esperti di statistica e calcoli attuarari applicati alla genetica, da tempo avvisano delle conseguenze sfavorevoli della denatalità, se divenuta strutturale. Ancor più se è contestuale all’aumento dell’età media, con erogazione delle pensioni più a lungo. Si rischia lo scoppio degli istituti di previdenza, delle casse pensioni private ed anche della sanità pubblica. Si verificano minori versamenti da parte dei giovani, che per altro percepiscono ormai stipendi ridotti in rapporto al passato. Su di loro, verranno a gravare i pensionamenti - talora anche anticipati - dei nonni.

Le generazioni anziane oggi, finora hanno contribuito alle famiglie dei figli, per le esigenze dei nipoti, devolvendo i risparmi allora consentiti dai guadagni percepiti. Dopo il 2008 hanno esaurito questi tesoretti. Sotto ogni profilo, è bene che negli stati le nascite compensino, anche con una lieve eccedenza, le morti. Anche le emigrazioni dovrebbero essere compensate o da altrettante nascite o da immigrazione controllata. Se non c’è squilibrio, funzionano bene sanità, assistenza, previdenza. Da noi l’equilibrio è in bilico, in quanto la denatalità divenuta strutturale e non solo tendenziale, non concederà molti anni per un riequilibrio. Dovrà essere frutto di decisioni governative, alle quali ancora non si è messo mano. Sono impopolari, i politici le evitano come la peste. Non saranno le decine di migliaia di immigrati che giungono a Lampedusa diretti in Germania a consentire il riequilibrio. Occorre una controllata e contingentata quota annuale di immigrati da accogliere non dai barconi, ma negli aeroporti, alla Merkel. Se vi saranno famiglie immigrate, con la consueta natalità ben superiore alla nostra, lo squilibrio verrà corretto entro pochi anni.

Dal nostro piccolo orticello - 60 milioni gli abitanti in rapporto ai quasi 8 miliardi del Pianeta, che ne potrebbe ospitare in salute solo la metà - guardiamo il nostro ditino, non la luna. Chi invoca più nati da noi, e non vede la sorte dei troppi nuovi nati in Africa, India, centro e sud America, la metà dei quali a rischio fame, continua a ragionare in termini provinciali, come se fossimo l’ombelico del mondo. Non lo fecero i Romani, che accolsero le inevitabili orde barbariche. Compresi i loro dei collocati nel Pantheon con quelli casalinghi, integrandole, consolidando lo Stato e rafforzando le legioni-. Utilizzarono i nuovi schiavi in modo ben diverso da ciò che fecero, due mila anni, dopo portoghesi ed inglesi, privando l’Africa dei figli migliori. Smettiamola di piangerci addosso, anche se l’invito a procreare proviene da fonti autorevoli.

All’epoca di Cristo, c’era il mondo intero a disposizione. Ora abbiamo ampiamente superato la capacità di ospitalità che il pianeta offre. All’inizio di questo maggio, abbiamo già consumato le risorse annuali che la terra può offrire. Quando si consoliderà tale utilizzo abnorme e suicida delle risorse, dovremo chiedere a Musk un complesso di astronavi per un parziale trasloco in altri mondi, se li troveremo. L’umanità rischia la fine, come è avvenuto alle civiltà che hanno preceduto la nostra. La fine per fame e sovrappopolazione appare più inquietante della sempre temuta guerra termonucleare che infiammerebbe l’atmosfera. È stata evitata da Kennedy e Krusciov nel 1962 con la crisi cubana. America, Cina e Russia, le grandi produttrici di morte atomica, non si scambieranno i missili, mentre la procreazione eccessiva potrà rendere la terra invivibile. Sarà solo opera e colpa nostra. 

Piercarlo Barale 

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