CUNEO
CUNEO CRONACA - Tutto ha avuto inizio nel 2017, quando l'allora Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nell'ambito del Fondo per la Lotta alla povertà e all'esclusione sociale, dà avvio a un progetto sperimentale di respiro nazionale – cui le regioni potevano aderire su base volontaria – in collaborazione con l'Istituto degli Innocenti di Firenze, da parte sua impegnato a promuovere servizi e attività per affermare, concretamente, i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Il territorio della provincia di Cuneo ha deciso di entrare ufficialmente nella rete due anni fa attraverso il Consorzio Monviso Solidale, aderendo al progetto per così dire 'a cose già avviate' (l'attività si sviluppa infatti su base triennale).
«Il CMS è l'unico Ente in provincia di Cuneo a far parte del progetto, una sorta di primato sul territorio della Granda», dichiara Silvana Filippi, Assistente Sociale dell'organismo consortile e mentor. «Il progetto Care Leavers ha in qualche modo finito per dare struttura e prassi operativa a ciò che, già da tempo, sul territorio nazionale stava funzionando in merito a quel che era stato fino ad allora messo in atto per soddisfare le esigenze di ragazze e ragazzi che, al compimento dei 18 anni, uscivano dal percorso di tutela e si affacciavano alla vita adulta portandosi dietro fragilità e percorsi spesso complessi. In estrema sintesi, la sua principale finalità è la costruzione dell'autonomia individuale di questi giovani (che vivono fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell’autorità giudiziaria che li ha collocati in comunità residenziali o in affido eterofamiliare) sia in termini abitativi, sia in termini economico-lavorativi, sia in termini psicologici».
Ogni giovane coinvolto può infatti contare su un 'tutor per l'autonomia' (Educatore o Educatrice Professionale) che lo accompagna fino al compimento del ventunesimo anno d'età, limite anagrafico previsto all'azione del progetto. È quest'ultima figura che, insieme alla ragazza o al ragazzo presi in carico, agisce in sinergia con l'équipe allo scopo di individuare gli opportuni obiettivi di autonomia (lavoro, casa, formazione ecc.) e di raggiungerli nei tempi previsti. Ciò per quanto riguarda la dimensione personale; c'è poi però un'altra dimensione che svolge un ruolo altrettanto fondamentale per questi giovani, ed è quella del gruppo. Le ragazze e i ragazzi seguiti sono in genere impegnati in numerose attività svolte insieme, cui scelgono di aderire autonomamente sulla base dei gusti e delle esigenze di ognuno: visitare una mostra, per esempio, o iscriversi a un corso, oppure prendere parte a momenti ricreativi ritenuti interessanti e stimolanti.
Il gruppo diviene, in quest'ottica, un fattore di riconoscimento e di forza ricercato da chi reca con sé, purtroppo, vissuti di sofferenza e di difficoltà e ha quindi necessità di stringere rapporti interpersonali con chi si è trovato, a un certo punto dell'esistenza, in situazioni simili e può ben comprendere quel che ciò significa. Questo aspetto, sottolinea Filippi, è uno di quelli che «noi operatori di Care Leavers cogliamo distintamente nei nostri scambi quotidiani con i giovani inseriti nel progetto (attualmente una dozzina): la dimensione gruppale rappresenta infatti per loro un elemento capace di dare stabilità e punti di riferimento, un prezioso contesto grazie al quale, nel confronto con i propri pari, si gettano le basi per la crescita personale e sociale».
È proprio in questa chiave che va letto il recente incontro tenutosi a Firenze dal 27 al 29 marzo scorsi presso l'Istituto degli Innocenti. La Youth Conference, appuntamento annuale arrivato alla sua sesta edizione, è stata l'occasione di incontro tra delegati giunti nel capoluogo toscano in rappresentanza dei giovani inseriti nel progetto Care Leavers di tutta Italia. Tre giorni di riflessione su tematiche fondamentali: i servizi sociali e le opportunità offerte dai vari territori, per esempio, o il ruolo di chi è deputato ad accompagnare i giovani nella veste di tutor per l'autonomia. Il tutto all'interno di laboratori grazie ai quali i careleavers partecipanti hanno avuto l'opportunità di conoscere cosa si fa in altre aree del Paese, quali soluzioni sono state adottate nell'affrontare problematiche spesso molto simili e, non meno importante, far sentire la loro voce in merito al progetto e alle sue proposte.
Il compito di rappresentare il territorio cuneese è toccato quest'anno a un careleaver e a una tutor per l'autonomia. «Al ritorno ci hanno raccontato che si è trattato di una bellissima esperienza», conclude l'Assistente Sociale e mentor. «La possibilità di incontrare persone che stanno vivendo situazioni simili e poter quindi confrontarsi sui piccoli o grandi problemi della quotidianità – che solo chi ha quel vissuto può conoscere – dà forza e significato ai percorsi individuali dei careleavers. Genera quell'indispensabile senso di riconoscimento del quale ognuno di noi ha bisogno per la propria crescita personale e sociale, qualunque sia la sua storia».
Per conoscere il progetto Care Leavers si possono consultare i due principali siti di riferimento: www.careleavers.it e www.istitutodeglinnocenti.it.